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Acido isopentadecanoico | |
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Nome IUPAC | |
acido 13-metiltetradecanoico | |
Abbreviazioni | |
i-15:0 ; 13-MTD ; 13-Me-14:0 | |
Nomi alternativi | |
acido 13-metiltetradecanoico; acido 13-metilmiristico | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C15H30O2 |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 636-731-2 |
PubChem | 151014 |
SMILES | CC(C)CCCCCCCCCCCC(=O)O |
Indicazioni di sicurezza | |
Simboli di rischio chimico | |
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Frasi H | 315 - 319 - 335 - 413 |
Consigli P | 261 - 264 - 271 - 273 - 280 - 302+352 - 304+340 - 305+351+338 - 312 - 321 - 332+313 - 337+313 - 362 - 403+233 |
L'acido isopentadecanoico o 13-metilmiristico o acido 13-metiltetradecanoico, è un acido grasso saturo metil-ramificato con un totale di 15 atomi di carbonio. È strutturalmente affine all'acido pentadecanoico. Presenta la struttura di un acido miristico con un gruppo metilico in posizione 13:
CH3-CH-(CH2)11-COOH
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CH3
È presente nei gliceridi del latte dei ruminanti e dei suoi derivati lattiero-caseari, come il burro.[1][2] È biosintetizzato con successive condensazioni di Claisen con il malonil-CoA come cessore di C2, su un substrato di isovalerico-CoA da batteri presenti in particolare nei rumine di ruminanti, in una reazione complessiva che può essere scritta come:[3]:
Isovalerico-CoA + 5 malonil-CoA +10 NADPH + H+ → acido isopalmitico + 5 CO 2+ 10 NADP+ + 4H2O+ 6CoA.
Il percorso della sintesi degli acidi grassi a catena medio lunga ramificata de novo differisce solo nelle fasi iniziali da quello dell'acido grasso a catena lineare, l'acido palmitico, presente nella maggior parte degli organismi, per la presenza come substrato di un acido ramificato a catena corta come l'acido isovalerico.[4][5] Può essere rilevato nella soia fermentata, Natto in giapponese, prodotta con il metodo sviluppato dal prof. Jun Hanzawa.[6]
Alcune analisi lo avrebbero individuato nell'olio di semi di Balanites aegyptiacus (≈10%)[7] e di Grevillea robusta[8] e in alcuni pesci.[9]
È usato per studiare l'induzione dell'apoptosi mitocondriale mediata attraverso i percorsi AKT e Mitogen-activated protein kinases.[10][11] L'acido isopentadecanoico può essere un possibile integratore chemioterapico. Da varie ricerche viene riconosciuta la sua capacità di inibire le cellule cancerose attraverso l'apoptosi con livelli di tossicità e di effetti collaterali minimi.[10][11][12][13][14]