Utente:Giulio Mainardi/Prove

In questo articolo esploreremo l'affascinante mondo di Utente:Giulio Mainardi/Prove e il suo impatto sulla società odierna. Dalle sue origini fino alla sua attualità, Utente:Giulio Mainardi/Prove è stato argomento di dibattito e riflessione in vari campi, sia nella cultura popolare, nella politica, nella scienza o nella tecnologia. Nel corso della storia, Utente:Giulio Mainardi/Prove ha avuto un'influenza significativa sul modo in cui le persone interagiscono tra loro e con l'ambiente che le circonda. Attraverso questo articolo esamineremo in dettaglio i diversi aspetti che rendono Utente:Giulio Mainardi/Prove un argomento così rilevante e in continua evoluzione.

Gabriele Valle

Gabriele Valle (all'anagrafe Gabriel Fabrizio[1]; Lima, ...) è un filosofo e linguista peruviano di origini italiane.

Biografia

Nasce a Lima da una famiglia di origini genovesi.

Grazie a una borsa di studio, nel 1989 frequenta un corso di letteratura italiana in Italia, all'Università degli studi di Genova. Si laurea in lettere e filosofia alla Pontificia Università Cattolica del Perù e all'Università di Trento.

Nel 1992, tornato a Lima, vince il secondo premio al concorso di traduzione panlatino indetto dall'Unione latina. Lavora come giornalista per tredici anni, iniziando al quotidiano Expreso(ES); l'esperienza è breve ma rimane segnato dalle lezioni di Manuel D'Ornellas(ES), allora direttore del giornale, sull'importanza di comunicare con una lingua trasparente e scorrevole. Passa poi al quotidiano El Comercio, dove si ferma a lungo e di cui dirige per due anni il supplemento culturale. Contemporaneamente lavora come traduttore pubblico per il Ministero degli esteri peruviano, prestando servizio anche all'ambasciata italiana.

Nel 2007 si trasferisce stabilmente in Italia, dove si occupa di filosofia del linguaggio, traduzione e dialettologia ispanica. Insegna all’Istituto accademico per interpreti e traduttori di Trento e scrive per l'Istituto Treccani.

Itanglese

Nel suo rapporto con l'Italia, Valle ha dedicato una particolare attenzione al fenomeno dell'itanglese. Provenendo da un paese di lingua spagnola, nella quale la penetrazione degli anglicismi è molto minore che in italiano, e in cui i parlanti calcano o adattano con maggiore libertà i forestierismi, Valle ritiene che il grande uso degli anglicismi nell'italiano odierno sia un fenomeno anomalo, manifestazione di un problema sociolinguistico che comporta un generale isterilimento della lingua. Le sue posizioni sono vicine al neopurismo di Migliorini e al purismo strutturale di Castellani, che ammettono i forestierismi, purché utili e adattati alle strutture (ortografiche e fonotattiche) della lingua ricevente.

Nel 2015 apre il sito Italiano Urgente, dedicato al tema; è invitato da Massimo Fanfani al Circolo linguistico di Firenze, e in televisione riceve le lodi di Francesco Sabatini, già presidente dell'Accademia della Crusca.

Nel 2016 pubblica i contenuti del sito in forma di libro. Al volume scrive la prefazione Tullio De Mauro, linguista di posizioni storicamente anglofile e minimizzatrici degli allarmi sul tema, ma via via moderatesi di fronte alla crescita sempre maggiore del fenomeno.

Opere

Note

  1. ^ In italiano, Valle usa prevalentemente la forma italiana del nome, Gabriele.

Collegamenti esterni

  • Italiano Urgente, su italianourgente.it. URL consultato il 15 maggio 2024.
  • Gabriele Valle, su treccani.it, Treccani. URL consultato il 15 maggio 2024.

Altre cose

Arenario
Titolo originaleΨαμμίτης
AutoreArchimede
Generetrattato
Sottogenerematematica
Lingua originalegreco antico

L'Arenario (in greco Ψαμμίτης Psammítēs; in latino Arenarius) è un trattato dell'antico matematico siceliota Archimede. In esso l'autore si propone di stimare il massimo numero di granelli di sabbia che potrebbero essere contenuti nell'universo.

Per fare ciò, Archimede inventa un sistema per trattare numeri estremamente grandi.

L'opera è indirizzata a Gelone II, re di Siracusa.

Collegamenti esterni


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Leuto

Parlato inqq
Parlanti
Totaleqq
Altre informazioni
ScritturaTenguario
TipoSVO (più comunemente; ordine non obbligatorio)
Tassonomia
FilogenesiLingue pianificate
 Lingue ausiliarie
  Esperanto
   Esperantidi
    Leuto
Statuto ufficiale
Regolato daAccademia del leuto
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
         .                 .
Traslitterazione
omno humas nas̆es líbero e igwalo rel digneca e dirictas. li estes dotito os racjona e cons̆jenca e debes ağim omny vers altrys el spíritwa de frateca.

Il leuto (AFI: /lɛ̍uto/; autoglottonimo  leuθa ) è una lingua artificiale pensata per la comunicazione internazionale, appartenente alla famiglia degli esperantidi.





Canterbury (pronuncia inglese /ˈkæntəbri/ , o anche /ˈkæntəbɛri/; all'italiana /kanˈtɛrburi/[1]; nome italiano storico Cantuaria[2]) è il centro storico di una città del Regno Unito, nell'Inghilterra meridionale, situata non lontano da Londra. Sede del distretto della Città di Canterbury, conta 55 240 abitanti secondo il censimento del 2011.






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Pagine create
(O, per meglio dire, iniziate)

Qui di seguito un elenco delle pagine da me create (dopo la registrazione in data 2/1/2014). Sono elencate solo le voci dell'enciclopedia, senza tenere conto dei template, delle pagine di reindirizzamento, delle categorie, eccetera.

La maggior parte sono semplici abbozzi; su alcune voci ho investito invece molto più tempo e impegno (ad esempio pirausta, odontotiranno, Armida (personaggio), ipnale).

La lista qui sotto era più bella senza i numeri, ma ho dovuto introdurli perché sennò facevo troppa fatica a tenere il conto; sono comunque piuttosto soddisfatto dall'aspetto ottenuto.

In totale (all'ultimo aggiornamento) più di 500 pagine: ossia almeno lo 0,0261% delle voci di Wikipedia (bello questo template!).


  1. Abir Al-Sahlani
  2. Acheron Fossae
  3. Acidalia Planitia
  4. Adagio (espressione)
  5. Adamas Labyrinthus
  6. Adamastore
  7. Adefagia
  8. Aegina Farrum
  9. Ahsabkab Vallis
  10. Alajen Vallis
  11. Albazzano
  12. Alcyone Tholus
  13. Alex Agius Saliba
  14. Alexander Alexandrov Yordanov
  15. Alexander Ross
  16. Alberto Barton
  17. Alfredo Andreini
  18. Álvaro Amaro
  19. Ampia struttura anulare
  20. Anaideia
  21. Andrea Chiti-Batelli
  22. André Pichot
  23. Andris Ameriks
  24. Angmar Montes
  25. Angustus Labyrinthus
  26. Apolunio
  27. Arabia Terra
  28. Arcadia Planitia
  29. Arenario
  30. Armida (Dvořák)
  31. Armida (personaggio)
  32. Arrakis Planitia
  33. Artemis Chasma
  34. Artemis Corona
  35. Arwen Colles
  36. Asim Ademov
  37. Athena Tessera
  38. Athos Goidanich
  39. Atidzhe Alieva-Veli
  40. Atropos Tessera
  41. Attila Ara-Kovács
  42. Ausonia Montes
  43. Autobiografia (Chesterton)
  44. Avalon Chasma
  45. Avernus Dorsa
  46. Azazello
    • • •


  47. Baltis Vallis
  48. Banco (personaggio)
  49. Barcana
  50. Behemoth (Il maestro e Margherita)
  51. Beta Regio
  52. Bilbo Colles
  53. Bolsena Lacus
  54. Bulicame Regio
  55. Burloni barbagrigia
    • • •


  56. Caladan Planitia
  57. Camelot Chasma
  58. Capaneus Mensa
  59. Capriglio (Tizzano Val Parma)
  60. Carcassone Montes
  61. Carlo Cordié
  62. Cecil Chesterton
  63. Ceraunomanzia
  64. Cerberus Tholi
  65. Cervello in una vasca
  66. Ceti Chasma
  67. Charles Sarolea
  68. Chasma Australe
  69. Chasma Boreale
  70. Chaucer (Chesterton)
  71. Christine Anderson
  72. Clara Aguilera
  73. Clemence Dane
  74. Clorinda (personaggio)
  75. Clotho Tessera
  76. Colles Nili
  77. Comunicazione interstellare
  78. Cordova Mons
  79. Cratere Achille
  80. Cratere Agnesi
  81. Cratere Agrippina
  82. Cratere Antinoo
  83. Cratere Arrhenius (Luna)
  84. Cratere Arrhenius (Marte)
  85. Cratere Asimov
  86. Cratere Avicenna
  87. Cratere Avogadro
  88. Cratere Berlioz
  89. Cratere Bernhardt
  90. Cratere Bianchini (Marte)
  91. Cratere Callas
  92. Cratere Calvino
  93. Cratere Caravaggio
  94. Cratere Caruso
  95. Cratere Cassini (Marte)
  96. Cratere Castiglione
  97. Cratere Cerulli
  98. Cratere Chesterton
  99. Cratere Circe
  100. Cratere Crotone
  101. Cratere Debussy
  102. Cratere Deledda
  103. Cratere Deslandres
  104. Cratere d'Este
  105. Cratere Disney
  106. Cratere Duccio
  107. Cratere Liszt
  108. Cratere Lovecraft
  109. Cratere Melanzio
  110. Cratere Milton
  111. Cratere Monteverdi
  112. Cratere Mozart
  113. Cratere Newton (Marte)
  114. Cratere Odisseo
  115. Cratere Pasteur (Marte)
  116. Cratere Penelope
  117. Cratere Petrarca
  118. Cratere Polifemo
  119. Cratere Proust
  120. Cratere Puccini
  121. Cratere Rabelais
  122. Cratere Scarlatti
  123. Cratere Schiaparelli (Marte)
  124. Cratere Telemo
  125. Cratere Tolkien
  126. Cratere Tintoretto
  127. Cratere Tiziano
  128. Cratere Verdi
  129. Cratere Vivaldi
  130. Cratere Von Kármán (Luna)
  131. Cratere Von Kármán (Marte)
  132. Cratere Wagner
  133. Cratere Whitman
  134. Cratere Zenobia
  135. Cydonia Labyrinthus
    • • •


  136. Dale Ahlquist
  137. Dali Chasma
  138. Damian Boeselager
  139. Dante Alighieri (Ximenes)
  140. Decheratto
  141. Diana Chasma
  142. Divario retributivo di genere
  143. Dodecheratto
  144. Dove portano tutte le strade
  145. Dracontopode
    • • •


  146. Ecaz Labyrinthus
  147. Ecceità
  148. Echoriath Montes
  149. Edgar Jepson
  150. Edith Hamilton
  151. Edward Wotton
  152. Egeria Farrum
  153. Elysium Chasma
  154. Empiromanzia
  155. Endecheratto
  156. Entomottero
  157. Erebor Mons
  158. Erebus Montes
  159. Eretici (saggio)
  160. Éric Andrieu
  161. Eridania Planitia
  162. Eridano (mitologia)
  163. Estinzione dell'umanità
  164. Eugène Thivier
  165. Eugenetica e altri malanni
  166. Eurus Undae
    • • •


  167. Faramir Colles
  168. Fastigio
  169. Fenianismo
  170. Fiducia supplicans
  171. Figlie del Reno
  172. Fillosoma
  173. Frances Blogg
  174. François Alfonsi
  175. François Grin
    • • •


  176. Gabaon
  177. Gabriele Valle
  178. Gandalf Colles
  179. Ganiki Planitia
  180. Garry Wills
  181. Geomicrobiologia
  182. GeoNames
  183. George Wittet
  184. Geryon Montes
  185. Gioiello d'Alfredo
  186. Gioventù nuova
  187. Giulio Valerio
  188. Giuseppe Malmusi
  189. Giuseppe Maria Bozzoli
  190. Gli alberi dell'orgoglio
  191. Gli usi della diversità
  192. Gorgone di Bath
  193. Grande filtro
  194. Guillaume Geefs
    • • •


  195. Hábrók
  196. Handir Colles
  197. Hans Benndorf
  198. Hebes Chasma
  199. Hebes Mensa
  200. Hecate Chasma
  201. Hecates Tholus
  202. Helen Planitia
  203. Hestia Rupes
  204. Hyblaeus Chasma
  205. Hydrae Chasma
  206. Hyperboreus Labyrinthus
    • • •


  207. Iamatologia
  208. Idraote
  209. Il cavaliere pazzo e altre poesie
  210. Il fantasma di una pulce
  211. Il genio del male
  212. Il gigante sepolto
  213. Il pianeta dei venti
  214. Il poeta e i pazzi
  215. Il pozzo e le pozzanghere
  216. Il ritorno di don Chisciotte
  217. Il sunto e la cronaca concisa del tempo
  218. Il tacchino e il turco
  219. Imero
  220. Impressioni irlandesi
  221. Introduzione al Libro di Giobbe
  222. Ipnale
  223. Ipotesi dello zoo
  224. Ippocrene
  225. Ippomanzia
  226. Irensaga Montes
  227. Ismeno (Gerusalemme liberata)
  228. Isola di Tritone
    • • •


  229. James Clarence Mangan
  230. Jean-Baptiste Roman
  231. Joseph McCabe
  232. Joseph Pearce
  233. Julius Kronberg
  234. Juno Chasma
  235. Justitia Tholus
    • • •


  236. Kaitain Labyrinthus
  237. Kallistos Vallis
  238. Kant e l'ornitorinco
  239. Kimtinh Vallis
    • • •


  240. La ballata del Cavallo Bianco
  241. Lachesis Tessera
  242. La fine della strada romana
  243. L'ammiraglio alla deriva
  244. Lampadi
  245. Larissa Chasma
  246. La sorpresa
  247. La tentazione di sant'Antonio
  248. Le confessioni (film)
  249. Leda Planitia
  250. Lepanto (poesia)
  251. L'imputato (saggio)
  252. L'incubo (scultura)
  253. Lisa Tuttle
  254. Lista di aggettivi e nomi etnici relativi agli oggetti celesti
  255. Lo stagno di fuoco
  256. L'osteria volante
  257. Louhi Planitia
  258. Luce diurna e incubo
  259. Lungoterminismo
  260. L'uomo che sapeva troppo (raccolta di racconti)
  261. L'uomo comune
  262. L'utopia degli usurai
    • • •


  263. Madame Bovary (film 2014)
  264. Magdalena Adamowicz
  265. Magia: commedia fantastica
  266. Maglia (cartografia)
  267. Magnetoguaina
  268. Maisie Ward
  269. Mangala Valles
  270. Mare Humorum
  271. Mare Ingenii
  272. Mare Sirenum
  273. Mare Spumans
  274. Mare Undarum
  275. Margaret Cole
  276. Mary Augusta Ward
  277. Massimo Fanfani
  278. Mathilde Androuët
  279. Mazaly Aguilar
  280. Maz Kanata
  281. Medusae Fossae
  282. Merlock Montes
  283. Michael Shermer
  284. Mindolluin Montes
  285. Mithrim
  286. Mithrim Montes
  287. Moira Tessera
  288. Mongibello Mons
  289. Moria Montes
    • • •
    === N ===
  290. Nemesis Tesserae
  291. Neve penitente
  292. Nikos Androulakis
  293. Nimloth (elfa)
  294. Nimloth Colles
  295. Niobe Planitia
  296. Nommo Valles
  297. Norna Tesserae
  298. Nyx Mons
    • • •
    === O ===
  299. Odontotiranno
  300. Oeta Chasma
  301. Ofiotauro
  302. Ogygia Chasma
  303. Oliver Sheppard
  304. Olivier van Deuren
  305. Olympia Undae
  306. Opere di Gilbert Keith Chesterton
  307. Orfne
  308. Ortodossia (saggio)
  309. Ossa Chasma
    • • •


  310. Parmossa
  311. Pavonis Chasma
  312. Pelion Chasma
  313. Pirausta
  314. Pixie Chasma
  315. Poe Dameron
  316. Policoria
  317. Porta dell'India
  318. Portale dell'India
  319. Prati di asfodelo
  320. Prestere
  321. Promethei Chasma
    • • •
    === Q ===
  322. Quattro candide canaglie
  323. Quel che non volete
  324. Quello che ho visto in America
    • • •
    === R ===
  325. Radunitsa Labyrinthus
  326. Raffaele Liberatore
  327. Rapporto Grin
  328. Rasmus Andresen
  329. Reginald McKenna
  330. Religione comparata
  331. Requiem (Berlioz)
  332. Rerir Montes
  333. Rianalisi
  334. Rima Cleopatra
  335. Robert Louis Stevenson (Chesterton)
  336. Robert Michelson
  337. Robin Hanson
  338. Rossak Planitia
    • • •


  339. Salmo 3
  340. Salmo 4
  341. Salmo 5
  342. Salmo 6
  343. Salmo 7
  344. Salmo 8
  345. Salmo 9
  346. Salmo 10
  347. Salmo 11
  348. Salmo 12
  349. Salmo 13
  350. Salmo 14
  351. Salmo 15
  352. Salmo 16
  353. Salmo 17
  354. Salmo 18
  355. Salmo 19
  356. Salmo 20
  357. Salmo 21
  358. Salmo 24
  359. Salmo 25
  360. Salmo 26
  361. Salmo 27
  362. Salmo 28
  363. Salmo 29
  364. Salmo 30
  365. Salmo 31
  366. Salmo 32
  367. Salmo 33
  368. Salmo 34
  369. Salmo 35
  370. Salmo 36
  371. Salmo 37
  372. Salmo 38
  373. Salmo 39
  374. Salmo 40
  375. Salmo 41
  376. Salmo 42
  377. Salmo 43
  378. Salmo 44
  379. Salmo 45
  380. Salmo 46
  381. Salmo 47
  382. Salmo 48
  383. Salmo 49
  384. Salmo 52
  385. Salmo 53
  386. Salmo 54
  387. Salmo 55
  388. Salmo 56
  389. Salmo 57
  390. Salmo 58
  391. Salmo 59
  392. Salmo 60
  393. Salmo 61
  394. Salmo 62
  395. Salmo 63
  396. Salmo 64
  397. Salmo 65
  398. Salmo 66
  399. Salmo 67
  400. Salmo 68
  401. Salmo 69
  402. Salmo 70
  403. Salmo 71
  404. Salmo 72
  405. Salmo 73
  406. Salmo 74
  407. Salmo 75
  408. Salmo 76
  409. Salmo 77
  410. Salmo 78
  411. Salmo 79
  412. Salmo 80
  413. Salmo 81
  414. Salmo 82
  415. Salmo 83
  416. Salmo 84
  417. Salmo 85
  418. Salmo 86
  419. Salmo 87
  420. Salmo 88
  421. Salmo 90
  422. Salmo 91
  423. Salmo 92
  424. Salmo 93
  425. Salmo 94
  426. Salmo 95
  427. Salmo 96
  428. Salmo 97
  429. Salmo 98
  430. Salmo 99
  431. Salmo 100
  432. Salmo 101
  433. Salmo 102
  434. Salmo 103
  435. Salmo 104
  436. Salmo 105
  437. Salmo 106
  438. Salmo 107
  439. Salmo 108
  440. Salmo 109
  441. Salmo 111
  442. Salmo 112
  443. Salmo 113
  444. Salmo 114
  445. Salmo 115
  446. Salmo 116
  447. Salmo 117
  448. Salmo 118
  449. Salmo 120
  450. Salmo 121
  451. Salmo 122
  452. Salmo 123
  453. Salmo 124
  454. Salmo 125
  455. Salmo 128
  456. Salmo 129
  457. Salmo 131
  458. Salmo 132
  459. Salmo 133
  460. Salmo 134
  461. Salmo 135
  462. Salmo 136
  463. Salmo 138
  464. Salmo 139
  465. Salmo 140
  466. Salmo 141
  467. Salmo 142
  468. Salmo 143
  469. Salmo 144
  470. Salmo 145
  471. Salmo 146
  472. Salmo 147
  473. Salmo 148
  474. Salmo 149
  475. Salmo 150
  476. San Tommaso d'Aquino (Chesterton)
  477. Schia
  478. Scitale
  479. Scrofa di Crommio
  480. Scudo solare
  481. Sedna Planitia
  482. Selwyn Jepson
  483. Semele Tholi
  484. Sicorace (personaggio)
  485. Sif Mons
  486. Sinestia
  487. Società chestertoniana americana
  488. Società chestertoniana italiana
  489. Società della verità cattolica
  490. Soldi dall'elicottero
  491. Statite
  492. Styx Dorsum
  493. Sydney Grundy
    • • •


  494. Tai-pe Valles
  495. Taniquetil Montes
  496. Tartarus Montes
  497. Telemo
  498. Tempio del loto
  499. Teoria del ferro di cavallo
  500. Themis Regio
  501. Thetis Regio
  502. Thomas Derrick
  503. Thomas Penny
  504. Tintagil Catena
  505. Tim Tolkien
  506. Tiptologia
  507. Toledo Montes
  508. Tre leggi di Clarke
  509. Tremende bazzecole
  510. Trotula Corona
  511. Tuonela Planitia
  512. Tupilak
  513. Tura (ingegneria civile)
  514. Tursa Tholus
  515. Tyche Tessera
    • • •
    === U ===
  516. Ultima legge di Shermer
  517. Ultimum Chasma
  518. Una nuova era del pensiero
  519. Uomo scorpione
    • • •
    === V ===
  520. Vasilisa Regio
  521. Vesper Vallis
  522. Victor Whitechurch
  523. Vino di serpente
  524. Vupar Tholus
    • • •


  525. Wilde Patera
  526. William Blake (Chesterton)
    • • •
    === X ===
  527. Xanthe Montes
  528. Xulab Vallis
    • • •


  529. Yorkshire Museum
  530. Yuki-Onne Tessera
    • • •
    === Z ===
  531. Zarqa (fiume)
  532. Zephyria Mensae
  533. Zirka Tessera
    • • •

Voci da fare

Voci che vorrei creare, quando riesco a trovare il tempo (se non ci pensa prima qualcun altro):

Eridano, il fiume mitologico

Tradurre molti miti minori da qui e le gold-digging ant.

Riempire la lista di divinità della mitologia greca.

Grafica elenco

Spazio d'appoggio:

<div style="font-family:Old London; font-size:100%; text-align:center; margin-left: -4em; color:#000000">• • •</div> <div style="font-family:Old London; font-size:200%; text-align:center; margin-left: -2em; color:#000000">=== B ===</div>



SPAZIO D'APPOGGIO PER ROBE VARIE

————

esperantide
Nu tavidate estit abwissa?

Abwissa loqwit, e seo leksi estin als ɣrandos petri, kui tacatrin omnor altror loqwes: «E kuam unkom vulaun facár? Nee ekzistan o méθodi por obtenér taam. Lio nure et fantasia, o oniraga sen unko poveybleca. Nu kredan timatrás nim na lim? Fuli, nulli altros. Vero pova jacat altru. Nee trovon taloku unkam bonom, por li, por ni, por unkys. Meljoro estaut ke omnos li vadaun dormás. Jame et tarda».




coso
Ritratto del 1510 di Gjan Gjorgjo Tríssino

Il mio lettore che ɛ́ arrivato fin qʋi sará probabilmente un pɔ’ perplɛsso sulla ragjonevolezza e sulle opportunitá di qʋesta riforma gráfica. Tutti qʋesti accɛnti, puntini e léttere apɛrte gli rallɛ́ntano la lettura, la appesantíscono, lo costríngono a fermarsi sulle síngole parɔle perdɛndo il filo del discorso.

Ɛ́ inevitábile che sia cosí; sarɛbbe strano il contrarjo! Dirɛi che ɛ́ persino gjusto che sia cosí. Chi per tutta la vita, fin da bambino, ɛ́ stato abituato a scrívere e lɛ́ggere sɛmpre in un cɛrto mɔdo, pɔrta profondamente radicate dentro di sé, in mɔdo istintivo oltre che cɔnscjo e razjonale, le forme e i meccanismi di qʋel sistɛma gráfico. Se ci dícono a voce un nome o una parɔla italjana che non abbjamo mai sentito e non conoscjamo, di sɔ́lito sappjamo comunqʋe come scríverla da súbito, in mɔdo istintivo, sɛnza biʃogno di ragjonare su qʋali símboli scritti, o combinazjoni di símboli scritti, sɛ́rvono per rappreʃentare qʋella data seqʋɛnza di sʋɔni. Ɛ́ gjɔcofɔrza, qʋindi, che un sistɛma divɛrso, appena introdotto, cáuʃi una sensazjone di disturbo e di difficoltá, di rallentamento: cɔzza contro decɛnni di abitúdine consolidata e mai messa in discussjone.

Tuttavia, qʋesto non ɛ́ un problɛma. Il nɔstro cervɛllo, anche nei sʋɔi automatismi e aspɛtti incɔnsci, ɛ́ molto dúttile e vivace: impara, si adatta e si abítua alla svɛlta. Faccjo un eʃɛmpjo prático. Un gjorno, dopo un pajo d’ore passate al computjɛre a preparare un tɛsto (d’argomento geográfico) scritto secondo un’ortografia riformata (non eʃattamente qʋesta proposta, ma una versjone precedɛnte non trɔppo divɛrsa), mi capitɔ́ di scrívere alcuni brɛvi appunti a mano, per tutt’altra cɔsa; e nello scrívere la mia mano aggjunse automaticamente, sɛnza biʃogno che ci pensassi

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Ritratto del 1510 di Gjan Gjorgjo Tríssino

Il mio lettore che ɛ́ arrivato fin qʋi sará probabilmente un pɔ’ perplɛsso sulla ragjonevolețța e sulle opportunitá di qʋesta riforma gráfica. Tutti qʋesti accɛnti, puntini e léttere apɛrte gli rallɛ́ntano la lettura, la appesantíscono, lo costríngono a fermarsi sulle síngole parɔle perdɛndo il filo del discorso.

Ɛ́ inevitábile che sia cosí; sarɛbbe strano il contrarjo! Dirɛi che ɛ́ persino gjusto che sia cosí. Chi per tutta la vita, fin da bambino, ɛ́ stato abituato a scrívere e lɛ́ggere sɛmpre in un cɛrto mɔdo, pɔrta profondamente radicate dentro di sé, in mɔdo istintivo oltre che cɔnscjo e rațjonale, le forme e i meccanismi di qʋel sistɛma gráfico. Se ci dícono a voce un nome o una parɔla italjana che non abbjamo mai sentito e non conoscjamo, di sɔ́lito sappjamo comunqʋe come scríverla da súbito, in mɔdo istintivo, sɛnța biʃogno di ragjonare su qʋali símboli scritti, o combinațjoni di símboli scritti, sɛ́rvono per rappreʃentare qʋella data seqʋɛnța di sʋɔni. Ɛ́ gjɔcofɔrța, qʋindi, che un sistɛma divɛrso, appena introdotto, cáuʃi una sensațjone di disturbo e di difficoltá, di rallentamento: cɔțța contro decɛnni di abitúdine consolidata e mai messa in discussjone.

Tuttavia, qʋesto non ɛ́ un problɛma. Il nɔstro cervɛllo, anche nei sʋɔi automatismi e aspɛtti incɔnsci, ɛ́ molto dúttile e vivace: impara, si adatta e si abítua alla svɛlta. Faccjo un eʃɛmpjo prático. Un gjorno, dopo un pajo d’ore passate al computjɛre a preparare un tɛsto (d’argomento geográfico) scritto secondo un’ortografia riformata (non eʃattamente qʋesta proposta, ma una versjone precedɛnte non trɔppo divɛrsa), mi capitɔ́ di scrívere alcuni brɛvi appunti a mano, per tutt’altra cɔsa; e nello scrívere la mia mano aggjunse automaticamente, sɛnța biʃogno che ci pensassi


Società chestertoniana italiana


La Società chestertoniana italiana (in sigla SCI) è un'associazione italiana il cui scopo è divulgare l'opera di Gilbert Keith Chesterton, uno dei più produttivi scrittori inglesi del XX secolo[3]. La società è stata cofondata da Paolo Gulisano e Marco Sermarini.

Sermarini è l'attuale presidente della società, mentre Gulisano occupa la carica di vicepresidente.

La SCI ha collaborato in più occasioni con la Società chestertoniana americana nell'organizzazione di incontri internazionali legati alla personalità di Chesterton[4][5].

Nel 2013 la Società ha partecipato al Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini organizzato dal movimento Comunione e Liberazione[6].

La Società contribuisce ad attività benefiche in Sierra Leone[7][8].

Note

  1. ^ Pronuncia «intenzionale» /ˈkanterburi/.
    Luciano Canepari, Canterbury, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  2. ^ Altri nomi italiani storici, meno usati, sono stati Cantorberi e Conturbia; molto più rare altre varianti.
    W. Schweickard, Deonomasticon Italicum, volume 1 (Derivati da nomi geografici (A–E)), Tubinga, De Gruyter, pp. 365–366, ISBN 3484502959.
  3. ^ Chi siamo, su Uomovivo - Blog ufficiale della Società chestertoniana italiana. URL consultato il 1º aprile 2016.
  4. ^ (EN) Discover and Rediscover G.K. Chesterton, su The American Chesterton Society. URL consultato il 1º aprile 2016.
  5. ^ (EN) G.K. Chesterton connects Minnesota and Italy, su The Catholic Spirit. URL consultato il 1º aprile 2016.
  6. ^ Incontri col Presidente della Società Chestertoniana Italiana al Meeting di Rimini, su L'ancora. URL consultato il 1º aprile 2016.
  7. ^ Kanu, l’africano che ha portato Chesterton in Sierra Leone, su Tempi. URL consultato il 1º aprile 2016.
  8. ^ Distributismo in atto, su Uomovivo - Blog ufficiale della Società chestertoniana italiana. URL consultato il 1º aprile 2016.

Voci correlate

Collegamenti esterni




Coso per mettere il corsivo nel titolo della voce:
{{DISPLAYTITLE:Titolo con ''qualcosa in corsivo''}}


gli arrondissement terminal aeroportuale freguesia liberty a Milano liberty a Torino

La categoria Categoria:Frasi_latine


lingue India

Nuova proposta per le lingue dell'India

In considerazione del fatto che il metodo IAST permette una traslitterazione univoca e senza perdite, si userà normalmente la grafia IAST per il titolo e il testo della voce, citando eventualmente nell'incipit, se ritenuto rilevante, l'adattamento in inglese o in altre lingue. È opportuno comunque assicurare l'esistenza di rinvii dalle grafie alternative.

Naturalmente, qualora nei dizionari o nelle fonti siano attestati traduzioni o adattamenti italiani, questi hanno la precedenza e devono essere adoperati sia per il titolo sia per il corpo della voce.

Esempi di titoli di voce:

Per le traslitterazioni secondo lo IAST (al netto di altre necessità grafiche[1]), quando si tratta di nomi comuni si avrà cura di adoperare il corsivo, in quanto forestierismi[2]; quando si tratta di nomi propri si userà invece il tondo. Al netto di altre necessità grafiche, gli adattamenti italiani, in quanto normali parole della lingua, vanno invece sempre in tondo (es. ‹avatara›, ‹indù›, ‹nirvana›, ‹sutra›, ecc.).

I casi di non sicura risoluzione (adattamenti rari o antichi, parole ibride, altri casi speciali o incerti) saranno discussi singolarmente, come di consueto, nelle pagine di discussione e dei progetti; per le voci, si userà frattanto – finché non si sia giunti a una soluzione condivisa – la grafia secondo lo IAST.


roba
Disambiguazione – "?!" rimanda qui. Se stai cercando l'album di Caparezza, vedi ?! (album).
Un punto esclarrogativo nella font Palatino Linotype
Segni di punteggiatura
apostrofo '
barra /
due punti :
lineetta ondulata
lineetta
parentesi ( ) { } ⟨ ⟩ < >
punti di sospensione ...
punto e virgola ;
punto esclamativo ! ¡
punto fermo .
punto interrogativo ? ¿
punto mediano ·
spazio     
tratto d'unione
virgola ,
virgolette « » ‘ ’ “ ”
Segni tipografici
asterisco *
asterismo
barra rovesciata \
barra verticale | ¦
cancelletto #
chiocciola o a commerciale @
circonflesso ^
copyright ©
e commerciale (et) &
foglia aldina
grado °
indicatore ordinale º ª
punto esclarrogativo
ironia
losanga
manina
marchio ®
meno
nota
numero
obelisco † ‡
obelo ÷
paragrafo §
per ×
perciò
per cento/mille/punto base %
piede di mosca
più +
primo
punto elenco
tilde ~
tombstone
trattino basso _
trattino-meno -
uguale =
Simboli monetari

¤฿¢$ƒ£ ¥

Ortografia · Segno diacritico

Il punto esclarrogativo[3] (), in inglese interrobang[4], è un raro carattere tipografico; graficamente, rappresenta l'unione di due simboli, il punto interrogativo e il punto esclamativo, sovrapposti e con il punto in comune. Nella lettura, tale punto equivale a una pausa della lunghezza di un punto fermo, cui si aggiungono le intonazioni tipiche della domanda e della sorpresa.

Il nome inglese interrobang è una parola macedonia, il cui etimo è da ricercare nelle espressioni interrogative point ("punto interrogativo") e bang ("punto esclamativo" nel gergo dei tipografi e programmatori anglosassoni).

La codifica Unicode per questo simbolo è U+203D, mentre la sua versione capovolta (), da usare in lingue come lo spagnolo, ha codice U+2E18. Diversamente dal punto esclarrogativo normale, quello capovolto è disponibile digitalmente solo dal 2008, ossia da quando è stata pubblicata la versione Unicode 5.1.0.[5] Esistono anche le forme sempre a singolo carattere ma non sovrapposte: U+2048 (punto di domanda esclamativo) e U+2049 (punto esclamativo di domanda).

Storia e uso

Questo carattere fu inventato nel 1962 da Martin K. Speckter,[6] presidente della Martin K. Speckter Associates Inc., un'azienda pubblicitaria newyorkese che sperava di attirare meglio l'attenzione della gente con un nuovo segno di punteggiatura. Dopo averne proposto l'utilizzo su una rivista, egli ricevette diversi consigli per il nome del nuovo simbolo: il preferito fu interrobang,[7] un'unione della parola latina interrogatio (cioè domanda) e dell'inglese bang (cioè punto esclamativo).

Questo segno di interpunzione () si è presentato come alternativa alle scritture !? e ?!, che erano state usate fino alla sua invenzione per ottenere lo stesso effetto: dare la stessa idea di sorpresa, stupore o incredulità;[6] talvolta se ne usavano anche più coppie in sequenza, per accentuare le idee che ciascuna di esse comunicava. In realtà, malgrado il fatto che sia stato inventato anche il relativo carattere Unicode (il cui codice è U+203D), il punto esclarrogativo è usato molto di rado: gli si preferiscono le scritture precedenti, che possono essere realizzate con caratteri presenti su una comune tastiera, senza richiedere l'inserimento di codici o simboli non-ASCII.

Nonostante questo, le due scritture precedenti possono talvolta dare alla frase significati ambigui che il carattere di Speckter non darebbe. Ad esempio, la frase Che cos'è il 5!? si potrebbe interpretare sia come una domanda sorpresa sul 5, sia come una semplice questione sul 5! (cinque fattoriale); con l'uso del punto esclarrogativo, invece, non ci sarebbero malintesi. D'altra parte, in questo caso specifico, il punto esclarrogativo (così come le scritture alternative) non è appropriato, in quanto la domanda non è chiaramente tale da ammettere un tono di sorpresa.[non chiaro]

In spagnolo

In spagnolo è d'uso far precedere le esclamazioni e le domande da punti esclamativi e interrogativi capovolti: due esempi sono ¡Qué día bonito! (Che bella giornata!) e ¿Qué hora es? (Che ore sono?). Prima dell'invenzione del punto esclarrogativo si adoperava lo stratagemma di mettere il punto esclamativo capovolto all'inizio e l'interrogativo dritto alla fine della frase o viceversa (a seconda dell'enfasi da dare alla frase), come mostrato dagli esempi sottostanti:

¡Quién te has creído que eres? = ¿Quién te has creído que eres! = Chi credi di essere

La prima forma accentua l'idea di domanda, mentre la seconda quella di esclamazione.

Con il punto esclarrogativo è possibile scrivere la frase nella forma: Quién te has creído que eres‽ = Chi credi di essere‽

In inglese, il punto esclarrogativo capovolto può essere trovato anche sotto il nome di gnaborretni, ovvero interrobang scritto al contrario.[8]

Nella cultura di massa

Note

  1. ^ Per esempio, l'uso di mettere in corsivo i titoli di libri e opere letterarie.
  2. ^ Ciò è particolarmente necessario, in quest'ambito, per distinguere adeguatamente le traslitterazioni dagli adattamenti. Inoltre, si corre altrimenti il rischio che un lettore impreparato scambi gli adattamenti per traslitterazioni approssimative e li ipercorregga.
  3. ^ Ed Bott, Carl Siechert e Craig Stinson, Windows 10: La guida ufficiale, traduzione di Furio Piccinini, Paolo Poli, Virginio Sala, Milano, Hoepli, 2017.
    «Per certi aspetti, la tastiera virtuale è più versatile della sua controparte fisica. La digitazione di simboli tipografici, come il punto esclarrogativo non richiede l'uso dei codici ANSI.»
  4. ^ Angela Ferrari, Letizia Lala, Fiammetta Longo, Filippo Pecorari, Benedetta Rosi e Roska Stojmenova, Il punto interrogativo, in La punteggiatura italiana contemporanea. Un’analisi comunicativo-testuale, Roma, Carocci, pp. 183-199, ISBN 9788843092642.
    «intorno agli anni Sessanta è stato proposto un simbolo, l'interrobang (‽) − di cui è stato creato anche il codice Unicode (U+203D) −, presentato come alternativa alle scritture !? e ?!, ma che ha avuto ben scarsa diffusione»
  5. ^ UnicodeData 5.1.0 (TXT), su unicode.org. URL consultato il 6 aprile 2017.
  6. ^ a b Martin K. Speckter, 73, Creator of Interrobang, The New York Times, 16 febbraio 1988 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2016).
  7. ^ (EN) Keith Houston, The Interrobang, part 1 of 2, su shadycharacters.co.uk.
  8. ^ (EN) Unicode Character INVERTED INTERROBANG (U+2E18), su fileformat.info. URL consultato il 6 aprile 2016.

Altri progetti




Venere

Venere

Venere
Nuvole nell'atmosfera di Venere, rivelate dall'osservazione ai raggi ultravioletti (missione Pioneer Venus, 1979)
Stella madreSole
ClassificazionePianeta terrestre
Parametri orbitali
(all'epoca J2000)
Semiasse maggiore108208926 km
0,72333199 au
Perielio107476002 km
0,71843270 au
Afelio108941849 km
0,72823128 au
Circonf. orbitale6,8×108 km
4,545 au
Periodo orbitale224,70059 giorni
(0,6151970 anni)
Periodo sinodico583,92 giorni
(1,598687 anni)
Velocità orbitale
Inclinazione orbitale3,39471°
Inclinazione rispetto
all'equat. del Sole
3,86°
Eccentricità0,00677323
Longitudine del
nodo ascendente
76,68069°
Argom. del perielio54,85229°
Satelliti0
Anelli0
Dati fisici
Diametro medio12103,7 km
Superficie4,6×1014 
Volume9,28×1020 
Massa
4,8685×1024 kg
Densità media5,204×103 kg/m³
Acceleraz. di gravità in superficie8,87 m/s²
(0,904 g)
Velocità di fuga10,4 km/s
Periodo di rotazione243 giorni
Velocità di rotazione
(all'equatore)
1,81 m/s
Inclinazione assiale177,36°
Temperatura
superficiale
Pressione atm.93000 hPa
Albedo0,65
Dati osservativi
Magnitudine app.
  • -4,6 (media)

Venere[N 1] è il secondo pianeta del Sistema solare in ordine di distanza dal Sole, con un'orbita quasi circolare che la porta a compiere una rivoluzione in 224,7 giorni terrestri. Prende il nome da Venere, dea romana dell'amore e della bellezza, e il suo simbolo astronomico è la rappresentazione stilizzata della mano della dea che sorregge uno specchio (; Unicode: ♀).

È l'oggetto naturale più luminoso nel cielo notturno, dopo la Luna, con una massima magnitudine apparente di -4,6, e per questo motivo è conosciuta fin dall'antichità. Venere è visibile soltanto poco prima dell'alba o poco dopo il tramonto e per questa ragione è stata spesso chiamata da popoli antichi la "Stella del Mattino" o la "Stella della Sera", fino a quando Pitagora identificò in Venere il responsabile di entrambe le apparizioni.[2]

Classificata come un pianeta terrestre, a volte è definita il "pianeta gemello" della Terra, cui è molto simile per dimensioni e massa. Per altri aspetti, tuttavia, è piuttosto differente dal nostro pianeta. Venere infatti possiede un'atmosfera costituita principalmente da anidride carbonica, molto più densa di quella terrestre, con una pressione al livello del suolo pari a 92 atmosfere. La densità e la composizione dell'atmosfera creano un imponente effetto serra, che rende Venere il pianeta più caldo del sistema solare.

Venere è avvolta da uno spesso strato di nubi altamente riflettenti, composte principalmente da acido solforico, che impediscono la visione in luce visibile della superficie dallo spazio. Il pianeta non è dotato di satelliti o anelli e ha un campo magnetico debole, rispetto a quello terrestre.

Osservazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Osservazione di Venere.
Venere in colori reali

Poiché il pianeta si trova vicino al Sole, può essere visto di solito soltanto per poche ore e nelle vicinanze del Sole stesso: durante il giorno la luminosità solare lo rende difficilmente visibile. È invece molto brillante subito dopo il tramonto (Vespero) sull'orizzonte a ovest oppure poco prima dell'alba (Lucifero) verso est, compatibilmente con la sua posizione.
Ha l'aspetto di una stella lucentissima di colore giallo-biancastro, di gran lunga più brillante di qualsiasi altra stella nel firmamento. L'osservazione al telescopio è migliore quando Venere non è completamente immersa nell'oscurità ma piuttosto nelle luci del crepuscolo o in pieno giorno, in quanto il contrasto col cielo è minore e consente una migliore percezione dei deboli dettagli e delle ombreggiature dell'atmosfera; inoltre, il pianeta in questi casi è più alto sull'orizzonte e la stabilità dell'immagine è migliore, in quanto meno disturbata dal riverbero dell'atmosfera terrestre. Particolarmente utili nell'osservazione telescopica di Venere è l'uso di filtri colorati per selezionare la luce a diverse lunghezze d'onda, o di filtri neutri e polarizzatori per ottimizzare la quantità di luce nelle osservazioni crepuscolari, permettendo di evidenziare maggiormente le tenui caratteristiche dell'atmosfera venusiana[3]

L'orbita del pianeta è interna rispetto a quella della Terra, quindi lo vedremo muoversi alternativamente a est e a ovest del Sole. La sua elongazione (la distanza angolare tra un pianeta e il Sole) può variare tra un valore massimo a ovest e un valore massimo a est, e può arrivare fino a 47°. Le variazioni della sua elongazione massima sono dovute più alla variazione della distanza tra Terra e Sole che alla forma dell'orbita di Venere e quando l'elongazione è ampia Venere può restare visibile per diverse ore. Periodicamente passa davanti o dietro al Sole entrando quindi in congiunzione: quando il passaggio avviene dietro si ha una congiunzione superiore, mentre quando avviene davanti si ha una congiunzione inferiore e la faccia illuminata del pianeta non è visibile dalla Terra in nessun momento del giorno. Il diametro apparente di Venere durante una congiunzione inferiore è di circa 64 secondi d'arco.[4]

L'eclittica sull'orizzonte è il fattore più importante per la visibilità di Venere. Nell'emisfero boreale l'inclinazione è massima dopo il tramonto nel periodo dell'equinozio di primavera oppure prima dell'alba nel periodo dell'equinozio d'autunno. È importante anche l'angolo formato dalla sua orbita e l'eclittica: infatti Venere può avvicinarsi alla Terra fino a 40×106 km e raggiungere un'inclinazione di circa 8° sull'eclittica avendo un forte effetto sulla sua visibilità.

A parte il Sole, la Luna e (con difficoltà) Giove,[5] Venere è l'unico corpo celeste che è visibile a occhio nudo anche di giorno, sia pure a condizione che la sua elongazione dal Sole non sia troppo piccola e che il cielo sia abbastanza terso.

Storia delle osservazioni

Disegno di un'osservazione di Francesco Fontana, che rappresentò anche un'ipotetica luna di Venere.

Conosciuta probabilmente già nella preistoria, Venere fu osservata poi da tutte le culture antiche, come i babilonesi che la chiamarono Ištar, in onore della dea dell'amore, dell'erotismo e della guerra nella mitologia babilonese. Egizi, Greci e Romani distinguevano invece le apparizioni mattutine e serali in due corpi distinti, chiamandolo rispettivamente stella del mattino o stella della sera, e per questo Venere era chiamata Lucifero quando appariva prima dell'alba, e Vespero quando appariva a ovest al calar del Sole. Per via del suo splendore, in molte culture, tra cui quella Maya, Venere rappresentava una divinità ed era l'astro più studiato nei suoi movimenti in cielo.

Fu Galileo Galilei il primo che studiò Venere, osservandola con il suo cannocchiale. Egli riuscì ad osservare le fasi, e che queste erano simili a quelle della Luna, dimostrando la correttezza della teoria eliocentrica predetta qualche decennio prima dall'astronomo polacco Niccolò Copernico, che sosteneva che Venere era posta tra la Terra e il Sole e ruotava attorno a quest'ultimo. A maggior sostegno della teoria c'era anche l'osservazione di Galileo del diametro apparente di Venere durante le sue diverse fasi, a seconda della sua distanza dalla Terra.[6] Tuttavia, per non venir accusato di eresia dall'inquisizione per contraddire la teoria tolemaica, Galileo coprì la sua scoperta in una frase criptica in latino: "Mater Amorum aemulatur Cinthyae figuras", che vuol dire "La madre degli amori imita le forme di Cinzia ".[7]

Nel 1677, Edmund Halley suggerì di misurare la distanza Terra-Sole con osservazioni da diversi luoghi della Terra, in particolare in occasione dei transiti di Venere. Successive spedizioni in vari luoghi del mondo permisero di misurare la parallasse del Sole in 8,85 secondi d'arco. I transiti storici di Venere furono particolarmente importanti al riguardo, inoltre uno di questi, nel 1761, permise all'astronomo russo Mikhail Lomonosov di ipotizzare la presenza di un'atmosfera su Venere.[8]

Venere visto dal Telescopio spaziale Hubble nel 2010.

Lo spesso strato di nubi e l'alta luminosità del pianeta furono in passato un serio ostacolo per cercare di individuare il suo periodo di rotazione con gli strumenti disponibili a quel tempo. Cassini e Francesco Bianchini osservarono Venere, e mentre il primo ipotizzò un periodo di 24 ore, Bianchini teorizzò un periodo di 24 giorni.[9] Tuttavia William Herschel si accorse che il pianeta era ricoperto da uno spesso strato di nubi, e il periodo di rotazione rimase un enigma, anche se nel XVIII secolo, molti astronomi pensavano che esso fosse di 24 ore, conformandosi alla teoria precedente di Cassini.[10] Giovanni Schiaparelli fu il primo che ipotizzò un diverso periodo, teorizzando che, come Mercurio, anche Venere fosse in rotazione sincrona, "bloccata" dal Sole. Schiapparelli infatti concluse i suoi studi l'11 agosto 1878 scrivendo: "Addio bella Afrodite, ormai la tua rotazione non sarà più un segreto"[11]

Nel 1932 W. Adams e T. Dunham mediante osservazioni spettroscopiche nell'infrarosso, scoprirono linee di assorbimento del carbonio, che permisero di ipotizzare che l'anidride carbonica era predominante nell'atmosfera venusiana.[6]

Nel 1961, durante una congiunzione, fu osservato il periodo di rotazione di Venere con il radiotelescopio di Goldstone, in California, anche se solo nel 1964 fu confermata definitivamente la sua rotazione retrograda. Intanto, nel 1962, il Mariner 2 aveva raggiunto con successo il pianeta, inviando i primi dati su temperatura superficiale e composizione atmosferica di Venere.

Transiti

Lo stesso argomento in dettaglio: Transito di Venere.
Venere nel transito del 2004. Chiaramente visibile l'alone analogo a quello osservato da Lomonosov nel 1761

Un transito di Venere è un evento molto raro, ed avviene quando il pianeta si interpone fra la Terra e il Sole, oscurandone una piccola parte del disco. Solo gli ultimi due transiti, quelli del 2004 e del 2012, sono stati osservati con strumenti scientifici moderni e con le conoscenze attuali del pianeta dopo l'esplorazione delle sonde spaziali. Tuttavia in passato i transiti di Venere furono considerati molto importanti per diversi fattori, tra cui quello della esatta misurazione della distanza Terra-Sole. I transiti avvengono a coppie, con un intervallo di otto anni da un transito all'altro di ciascuna coppia, e intervalli di 121,5 e 105,5 anni tra una coppia e un'altra.[12]

C'è qualche menzione di transiti di Venere sul Sole in epoche antiche, come quella dello scienziato persiano Avicenna, che nel 1032 riporta di aver osservato Venere come una macchia che passava sopra il Sole, concludendo che il pianeta fosse più vicino al Sole di quanto lo sia la Terra.[13] L'astronomo spagnolo Ibn Bajja menzionò anch'esso un transito di Mercurio e Venere sul Sole nel XII secolo, tuttavia studi storici di Bernard R. Goldstein e altri nel XX secolo non hanno confermato tali transiti che sarebbero stati osservati ad occhio nudo, concludendo che molto probabilmente essi avevano osservato delle macchie solari.[14]

Transito di Venere rispetto al Sole

La prima previsione di un transito di Venere fu di Keplero nel 1631, anche se nessuno all'epoca riuscì ad osservarlo perché non visibile dall'Europa. Keplero non aveva previsto il transito che avvenne 8 anni dopo, cosa che fece il giovane astronomo britannico Jeremiah Horrocks, che nel 1639 osservò per primo un transito di Venere davanti al Sole.[14] Da Horrocks in poi sono stati osservati solo altri sei transiti nel corso della storia, tra cui quello del 1761 che permise all'astronomo russo Lomonosov di predire l'esistenza di un'atmosfera su Venere. In quegli anni però lo studio di diversi astronomi era diretto alla stima della distanza Terra-Sole, su suggerimento di Halley avvenuto agli inizi del XVIII secolo e diretto ai giovani astronomi dell'epoca, che avrebbero potuto essere ancora in vita in occasione dei transiti del 1761 e del 1769.[15] Molti astronomi di diverse nazioni viaggiarono per vari luoghi del mondo, da dove sarebbero stati visibili i transiti previsti. Particolarmente sfortunato fu l'astronomo francese Guillaume Le Gentil, che dopo aver perso il transito del 1761 visibile in India perché a bordo di una nave in movimento, perse quello di otto anni dopo perché quel giorno il cielo si rannuvolò. Tornato in Francia ebbe anche la brutta sorpresa di trovarvi la moglie risposata mentre lui era stato dato per morto dalle autorità. Il famoso navigatore britannico James Cook fece il suo primo viaggio diretto a Tahiti perché mandato dalla Royal Society a studiare un transito di Venere.[16] Nel 1771 un altro astronomo francese, Jérôme Lalande, utilizzando i dati dei transiti precedenti, stimò in 153 milioni di chilometri la distanza della Terra dal Sole, distanza poi corretta nel secolo successivo da Simon Newcomb in 149,67 milioni di km, grazie alle osservazioni dei transiti del 1874 e del 1882.[17]

Missioni spaziali

Lo stesso argomento in dettaglio: Esplorazione di Venere e Missioni su Venere.

È oggi noto che Venere possiede una superficie rovente sulla quale insiste un'atmosfera corrosiva con un'altissima pressione.

In passato questi dati erano tuttavia sconosciuti e ciò lasciò campo aperto a qualsiasi ipotesi. Carl Sagan teorizzò, per esempio, che Venere fosse coperta da un oceano non di acqua, ma di idrocarburi. Altri studiosi ritenevano che il pianeta fosse ricoperto da paludi mentre altri ancora ipotizzavano un mondo desertico. Gli scienziati sovietici delle missioni Venera erano così propensi ad aspettarsi un oceano che sulla sonda Venera 4, lanciata nel 1967, installarono un morsetto fatto di zucchero bianco raffinato che, a contatto con l'acqua (o un altro fluido dotato della giusta composizione e temperatura), si sarebbe sciolto facendo scattare l'antenna che con questo stratagemma si sarebbe salvata dall'affondamento della sonda.[18] Ma su Venere la sonda Venera 4 non solo non trovò un oceano, ma non raggiunse neppure la superficie. Smise infatti di trasmettere quando la pressione atmosferica superò le 15 atmosfere, soltanto una frazione delle 93 atmosfere presenti sulla superficie del pianeta.[19]

Si trattava, comunque, di un risultato straordinario: per la prima volta un veicolo costruito dall'uomo aveva comunicato dati relativi all'analisi delle condizioni di un ambiente extraterrestre. I sovietici studiarono quindi una sonda più resistente. La squadra di V. G. Perminov ipotizzò dapprima che tale sonda dovesse resistere a una pressione di 60 atmosfere, quindi di 100 e infine di 150 atmosfere.[18] Per tre anni, la squadra di Perminov testò le sonde in condizioni estreme e, per simulare l'atmosfera di Venere, costruì la più grande pentola di Papin del mondo - in pratica una pentola a pressione gigantesca - in cui le sonde venivano immesse finché non si schiacciavano o fondevano.[18]

Venera 7 fu costruita per sopportare una pressione di 180 atmosfere, e lanciata il 17 agosto 1970; il 15 dicembre dello stesso anno trasmise il segnale tanto atteso. La prima sonda costruita dall'uomo era atterrata su un altro pianeta e aveva comunicato con la Terra.[20] Nel 1975 i sovietici inviarono la sonda Venera 9 equipaggiata con un disco frenante per la discesa nell'atmosfera e di ammortizzatori per l'atterraggio, che trasmise immagini in bianco e nero della superficie di Venere, mentre le sonde Venera 13 e 14 rimandarono le prime immagini a colori di quel mondo.[21][22]

Nel 1978 gli statunitensi lanciarono diverse sonde separate verso Venere, nell'ambito del progetto Pioneer Venus, per lo studio in particolar modo dell'atmosfera venusiana. Negli anni ottanta i sovietici proseguirono invece con le sonde Venera: le Venera 15 e 16 lanciate nel 1983 e dotate di radar ad apertura sintetica, mapparono l'emisfero nord del pianeta rimanendo in orbita attorno ad esso. I sovietici lanciarono anche, nel 1985, le sonde Vega 1 e 2, rilasciarono moduli sulla superficie, prima di andare verso l'incontro con la cometa di Halley, l'altro oggetto di studi di quelle missioni. Vega 2 atterrò nella regione Aphrodite raccogliendo un campione di roccia contenente anortosite - troctolite, materiale raro sulla Terra ma presente negli altopiani lunari.[23]

Nel 1990 la NASA, utilizzando lo Space Shuttle, lanciò verso Venere la Sonda Magellano, dotata di radar che permise una mappa quasi completa del pianeta, con una risoluzione nettamente migliore rispetto alle precedenti missioni, lavorando per ben 4 anni prima della caduta e della conseguente distruzione nell'atmosfera venusiana, anche se qualche frammento potrebbe essere arrivato in superficie.[24]

Negli ultimi decenni, per risparmiare combustibile, Venere è stata spesso usata come fionda gravitazionale per missioni dirette verso altri pianeti del sistema solare, come nel caso della Galileo, diretta verso Giove e le sue lune, e la Cassini-Huygens, diretta all'esplorazione del sistema di Saturno e che effettuò due fly-by con Venere tra il 1998 e il 1999, prima di dirigersi verso le regioni esterne del sistema solare.[25]

Venus Express, lanciata nel 2006, ha eseguito una mappatura completa della superficie, e nonostante fosse inizialmente prevista una durata della missione di due anni, essa è stata estesa fino al dicembre del 2014.[26]

Missioni attuali e future

PLANET-C, o Venus Climate Orbiter, è una sonda giapponese che, seguendo la tradizione nipponica, è stata ribattezzata dopo il lancio col nome di Akatsuki ed è stata lanciata il 20 maggio 2010 dal Tanegashima Space Center. Avrebbe dovuto entrare in orbita attorno a Venere nel dicembre del 2010, con lo scopo di studiare la dinamica dell'atmosfera venusiana, ciononostante, a causa di un problema col computer di bordo, la manovra fallì. Non avendo subito gravi danni la sonda è riuscita ad entrare in orbita attorno al pianeta nel dicembre 2015.[27]

Tra le missioni candidate per il decennio 2013-2022, nell'ambito del Programma New Frontiers della NASA, la Venus In-Situ Explorer era una delle candidate possibili da scegliere, tra vari progetti esplorativi proposti.[28] La missione comprendeva lo studio chimico-fisico della sua crosta e l'analisi della sua atmosfera, con campioni del suolo venusiano da prelevare e studiare sul posto, visti gli alti costi che comporta riportare sulla Terra eventuali campioni. Inizialmente programmata per essere lanciata nel 2013, venne poi data la priorità alla missione OSIRIS-REx, che sarà lanciata nel 2016 e si dedicherà all'esplorazione degli asteroidi.[29]

Venera-D è un progetto dell'Agenzia Spaziale Russa, che inizialmente prevedeva l'atteraggio di un lander sulla superficie nel 2014. Tuttavia in fase di riprogettazione della missione, dopo i fallimenti delle sonde Phobos, il progetto perse priorità rispetto ad altre missioni, all'interno del programma spaziale russo e, dopo che il lancio è stato rimandato al 2024, nell'agosto del 2012 si è deciso di posticipare la missione al 2026.[30]

Il 26 novembre del 2013 la NASA ha lanciato anche il Venus Spectral Rocket Experiment (VeSpR), un telescopio spaziale in orbita attorno alla Terra per lo studio dell'atmosfera di Venere nell'ultravioletto, non possibile dalla Terra in quanto l'atmosfera terrestre assorbe la maggior parte dei raggi UV.[31] Lo scopo degli scienziati è individuare la quantità di atomi di idrogeno e deuterio rimasti nell'atmosfera venusiana, per ricostruire la storia del pianeta e capire se effettivamente esisteva una grande quantità di acqua nel passato come gli astronomi ipotizzano.[32]

File:Venus venera13.jpg
Foto a colori della superficie di Venere inviate dalla sonda sovietica Venera 13

Parametri orbitali e rotazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Parametri orbitali di Venere.
Rappresentazione del movimento di Venere e della Terra attorno al Sole.

L'orbita di Venere è quasi circolare, con un'eccentricità orbitale inferiore all'1% e una distanza media dal Sole di 108 milioni di chilometri.[33] Venere è il pianeta che maggiormente si avvicina alla Terra e in occasione delle congiunzioni inferiori la distanza media tra Venere e la Terra è di circa 41 milioni di chilometri. Essendo l'orbita di Venere quasi circolare la vicinanza minima tra la Terra e Venere avviene quando il nostro pianeta si trova al perielio e la sua distanza dal Sole è di 147 milioni di chilometri circa. In queste occasioni quando Venere è in congiunzione inferiore si avvicina a meno di 40 milioni di chilometri, e nei periodi di massima eccentricità orbitale dell'orbita terrestre, la distanza minima di Venere dalla Terra è di 38,2 milioni di chilometri[33]

Con una velocità orbitale di 35 km/s, Venere impiega 224,7 giorni a compiere una rivoluzione attorno al Sole, mentre il periodo sinodico, ossia il periodo nel quale si ritrova nella stessa posizione nel cielo terrestre rispetto al Sole, è di 584 giorni. L'inclinazione orbitale rispetto all'eclittica è di 3,39º[33]

La rotazione di Venere, rimasta sconosciuta fino alla seconda metà del XX secolo, avviene secondo il moto retrogrado (in senso orario), cioè al contrario di come avviene normalmente per la maggior parte degli altri pianeti del sistema solare. La rotazione è molto lenta, infatti un giorno dura circa 243 giorni terrestri, superiore al periodo di rivoluzione attorno al Sole, con una velocità all'equatore di appena 6,5 km/h. Alcune ipotesi sostengono che la causa sia da ricercarsi nell'impatto con un asteroide di dimensioni ragguardevoli.[34] All'inizio del 2012, analizzando i dati della sonda Venus Express, si è scoperto che la rotazione di Venere sta ulteriormente rallentando, con un periodo di rotazione che è stato misurato in 243,0185 giorni[35], 6 minuti e mezzo superiore alla precedente misurazione di 16 anni prima effettuata dalla sonda Magellano[36]

A causa della rotazione retrograda il moto apparente del Sole è opposto a quello terrestre, quindi chi si trovasse su Venere vedrebbe l'alba a ovest e il tramonto a est. Poiché il pianeta impiega 225 giorni terrestri per compiere un'intera rivoluzione attorno al Sole su Venere il giorno è più lungo dell'anno. Tuttavia tra un'alba e l'altra trascorrono soltanto 117 giorni terrestri perché mentre il pianeta ruota su se stesso in senso retrogrado esso si sposta anche lungo la propria orbita, compiendo il moto di rivoluzione che procede in senso opposto rispetto a quello di rotazione. Ne deriva che lo stesso punto della superficie si viene a trovare nella stessa posizione rispetto al Sole ogni 117 giorni terrestri.[37]

Caratteristiche fisiche

Confronto delle dimensioni dei quattro pianeti terrestri: da sinistra, Mercurio, Venere, la Terra e Marte.

Venere è uno dei quattro pianeti terrestri del sistema solare. Questo significa che, come la Terra, è un corpo roccioso. In dimensioni e massa è molto simile alla Terra ed è spesso descritta come il suo "gemello"[38]. Venere sta subendo la stessa evoluzione che ha avuto la Terra nella sua formazione. Il diametro di Venere è inferiore a quello terrestre di soli 650 km e la sua massa è l'81,5% di quella terrestre. A causa di questa differenza di massa, sulla superficie di Venere l'accelerazione di gravità è mediamente pari a 0,88 volte quella terrestre. A titolo di esempio, un uomo di 70 kg che misurasse il proprio peso su Venere, mediante un dinamometro tarato sull'accelerazione di gravità terrestre, registrerebbe un valore pari a circa 62 kg (utilizzando come unità di misura i chilogrammi forza).

A dispetto di queste somiglianze, le condizioni sulla superficie venusiana sono molto differenti da quelle terrestri a causa della spessa atmosfera di anidride carbonica, la più densa tra tutti i pianeti terrestri: l'atmosfera di Venere, infatti, è costituita per il 96,5% da anidride carbonica, mentre il restante 3,5% è composto soprattutto da azoto.[39] La notevole percentuale di anidride carbonica è dovuta al fatto che Venere non ha un ciclo del carbonio per incorporare nuovamente questo elemento nelle rocce e nelle strutture di superficie, né esistono organismi (come le piante sulla Terra) che la possano assorbire in biomassa. È proprio l'anidride carbonica ad aver generato un potentissimo effetto serra, a causa del quale Venere è divenuta così caldo che si ritiene che gli antichi oceani del pianeta siano evaporati, lasciando una asciutta superficie desertica con molte formazioni rocciose.[40] Il vapore acqueo si è poi dissociato a causa dell'alta temperatura e a causa dell'assenza di una magnetosfera, il leggero idrogeno è stato diffuso nello spazio interplanetario dal vento solare.[41]

La pressione atmosferica sulla superficie del pianeta è pari a 92 volte quella della Terra ed è dovuta per la maggior parte all'anidride carbonica e ad altri gas serra. Il pianeta è inoltre ricoperto da un opaco strato di nuvole di acido solforico, altamente riflettenti, che insieme alle nubi dello strato inferiore[42] impediscono la visione della superficie dallo spazio. Questa impenetrabilità ha originato molteplici discussioni, perdurate fino a quando i segreti del suolo di Venere furono rivelati dalla planetologia nel ventesimo secolo.

La mappatura della sua superficie è stata possibile attraverso i dati forniti dalla sonda Magellano tra il 1990 e il 1991. Ne è risultato un suolo con evidenze di estensivo vulcanismo; anche la presenza di zolfo nell'atmosfera poteva essere un indizio di eruzioni recenti.[43][44] Però l'assenza di flussi lavici accanto alle caldere visibili rimane un problema.

Il pianeta mostra pochi crateri da impatto, il che depone a favore di una superficie relativamente giovane, sui 300-600 milioni di anni.[45][46] La mancata evidenza di attività tettonica viene collegata alla notevole viscosità della crosta, dovuta all'assenza dell'effetto lubrificante provocato dall'acqua, il che rende più difficile la subduzione. Ci può tuttavia essere una perdita di calore interno in seguito a importanti eventi periodici di affioramento.[45]

Struttura interna

Lo stesso argomento in dettaglio: Struttura interna di Venere.
Struttura interna di Venere.

Anche se vi sono poche informazioni dirette sulla sua struttura interna e la geochimica venusiana a causa della mancanza di dati sismici e della conoscenza del suo momento di inerzia[47] le somiglianze in termini di dimensioni e di densità tra Venere e la Terra suggeriscono che i due pianeti possano avere una struttura interna simile: un nucleo, un mantello e una crosta. Si ritiene che il nucleo venusiano, come quello della Terra, sia almeno parzialmente liquido dal momento che i due pianeti hanno avuto un processo di raffreddamento simile.[48] Le dimensioni leggermente inferiori di Venere suggeriscono che le pressioni siano significativamente più basse al suo interno rispetto a quelle terrestri.

La differenza principale tra i due pianeti è l'assenza di tettonica delle placche su Venere dovuta probabilmente alla diversa composizione della litosfera e del mantello venusiani (assenza di acqua = viscosità maggiore = grado di accoppiamento maggiore litosfera/mantello) rispetto a quelli terrestri. L'omogeneità della crosta di Venere determina una minore dispersione di calore dal pianeta, che infatti presenta un flusso di calore con valori di circa la metà inferiori a quelli terrestri. L'assenza di un campo magnetico potrebbe essere legata all'assenza di un nucleo solido all'interno del pianeta.[49]

Si ritiene che Venere sia soggetto a periodici episodi di movimenti tettonici, dove la crosta sarebbe subdotta rapidamente nel corso di pochi milioni di anni, con intervalli di alcune centinaia di milioni di anni di relativa stabilità. Questo contrasta fortemente con la condizione più o meno stabile di subduzione e di deriva continentale che si verifica sulla Terra.[50] Tuttavia la differenza è spiegabile con l'assenza su Venere di oceani che agirebbero come lubrificanti nella subduzione.[51] Le rocce superficiali di Venere avrebbero meno di mezzo miliardo di anni poiché l'analisi dei crateri di impatto suggerisce che le dinamiche di superficie avrebbero modificato la superficie stessa (eliminando gli antichi crateri) negli ultimi miliardi di anni.[52]

Superficie

Lo stesso argomento in dettaglio: Superficie di Venere e Nomenclatura di Venere.
La superficie di Venere.

La superficie di Venere mostrata dalle sonde Venera appariva costituita principalmente da rocce di basalto, ed è stata successivamente mappata in dettaglio alla fine del XX secolo; la sonda Magellano ha elencato circa un migliaio di crateri di meteoriti: un numero basso se confrontato a quello della Terra.[43][44] La scarsa presenza di crateri e il fatto che essi siano relativamente grandi, oltre i 3 km di diametro, si spiega con la densa atmosfera venusiana che impedisce l'arrivo in superficie dei meteoriti più piccoli, disgregandoli prima dell'impatto al suolo.[53]

Circa l'80% della superficie di Venere è formato da pianure vulcaniche che per il 70% mostrano dorsali da corrugamento, e per il 10% sono proprio lisce.[54] Il resto è costituito da due altopiani definiti continenti, uno nell'emisfero nord e l'altro appena a sud dell'equatore.
Il continente più a nord è chiamato Ishtar Terra, dalla dea babilonese dell'amore Ishtar, e ha circa le dimensioni dell'Australia. I Monti Maxwell, il più alto massiccio montuoso su Venere, si trovano nell'Ishtar Terra. La superficie di Venere è, rispetto a quella della Terra e di Marte, generalmente pianeggiante, in quanto solo il 10% della superficie si estende oltre i 10 km d'altezza, contro i 30 chilometri che separano invece i fondi oceanici terrestre dalle montagne più alte.

Il continente a sud è chiamato Aphrodite Terra, dalla dea greca dell'amore, e ha circa le dimensioni del Sud America. La maggior parte di questo continente è ricoperta da un intrico di fratture e di faglie.[55]

Venere è senza dubbio il pianeta del sistema solare con la maggior quantità di vulcani: ne sono stati individuati in superficie circa 1500 di dimensioni medio-grandi, ma potrebbero esserci fino a un milione di vulcani minori.[56] Alcune strutture vulcaniche sono peculiari di Venere, come quelle chiamate farra (a forma di focaccina), larghe da Errore in {{M}}: parametro 1 non è un numero valido. e alte da Errore in {{M}}: parametro 1 non è un numero valido.; fratture radiali a forma di stella, chiamate novae; strutture con fratture sia radiali che concentriche chiamate aracnoidi per la loro somiglianza con le tele di ragno; e infine le coronae, anelli circolari di fratture, a volte circondate da una depressione. Tutte queste strutture hanno un'origine vulcanica.[57]

La superficie di Venere appare geologicamente molto giovane, i fenomeni vulcanici sono molto estesi e lo zolfo nell'atmosfera dimostrerebbe, secondo alcuni esperti, l'esistenza di fenomeni vulcanici attivi ancora oggi[56]. Tuttavia, questo solleverebbe un enigma: l'assenza di tracce del passaggio di lava che accompagni una caldera tra quelle visibili.

Mappa topografica di Venere

Quasi tutte le strutture di superficie di Venere prendono il nome da figure femminili storiche o mitologiche.[58] Le uniche eccezioni sono rappresentate dai monti Maxwell, il cui nome deriva da James Clerk Maxwell, e da due regioni chiamate Alpha Regio e Beta Regio. Queste tre eccezioni si verificarono prima che l'attuale sistema fosse adottato dall'Unione Astronomica Internazionale, l'ente che controlla la nomenclatura dei pianeti.[59]

Atmosfera

Lo stesso argomento in dettaglio: Atmosfera di Venere.
Il prolungamento della falce in un'immagine in falsi colori

Osservazione

Molto tempo prima dell'arrivo delle sonde sovietiche sul suolo di Venere, erano già state acquisite le prove che il pianeta disponeva di un'atmosfera:

  1. Anzitutto, prima e dopo la congiunzione inferiore, il pianeta presenta una "falce" con le estremità molto angolate rispetto al normale angolo teorico di 180º (osservabile, ad esempio, nella Luna). Questa è la prova dell'esistenza di un'atmosfera, dal momento che il prolungamento delle punte della falce è dovuto alla riflessione della luce solare anche nell'emisfero non esposto al Sole, in virtù di un fenomeno di diffusione, o crepuscolo, provocato dall'atmosfera.[60]
  2. Quando Venere occulta una stella l'occultamento non è istantaneo ma progressivo. Cioè quando il disco del pianeta inizia a sovrapporsi a quello della stella la luce della stella è ancora parzialmente visibile. Ciò si verifica perché la luce è in grado di penetrare parzialmente l'atmosfera. Analogamente quando la stella ricompare la luminosità non riappare improvvisamente (cosa che si verifica invece nel caso dell'occultamento di una stella da parte della Luna) ma in modo continuo.[61]

Ma fu durante il transito del 1761 che l'astronomo russo Mikhail Lomonosov poté effettuare la prima osservazione diretta dell'atmosfera di Venere.[62] Al telescopio, infatti, il pianeta, visto davanti al Sole, mostrava un margine non netto ma sfumato, cioè appariva circondato come da un alone: la prova palese dell'esistenza di un'atmosfera.[18]

Composizione

L'atmosfera di Venere è molto diversa da quella della Terra, sia in composizione che in densità: è costituita infatti al 96,5% di anidride carbonica, mentre il 3,5% restante è azoto.[63]. La massa dell'atmosfera venusiana è circa 93 volte quella dell'atmosfera terrestre, mentre la pressione sulla superficie del pianeta è circa 92 volte quella della Terra, equivalente alla pressione presente a circa mille metri di profondità in un oceano terrestre.[64]

La densa atmosfera, composta essenzialmente di CO2, genera insieme alle nubi di anidride solforosa il più forte effetto serra del sistema solare, portando la temperatura della superficie del pianeta a valori di oltre 460 °C.[64][65] Questo rende la superficie di Venere più calda di quella di Mercurio,[66] e quindi di qualunque altro pianeta del sistema solare.[67] Questo nonostante Venere sia due volte più distante dal Sole e riceva quindi solo il 25% dell'irraggiamento rispetto al pianeta più interno. A causa dell'assenza di acqua, su Venere non vi è umidità sulla superficie, che a causa di temperatura e condizioni atmosferiche è stata spesso descritta come "infernale".[68][69][70]

Gli studi hanno evidenziato come, all'inizio del sistema solare, l'atmosfera di Venere fosse probabilmente molto più simile a quella terrestre, e che vi fosse una presenza abbondante di acqua sulla superficie. Il progressivo aumento della radiazione solare causò un aumento dell'evaporazione, e siccome il vapore acqueo è un potente gas serra, si innescò un processo di retroazione positivo. Tale processo diventò sempre più rapido, fino a diventare incontrollabile: come risultato gli oceani di Venere evaporarono completamente, e le temperature al suolo raggiunsero valori di 1500 K. In seguito la radiazione solare ha progressivamente fotodissociato il vapore acqueo in idrogeno e ossigeno. L'idrogeno tuttavia non può essere trattenuto efficacemente da Venere, ed è stato progressivamente perso tramite processi di fuga atmosferica, mentre l'ossigeno rimasto si è ricombinato con il carbonio, portando alla composizione atmosferica odierna.[71] Sebbene non sia possibile la vita sulla superficie di Venere, alcuni scienziati ipotizzano che essa potrebbe esistere negli strati di nubi a 50-60 chilometri d'altezza, dove i valori di temperatura e pressione atmosferica sono simili a quelli terrestri.[72][73][74]

Tempo atmosferico

Le struttura nuvolose dell'atmosfera di Venere riprese all'ultravioletto dalla sonda Mariner 10 nel 1989.

Venere è un mondo con una situazione climatica estrema e invariante. L'inerzia termica e lo spostamento del calore da parte dei venti nella parte più bassa dell'atmosfera fanno sì che la temperatura della superficie di Venere non cambi significativamente tra giorno e notte, nonostante la rotazione estremamente lunga del pianeta: quindi la superficie di Venere è isotermica, cioè mantiene una temperatura costante tra il giorno e la notte e tra l'equatore e i poli.[75][76][77][78] L'inclinazione assiale del pianeta è di 177,36° il che determina l'apparente rotazione inversa del pianeta. L'angolo è comunque molto prossimo a 180° e contribuisce a rendere poco evidenti i cambiamenti stagionali.[79]

L'unica variazione apprezzabile si ha con l'aumento dell'altitudine: il punto più freddo della superficie di Venere è nel suo punto più alto, ossia sui Maxwell Montes, con una temperatura di 380 °C, dove la pressione è pari a 45 bar.[1][80] Nel 1990 la Sonda Magellano effettuando riprese radar rilevò una sostanza molto riflettente che si trovava sulla cima dei picchi montuosi più alti, simile nell'aspetto alla neve che si trova sulle montagne della Terra. Questa sostanza potrebbe formarsi in un processo simile a quello che causa la neve sulla Terra, sebbene la sua temperatura sia molto più alta. Essendo troppo volatile per condensare sulla superficie si eleva in forma gassosa verso cime più alte e più fredde su cui cade poi come precipitazione. La natura di questa sostanza non è conosciuta con certezza, ma alcune speculazioni propongono che si possa trattare di tellurio elementare o persino di solfuro di piombo (galena).[81]

Il tellurio è un metallo raro sulla Terra, ma potrebbe essere abbondante su Venere. Secondo alcuni scienziati il tellurio potrebbe assumere, sui picchi montuosi di Venere dove la temperatura è più bassa rispetto alle altre zone della superficie, la forma di una specie di neve metallica.[82]

I venti sulla superficie sono lenti, con una velocità di pochi chilometri all'ora, ma, a causa dell'alta densità dell'atmosfera, essi esercitano una notevole forza contro gli ostacoli e sono in grado di spostare polvere e pietre sulla superficie. Basterebbe solo questo a rappresentare un ostacolo al movimento di un uomo sulla superficie anche se il calore e la pressione non fossero già un problema.[83] Nello strato più alto delle nubi invece, i venti soffiano con grande intensità, fino a 300 km/h, e sferzano l'intero pianeta con un periodo di 4-5 giorni.[84] Questi venti si muovono a velocità che sono fino a 60 volte la velocità di rotazione del pianeta, mentre sulla terra i venti più forti soffiano solo al 10% o 20% della velocità di rotazione terrestre.[85]

L'effetto serra creato dall'atmosfera di Venere.

Al di sopra del denso strato di CO2 si trovano spesse nubi costituite prevalentemente di anidride solforosa e da goccioline di acido solforico.[86][87] Queste nuvole riflettono circa il 60% della luce solare nello spazio e impediscono l'osservazione diretta della superficie di Venere nello spettro visibile. A causa dello strato di nubi, nonostante Venere sia più vicino al Sole di quanto lo sia la Terra, la superficie venusiana non ne è altrettanto riscaldata o illuminata. A mezzogiorno la luminosità di superficie corrisponde grosso modo a quella osservabile sulla Terra in una giornata molto nuvolosa.[18] Le nubi coprono l'intero pianeta e sono quindi più simili a una spessa coltre di nebbia che alle nuvole terrestri. Per questo motivo un ipotetico osservatore che si trovasse sulla superficie non sarebbe mai in grado di vedere direttamente il Sole, ma potrebbe soltanto intravederne la luminosità. In assenza dell'effetto serra causato dall'anidride carbonica dell'atmosfera la temperatura sulla superficie di Venere sarebbe abbastanza simile a quella terrestre.[88]

Le nubi di Venere sono soggette a frequenti scariche elettriche (fulmini) e la loro composizione ne favorisce la formazione più frequentemente che sulla Terra.[89] L'esistenza di fulmini è stata controversa fin da quando le sonde sovietiche Venera avevano osservato scariche elettriche nella parte bassa dell'atmosfera che si succedevano con cadenze che sembravano decine o centinaia di volte più frequenti dei lampi sulla Terra. Gli scienziati sovietici chiamarono questo fenomeno "il drago elettrico di Venere".[18] In seguito, nel 2006 e nel 2007, la sonda Venus Express osservò chiaramente un'onda elettromagnetica di elettroni. Era la prova che un fulmine si era appena scaricato. La sua apparenza intermittente indicava una traccia associata con attività climatica. Il tasso di fulmini è, secondo le stime più prudenti, almeno la metà di quello sulla Terra.[89]

Magnetosfera

Interazione della magnetosfera di venere con il vento solare.

Nel 1967 Venera-4 ha scoperto che Venere possiede un campo magnetico molto più debole di quello terrestre. Questo campo magnetico viene generato da un'interazione tra la ionosfera e il vento solare,[90][91] contrariamente a quanto avviene nel caso del nostro pianeta il cui campo nasce dall'effetto dinamo delle correnti convettive all'interno del mantello. Il campo venusiano si dimostra essere troppo debole per fornire una adeguata protezione dal vento solare. Le particelle dell'alta atmosfera vengono infatti continuamente strappate al campo gravitazionale del pianeta per disperdersi nello spazio.[92] La mancanza di un campo magnetico intrinseco a Venere è un dato sorprendente, visto che è simile alla Terra per dimensioni, e inizialmente si era previsto anche per questo pianeta un effetto dinamo all'interno del mantello. Una dinamo richiede tre cose: un liquido conduttivo, la rotazione del nucleo e la convezione. Il nucleo è ipotizzato elettricamente conduttivo e, nonostante la lentezza della rotazione, le simulazioni mostrano che questa sarebbe sufficiente per produrre una dinamo.[93][94] Questo implica che la dinamo manca a causa dell'assenza di convezione. Sulla Terra la convezione si verifica nel mantello a causa della temperatura inferiore di questo rispetto a quella del nucleo. Su Venere un evento di rifacimento globale può avere interrotto la tettonica a zolle e quindi eliminato le correnti convettive. Ciò ha causato l'innalzamento della temperatura del mantello e ridotto così il flusso di calore proveniente dal nucleo. Come risultato non c'è una geodinamo interna che può produrre un campo magnetico. Una possibilità è che Venere non abbia un nucleo interno solido[95] o che non ci sia un gradiente di temperatura all'interno in modo che tutta la parte liquida del nucleo sia approssimativamente alla stessa temperatura. Un'altra possibilità è che il suo nucleo sia già completamente solidificato. Lo stato del nucleo dipende in larga misura dalla concentrazione di zolfo che non è nota.

Satelliti

Lo stesso argomento in dettaglio: Neith (astronomia).

Venere non ha satelliti naturali,[96] sebbene l'asteroide 2002 VE68 mantenga una relazione quasi orbitale col pianeta[97] e una ricerca del 2006 di Alex Alemi e David Stevenson del California Institute of Technology, sui modelli del Sistema Solare primordiale, faccia ipotizzare che Venere avesse inizialmente almeno una luna creata da un gigantesco evento da impatto, come similmente si ipotizza per la formazione della luna terrestre. Questo satellite si sarebbe inizialmente allontanato per via delle interazioni mareali, allo stesso modo della Luna,[98] ma un secondo gigantesco impatto avrebbe rallentato, se non invertito la rotazione di Venere, portando la luna venusiana a riavvicinarsi e infine collidere col pianeta.[99][100] Una spiegazione alternativa alla mancanza di satelliti è costituita dai forti effetti mareali del Sole che potrebbero destabilizzare grossi satelliti orbitanti attorno ai pianeti terrestri interni.[96]

Colonizzazione e terraformazione di Venere

Considerando le sue condizioni estremamente ostili, una colonia sulla superficie di Venere è fuori portata con le attuali tecnologie e anche la sola esplorazione umana è più ardua rispetto a quelle sulla Luna e su Marte, anche perché Venere è stata studiata meno: in superficie calore e pressione non hanno permesso a sonde spaziali di funzionare che per brevi periodi, ma non si conoscono bene nemmeno i dettagli del suo strato atmosferico situato a 50 chilometri d'altezza, dove la pressione atmosferica e la temperatura sono simili a quelle terrestri.[101]

In passato sono state avanzate varie teorie, come quella della terraformazione, eliminando l'anidride carbonica dell'atmosfera per diminuire l'effetto serra, oppure tramite uno scudo solare,[102] entrambi metodi per diminuire la temperatura in superficie, mentre per il problema dell'acqua, è stato proposta anche l'introduzione di grandi quantità d'idrogeno, che si legherebbe all'ossigeno formando acqua.[103]

Una delle ipotesi di terraformazione tra le più attuabili consisterebbe nell'introduzione, nelle parti alte dell'atmosfera, tramite una o più sonde, di alghe azzurre, uno degli organismi autotrofi più autosufficienti che esistano sulla Terra e che, tramite fotosintesi, nel giro di circa 20 000 anni potrebbero portare alla fissazione del carbonio della CO2 atmosferica con conseguente riduzione/scomparsa dell'effetto serra e liberazione di grandi quantità di ossigeno.[senza fonte]

Un'altra teoria prevede l'esistenza di città galleggianti e ambienti abitabili aerostatici, come proposto da Geoffrey A. Landis, approfittando del fatto che l'aria respirabile, costituita da ossigeno e azoto, è più leggera dell'atmosfera venusiana e produrrebbe una spinta verso l'alto, mantenendo in sospensione una cupola abitata. Come detto mancano però studi sull'alta atmosfera, in quanto a quelle altezze la quantità di acido solforico presente potrebbe essere particolarmente dannosa.[101]

Venere nella cultura

Nell'antichità

Un codice Maya rappresentante l'osservazione di Venere

Essendo uno degli oggetti più luminosi nel cielo, Venere è conosciuta sin dall'antichità e ha avuto un significativo impatto sulla cultura umana.

È descritta dai Babilonesi in svariati documenti in scrittura cuneiforme, come il testo detto la Tavoletta di Venere di Ammi-Saduqa. I Babilonesi chiamarono il pianeta Ishtar, la dea della mitologia babilonese (connaturata con la dea Inanna dei Sumeri), personificazione dell'amore ma anche della battaglia. Gli Egizi identificavano Venere con due pianeti diversi, e chiamavano la stella del mattino Tioumoutiri e la stella della sera Ouaiti. Allo stesso modo, i Greci distinguevano tra la stella del mattino Φωσφόρος (Phosphoros, Fosforo) e la stella della sera Ἕσπερος (Hesperos, Espero); tuttavia, nell'epoca ellenistica si comprese che si trattava dello stesso pianeta. Espero fu tradotto in Latino come Vespero e Fosforo come Lucifero ("portatore di luce"), termine poetico in seguito utilizzato per l'angelo caduto allontanato dal cielo.

Gli Ebrei chiamavano Venere Noga ("luminoso"), Helel ("chiaro"), Ayeleth-ha-Shakhar ("cervo del mattino") e Kochav-ha-'Erev ("stella della sera").

Venere era importante per la civiltà Maya, che sviluppò un calendario religioso basato in parte sui suoi movimenti, e si basava sulle fasi di Venere per valutare il tempo propizio per eventi quali le guerre.

Il popolo Maasai definì Venere Kileken, e ha una tradizione orale, incentrata sul pianeta, denominato "Il bambino orfano".

Venere ha un ruolo significativo nelle culture degli australiani aborigeni, come i Yolngu nell'Australia del Nord. Gli Yolngu si radunavano per aspettare la comparsa di Venere, che chiamavano Barnumbirr, e che, secondo la tradizione, permetteva di comunicare con i propri cari morti.

Nell'astrologia occidentale, influenzata dalle connotazioni storiche legate alle divinità dell'amore, si ritiene che Venere influenzi questo aspetto della vita umana. Nell'astrologia indiana del Veda, Venere è nota come Shukra, ovvero "chiara, pura" in sanscrito. Gli antichi astronomi cinesi, coreani, giapponesi e vietnamiti chiamavano il pianeta "la stella (o astro) d'oro", collegandolo al metallo nella teoria dei cinque elementi cinesi. Nella spiritualità lakota Venere è associata con l'ultima fase della vita e con la saggezza.

Nella fantascienza

Letteratura

Lo stesso argomento in dettaglio: Venere nella fantascienza.

L'impenetrabile strato di nuvole che ricopre Venere ha dato agli scrittori di fantascienza del passato totale libertà di speculare sulle condizioni della sua superficie. Il pianeta è stato spesso rappresentato come significativamente più caldo della Terra, ma, nonostante questo, ancora abitabile dagli uomini. Il genere ha raggiunto il suo picco tra il 1930 e il 1950 circa, quando gli scienziati avevano rivelato alcune caratteristiche di Venere, ma non si era ancora consapevoli delle aspre condizioni della sua superficie.

Già nel 1865 Achille Eyraud scrisse Voyage to Venus, in cui una spedizione umana parte con un'astronave dotata di "motore a reazione".[104] Nel romanzo di H.G. Wells La guerra dei mondi del 1898, ripreso poi in versione radiofonica da Orson Welles nel 1938, il narratore ritiene che i marziani potrebbero essere sbarcati su Venere dopo l'invasione fallita alla Terra. Paradossalmente, il primo adattamento cinematografico del romanzo, La guerra dei mondi, si apre con una mostra dove il narratore descrive tutti i pianeti del sistema solare, con l'eccezione di Venere. Olaf Stapledon nel suo romanzo del 1930 Infinito, narra di una colonizzazione su Venere da parte della razza umana dopo un processo di terraformazione del pianeta per liberare ossigeno dagli oceani di Venere, e dopo aver sterminato i venusiani, indigeni del luogo.[105] Il tema della terraformazione di Venere è ripreso anche da Frederik Pohl e Cyril M. Kornbluth nel 1952, nel romanzo I mercanti dello spazio.

Tra i più noti autori di opere su Venere c'è senza dubbio Edgar Rice Burroughs, coi romanzi del ciclo di Venere (Carson di Venere): da I pirati di Venere del 1934 proseguendo con altri 5 romanzi, di cui l'ultimo, Il mago di Venere, pubblicato postumo nel 1964.[106][107] Completamente ambientato su Venere è anche il secondo dei libri della trilogia dello spazio di C. S. Lewis, intitolato Perelandra (1943). Robert A. Heinlein ha ambientato la sua serie Storia futura su Venere, ispirato dalla tesi del chimico Svante Arrhenius sulla presenza di una palude fumosa sulla quale la pioggia cadeva incessantemente. A tale ipotesi si è rifatto anche Ray Bradbury nel racconto breve Pioggia senza fine. Isaac Asimov nel suo romanzo del 1954 Lucky Starr e gli oceani di Venere descrisse invece il pianeta come ricoperto da un immenso oceano ricco di vita acquatica e completamente avvolto dalle nubi, dove erano state costruite delle città sottomarine dotate di illuminazione artificiale.[108]

Mentre la conoscenza scientifica di Venere avanzava, svelando le reali condizioni superficiali di Venere, gli autori di fantascienza persero in gran parte l'interesse per il pianeta, intimiditi dalle condizioni infernali della sua superficie[109]. Tuttavia alcuni, come Arthur C. Clarke, cercarono di tenere il passo con le nuove informazioni.

J.R.R. Tolkien narra nel Silmarillion del viaggio di Eärendil con un Silmaril nelle volte del cielo, rappresentazione del pianeta Venere. Il secondo romanzo della serie di Venus Prime di Paul Preuss, intitolato Maëlström (1988), è ambientato su Venere, mentre in 3001: Odissea finale (1997), ancora di Arthur C. Clarke, narra della terraformazione di Venere da parte della razza umana, con il protagonista incaricato di portare acqua sul pianeta ottenendolo dal ghiaccio dei nuclei cometari.[110]

Cinema e televisione

In campo cinematografico e televisivo sono rari i casi dove Venere è meta di viaggi spaziali o il luogo su cui si svolge un'opera fantascientica, e la Luna e Marte sono stati largamente preferiti come scenari nella maggior parte dei casi. Come per le opere letterarie, è prima del 1965 che Venere viene maggiormente menzionato in campo cinematografico, talvolta ispirandosi alla dea Venere e descrivendo il pianeta come popolato da donne o società matriarcali, ad esempio come nella parodia Viaggio al pianeta Venere del 1953, dove i protagonisti, Gianni e Pinotto, finiscono con un razzo su Venere, che risulta popolato da sole donne mentre gli uomini sono da tempo banditi, oppure come ne La regina di Venere, dove alcuni astronauti, precipitati sul pianeta, fanno la conoscenza della spietata regina Yllana.[111] In Sojux 111 Terrore su Venere, il pianeta è la destinazione di un viaggio dopo la scoperta che l'evento di Tunguska del 1908 fu causato dallo schianto di un'astronave aliena proveniente da Venere, scoprendo poi, una volta arrivati in superficie, che la civiltà venusiana si era autodistrutta, e che il pianeta era diventato piuttosto ostile. Nel film del 1972 Doomsday Machine, diretto da Lee Sholem, viene organizzato un viaggio verso Venere nel tentativo di salvare la razza umana dalla distruzione dell'umanità[112]

Nell'episodio "Cold Hands, Warm Heart" della seconda stagione della serie televisiva The Outer Limits, un astronauta, interpretato da William Shatner, il futuro Capitano Kirk dell'astronave Enterprise, dopo essere stato in orbita attorno a Venere torna sulla Terra dove sperimenta strani sogni nei quale vede un alieno fuori dalla navicella. Nell'universo fantascientifico di Star Trek, Venere, così come le conoscenze delle sonde spaziali avevano rivelato, era un pianeta di classe N, che nel XXIV secolo era sede di stazioni di terraformazione. Venere era anche meta per voli di addestramento degli studenti dell'accademia della Flotta Stellare, come peraltro testimonia Chakotay, nell'episodio Futuro anteriore nella terza stagione di Star Trek: Voyager, che era stato due mesi su Venere per imparare a guidare una navetta in mezzo a tempeste atmosferiche[113]

Il tema della terraformazione viene ripreso anche nell'anime Venus Wars, basato sull'omonimo manga di Yoshikazu Yasuhiko, mentre in chiave più prettamente scientifica viene mostrato nella miniserie Space Odyssey: Voyage To The Planets prodotto dalla BBC nel 2004, dove il pianeta è la prima destinazione del vascello scientifico interplatenario Pegasus. Il cosmonauta Yvan Grigorev diviene il primo umano a mettere piede sul pianeta nel corso di un breve atterraggio che ha la durata programmata di una sola ora a causa delle condizioni ambientali ostili.[114]

Dubbi linguistici

L'aggettivo venusiano, derivante dal latino Venus[115], è spesso utilizzato in riferimento a Venere; tuttavia la forma più corretta sarebbe quella, oggi poco utilizzata, di venereo, derivata dal Latino venereus o venerius[115]; il termine raro citereo, dal latino Cytherea derivante dal nome dell'isola di Citèra sacra alla dea Afrodite[116], è ancora occasionalmente usato.

Note

Note al testo
  1. ^ Il nome del pianeta è di genere femminile, ma non è infrequente l'uso, anche in testi scientifici, di riferirsi a Venere accordando aggettivi e participi passati al maschile. Per maggiori dettagli e riferimenti, consulta la pagina di discussione.
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