Oggi Lodi è un argomento di grande attualità e interesse per la società in generale. Con l'avanzamento della tecnologia e della globalizzazione, Lodi è diventato un argomento sempre più importante in diversi ambiti, dalla politica alla scienza. In questo articolo esploreremo in dettaglio i diversi aspetti legati a Lodi, dalla sua origine ed evoluzione fino al suo impatto oggi. Inoltre, analizzeremo le diverse prospettive e opinioni su Lodi, in modo da offrire una visione completa e obiettiva di questo argomento così attuale oggi.
Il territorio di Lodi, esteso per 41,38 km²[17], è situato nella parte centro-meridionale della Lombardia, nella fascia nota come «bassa pianura». Il nucleo più antico della città sorge sul colle Eghezzone, un'altura di forma approssimativamente trapezoidale[18] ubicata sulla riva destra del fiume Adda; il resto del centro abitato si trova in parte su un terrazzo morfologico creato dall'opera di erosione del fiume, e in parte nell'area golenale. Il territorio del comune risulta compreso tra i 65 e gli 87 m sul livello del mare[17].
Il territorio comunale è attraversato dall'Adda e da numerosi altri corsi d'acqua, tra cui il canale della Muzza (che ne segna il confine a ovest), la roggia Bertonica e la roggia Molina (il cui tratto urbano è oggi quasi del tutto sotterraneo)[19].
Il clima del territorio lodigiano, analogamente al resto della Val Padana, presenta peculiarità riconducibili all'area continentale, in particolare al sottotipo Cfa della classificazione di Köppen-Geiger (clima temperato caldo-umido con estate molto calda): le estati sono roventi e caratterizzate dal fenomeno dell'afa (in base ai dati relativi al periodo di riferimento 1961-1990, la temperatura massima media della stagione estiva si attesta a +29,7 °C[26]); invece gli inverni sono spesso freddi (la temperatura minima media è pari a −0,8 °C[26]) e sono diffuse le nevicate, raramente di grossa portata[27]. Fenomeno molto frequente durante il semestre invernale è la nebbia, che talvolta può persistere per giorni a causa dell'assenza di venti sinottici a livello del suolo[28]. L'autunno e la primavera sono le stagioni in cui si registrano le maggiori precipitazioni[29].
Lodi lega le sue origini alla distruzione di Laus Pompeia, antico villaggio dei Celti Boi[31] e in seguito municipiumromano[32], ribattezzato nell'89 a.C. in onore del console Gneo Pompeo Strabone. Essendo situata sulla confluenza delle strade che da Placentia (Piacenza) e da Acerrae (Pizzighettone) portavano a Mediolanum (Milano), e nel punto di incrocio con la strada che da Ticinum (Pavia) proseguiva fino a Brixia (Brescia), Laus era un nodo di primaria importanza e divenne un fiorente borgo commerciale e agricolo[33]. Dopo essere passata sotto il controllo dei Longobardi (VI-VIII secolo[34]) e successivamente dei Franchi (VIII-IX secolo[35]), il 24 maggio 1111 Laus Pompeia fu rasa al suolo dai milanesi in seguito a un periodo di assedio[36]. Gli accordi di pace prevedevano il divieto di ricostruire gli edifici distrutti[36].
Quasi cinquant'anni dopo, il 3 agosto 1158, la città fu rifondata dall'imperatore Federico Barbarossa non sulle rovine di Laus Pompeia (dove oggi sorge Lodi Vecchio) ma lungo le rive dell'Adda, per consentirle una posizione di maggior controllo sul territorio[37]. Il sovrano accordò a Lodi straordinari privilegi, malgrado i quali la città crebbe con difficoltà[38]: nel 1167 fu obbligata dai milanesi ad aderire alla Lega Lombarda[39] e a partecipare alla battaglia di Legnano del 1176[40].
Nel XIII secolo Lodi continuò a svilupparsi grazie alla protezione di Federico II[41]. A partire dal 1251 si susseguirono le signorie dei Vistarini, Torriani, Visconti, Fissiraga e Vignati, finché nel XIV secolo il Contado di Lodi divenne dipendente dal Ducato di Milano, inizialmente sotto i Visconti che fecero costruire il maestoso castello di Porta Regale (1355-1370)[42] e in seguito sotto gli Sforza che, con Francesco, ampliarono e consolidarono il sistema difensivo mediante la costruzione di due fortificazioni ai capi del ponte sull'Adda[43].
Nelle età successive Lodi cadde sotto il dominio spagnolo[47], austriaco[48] e francese[49]. Questo corrispose a un periodo di declino e di rallentamento della crescita demografica, soprattutto in epoca spagnola, quando la città fu ridotta a una vera e propria fortezza[50]. Il 10 maggio 1796, Napoleone Bonaparte sconfisse gli austriaci nella celebre battaglia del ponte di Lodi, aprendosi la strada per la conquista di Milano[51].
Nella seconda metà dell'Ottocento, la città cominciò a espandersi all'esterno delle antiche mura medievali, soprattutto in seguito all'apertura della linea ferroviaria Milano-Piacenza nel 1861 e all'insediamento delle prime industrie (tra cui la Polenghi Lombardo nel 1870)[52]. Verso la fine del secolo ebbero luogo i primi scontri sociali tra i nascenti partiti di massa[53].
I lodigiani ricoprirono un ruolo importante durante la Resistenza: le azioni del Comitato di Liberazione Nazionale, costituito in città nell'ottobre 1943, si concentrarono nel corso del 1944 culminando con l'attentato mortale a un gerarca fascista[54]. La rappresaglia fu durissima ed entro la fine dell'anno vennero fucilati undici partigiani presso il poligono di tiro a segno[55]. Lodi fu liberata dal CLN il 27 aprile 1945: quando giunsero gli Alleati da Piacenza, trovarono la città completamente libera[56][57].
Sulle origini dell'emblema vi è molta incertezza: alcuni storici sostengono che risalga all'epoca della prima crociata (1095), sebbene non esista alcuna fonte che attesti la partecipazione della città all'impresa. La maggior parte degli studiosi individua invece un'origine imperiale, in quanto la croce d'oro in campo rosso deriva dal vessillo di Costantino[60]; i colori sarebbero poi stati invertiti[61]. Secondo tale interpretazione, il vessillo cittadino sarebbe stato creato ancor prima della crociata, per dichiarare la fedeltà della città alla causa ghibellina e per distinguere le milizie lodigiane durante le azioni di guerra[61].
Il gonfalone del comune riproduce sul fronte l'iconografia araldica dello stemma e sul retro due scene: la prima è dedicata al patronosan Bassiano, mentre la seconda rappresenta il Barbarossa nell'atto di consegnare ai notabili di Lodi le insegne della nuova città.
Il comune di Lodi si fregia del titolo di città ereditato da Laus Pompeia, antico municipium romano[32]; tale status venne formalmente riconosciuto il 3 dicembre 1158 da un diploma imperiale emesso da Federico Barbarossa[58] e confermato dalla Imperial Regia Patente del 24 aprile 1815[62].
È il monumento più antico e importante di Lodi, oltre che una delle chiese più vaste dell'intera Lombardia[63]. La sua costruzione venne simbolicamente intrapresa il 3 agosto 1158, giorno stesso della fondazione della città, ed ebbe termine nel 1284[64]. La facciata asimmetrica in cotto è tipicamente romanica[65], pur essendo caratterizzata da un alto protirogotico e da un grande rosonerinascimentale[66]; il campanile, realizzato fra il 1538 e il 1554 su progetto del lodigiano Callisto Piazza, rimase incompiuto per motivi di sicurezza militare[50]. L'interno, a tre navate coperte da volte a crociera, custodisce notevoli opere d'arte, tra cui un polittico di Callisto Piazza[67]. La parte più antica dell'edificio è la cripta, in cui sono conservate le spoglie del patronosan Bassiano[65]; nell'absidiola di sinistra, inoltre, si trova un gruppo scultoreo del Quattrocento raffigurante un Compianto sul Cristo Morto[68][69].
Collocato in una caratteristica via molto stretta nei pressi di piazza della Vittoria, è considerato un capolavoro del Rinascimento lombardo e rappresenta il monumento più prestigioso della città sotto il profilo artistico[70][71][72]. Progettato nel 1488 da Giovanni Battagio, fu costruito a spese del comune come espressione della religiosità popolare sul luogo di un postribolo[72]. Il tempio si presenta come una piccola costruzione a pianta ottagonale, coperta da una cupola a otto spicchi sormontata da una lanterna; il campanile a punta e la facciata furono completati in epoche successive[73]. L'interno è impreziosito da sontuose decorazioni in oro e ospita numerosi affreschi, tavole e tele realizzati tra la fine del Quattrocento e gli inizi dell'Ottocento dal Bergognone[74], dalla bottega dei Piazza[75] e da Stefano Maria Legnani[72]; gli spicchi della cupola furono affrescati nel XIX secolo da Enrico Scuri[76].
Fu costruita tra il 1280 e il 1307[77]. La facciata in cotto, rimasta incompiuta poco sopra il rosone marmoreo, è caratterizzata da un alto protiro e da due bifore «a cielo aperto» che rappresentano il primo esempio di una soluzione architettonica che si diffuse in tutta l'Italia del nord[78]. L'interno, a tre navate e a croce latina[79], è decorato da numerosi affreschi risalenti ai secoli compresi fra il Trecento e il Settecento[80]; la chiesa ospita inoltre le spoglie di alcuni lodigiani illustri, tra cui il librettista Francesco De Lemene, la poetessa Ada Negri e il naturalista Agostino Bassi[81].
Si tratta della chiesa più antica di Lodi dopo la Cattedrale[82]. Nell'interno, a tre navate, sono conservate significative opere d'arte, tra cui due affreschi di Callisto Piazza[83]. La facciata, tipicamente romanica, è caratterizzata da due lesene semicilindriche e da un rosone incorniciato in cotto, al di sopra del quale è collocata l'edicola con la statua del santo[68].
In stile gotico lombardo del XIV secolo[68], conserva un'importante opera d'arte: il Polittico Galliani realizzato nel 1520 da Alberto Piazza[77]. È degno di nota anche il rosone decorato con maiolica policroma[77]. Accanto alla chiesa sorge l'antico convento dal chiostro scandito da archi a sesto acuto, trasformato nel corso del XIX secolo in sontuosa residenza oggi suddivisa in appartamenti privati[84].
L'edificio, in stile rococò, fu costruito di fronte allo sbocco di una lunga via, in ossequio al gusto scenografico dell'epoca[85]. L'interno, a croce greca, è completamente ornato da preziosi affreschi risalenti al XVIII secolo[86].
Edificato in epoca medievale e rinnovato nel corso del Settecento dall'architetto Antonio Veneroni (in collaborazione con i fratelli Sartorio), è caratterizzato da una struttura massiccia e austera[87]. Degno di nota è il cortile con colonne binate[88]. L'interno elegante presenta alcuni ambienti decorati nel XVIII secolo: da segnalare la ex cappella vescovile e gli affreschi di Carlo Innocenzo Carloni[88].
Venne edificata tra il 1669 e il 1743[89] per ospitare un'immagine sacra della Vergine, ritenuta miracolosa[90]. L'interno a croce greca è completamente decorato da affreschi, tele e stucchi; una cappella laterale accoglie il sepolcro neoclassico di Maria Cosway[90], benefattrice della città[91].
Situata nei pressi del fiume Adda, in una posizione leggermente decentrata rispetto al cuore del centro storico medievale, rappresenta il miglior esempio di edificio barocco in città[92]. Completata nella prima metà del Settecento a eccezione della facciata, la chiesa è caratterizzata da una navata unica con pianta ellittica[93].
È un ambiente di dimensioni raccolte che ospita notevoli testimonianze artistiche[94]. Si trova in una via molto stretta, tipica della Lodi medievale. Il piccolo edificio è costituito da due corpi di fabbrica ben distinti, uno romanico e l'altro barocchetto[95].
Opera dell'architetto milanese Pellegrino Tibaldi e sconsacrata dal 1798[96], ha ospitato nel 1989 una grande mostra dedicata alla famiglia dei pittori Piazza da Lodi[97] e nel 2001 una rassegna sull'opera grafica dell'artista statunitense Andy Warhol[98].
Ex conventi di San Cristoforo e di San Domenico
Sono adibiti a sede centrale della Provincia di Lodi; degni di nota sono i chiostri interni[81].
Edificato nel 1284 a fianco della Cattedrale, dopo numerosi rimaneggiamenti si presenta in forme neoclassiche, come risulta evidente dal porticato e dalla loggia superiore, su cui si affaccia la sala del consiglio comunale[102]. Ai due lati del portico sono collocati il busto di Gneo Pompeo Strabone, che attribuì il titolo di municipium a Laus Pompeia (a sinistra), e quello di Federico Barbarossa, fondatore di Laus Nova (a destra)[102].
Il nucleo più antico dell'edificio risale al XV secolo[103]; la struttura venne successivamente ampliata e trasformata in ospedale[104]. La facciata in stile neoclassico fu realizzata alla fine del Settecento su disegno di Giuseppe Piermarini[103], lo stesso architetto del Teatro alla Scala di Milano. All'interno si trova un chiostro con portico, loggiato e decorazioni in cotto del Quattrocento[103].
Sorto nella seconda metà del XV secolo[105], è il migliore esempio di dimora patrizia lodigiana[106]. La facciata è caratterizzata dalla presenza di una fascia marcapiano in terracotta, decorata con corone floreali e figure della mitologia marina[107]; il portale è adornato da medaglioni che raffigurano Gian Galeazzo Visconti, Isabella d'Aragona, Francesco e Bianca Maria Sforza[106]. Il piano superiore è ricco di affreschi[106]. Secondo lo storico Giovanni Agnelli[108], vi soggiornò Francesco I re di Francia durante l'estate del 1509[109].
Edificato nel Trecento, deve il suo nome all'influente famiglia ghibellina che lo fece costruire[110]. La struttura si presenta in forme gotiche: la facciata in mattoni è impreziosita da monofore decorate con cornici in cotto; il portico è caratterizzato da archi a sesto acuto e da volte in parte affrescate[110].
Si tratta del principale teatro della città. Originariamente era una chiesa, canonica dell'ordine degli Umiliati; nel 1570 passò ai padri Barnabiti che convertirono l'edificio in istituto superiore di teologia[113]. Dopo numerosi cambiamenti di destinazione d'uso e una radicale ristrutturazione, nel 1985 divenne sede del teatro[113].
Palazzo del Governo
Si tratta di uno degli edifici più originali della città dal punto di vista architettonico[114]; è un palazzo di notevoli dimensioni che occupa un intero isolato alle spalle del palazzo municipale e si affaccia su piazza del Mercato. Realizzato nel 1929 su fondamenta di epoca medievale[115], l'immobile riassume stili differenti: in particolare, il bugnato dell'ordine inferiore richiama l'architettura veneziana[114]. Dal 1995 è sede della Prefettura di Lodi[115].
È un ponte ad archi ribassati che, attraversando il fiume, collega il quartiere Borgo Adda con Revellino-Campo di Marte. Fu costruito nel 1864 per rimpiazzare l'originario ponte di legno dove si svolse la battaglia di Lodi, bruciato dalle truppe austriache nel 1859, durante la seconda guerra di indipendenza[117].
Progettato da Renzo Piano e sorto nei pressi della stazione ferroviaria a pochi passi dal centro storico, si sviluppa su oltre 3000m² e rappresenta la costruzione più interessante della città sotto il profilo architettonico tra quelle della seconda metà del Novecento[81][118]. È stato scelto come ambientazione per alcuni spot pubblicitari[119].
Architetture militari
Lavori di demolizione del forte Revellino (attuale piazzale Crema), nel luglio 1872
Mura di Lodi
La prima opera difensiva della città – già protetta su tre lati dalle paludi dell'Adda – consisteva in una semplice palizzata di legno protetta da un fossato nel quale fu fatta scorrere la roggia Molina; in questo modo Lodi era diventata praticamente un'isola[A 1]. La costruzione delle mura ebbe inizio il 3 agosto 1160, alla presenza di Federico Barbarossa, del vescovo Alberigo Merlino e dell'architetto cremonese Tinto Muso de Gata, e terminò nel 1211[120]. Queste erano alte almeno sei o sette metri e i merli erano a coda di rondine in quanto la città era ghibellina[121]. Nel periodo sforzesco i sistemi di protezione si svilupparono particolarmente nei pressi del fiume, con la costruzione del rivellino sulla sponda cremasca e delle due torri alle estremità del ponte sull'Adda[43]. Nel 1607, in epoca spagnola, furono edificati dei baluardi molto estesi che si estendevano verso la campagna, dando alla città una struttura «stellata». Divenuti obsoleti e inutilizzabili, in epoca austriaca furono abbattuti rapidamente a metà del Settecento, sostituiti dalla strada di circonvallazione. Le mura antiche furono in gran parte demolite nel XX secolo a causa dell'espansione edilizia; al giorno d'oggi, in diversi punti della città ne rimangono tracce, tra cui la Specola di San Vincenzo nei pressi del parco dell'Isola Carolina.
Si tratta di una tipica fortezza medievale, andata in buona parte distrutta; il suo alto e massiccio Torrione è uno dei simboli più noti della città[42]. L'edificio non può essere visitato poiché è occupato dagli uffici della Questura di Lodi.
È l'unica rimasta fra le antiche porte di accesso alla città. Il suo aspetto attuale è dovuto al completo rifacimento realizzato tra il 1790 e il 1792 dall'architetto Antonio Dossena[122].
Denominata «piazza Maggiore» fino al 1924[102], rappresenta il cuore della città[81]: su di essa si affacciano, in particolare, il Duomo e il palazzo municipale (palazzo Broletto)[110]. Caratterizzata da una pianta quadrangolare[81], è un raro esempio di piazza porticata su tutti i quattro lati[123]. Tale singolare peculiarità, unita all'eleganza dei palazzi che vi si affacciano (molto vari per colori e dimensioni), la rende un luogo particolarmente suggestivo, tant'è che il Touring Club Italiano l'ha inserita nel 2004 nella lista delle piazze più belle d'Italia[124]. La selciatura della piazza, nel tipico «ricciato» lombardo costituito da ciottoli di fiume, risalirebbe al 1471[125] oppure, secondo alcune fonti, al XVIII secolo[81].
Piazza Broletto di sera
Piazza Broletto
È un'area di forma trapezoidale, di dimensioni ridotte, chiusa fra i portici di palazzo Broletto e il fianco sinistro del Duomo[102]. In epoca medievale essa rappresentava il fulcro della vita pubblica cittadina[126], ora è sede dell'autorità municipale[127]. Al centro è collocata una fontana in marmo rosa di Carrara, ricavata dal fonte battesimale della Cattedrale e risalente al XIV secolo[102]. È un'area pedonale.
Piazza del Mercato
È una piazza di forma rettangolare, anch'essa pavimentata con il tipico «ricciato», su cui si affacciano l'abside del Duomo, un'ala secondaria di palazzo Broletto, il palazzo del Governo e il palazzo Vescovile[128]. Nei giorni di sabato e domenica vi si tiene, come da tradizione, il mercato ambulante[129].
Piazza Castello
Si tratta di una piazza di dimensioni piuttosto ampie, adibita ad area pedonale a eccezione della fascia centrale che è aperta al traffico veicolare; prende il nome dal Castello Visconteo che vi si affaccia[81][130]. Spicca inoltre una statua dedicata a Vittorio Emanuele II, celebrativa dell'unità d'Italia[81][130]. La piazza confina con il parco dell'Isola Carolina[81].
Chiamata comunemente «piazza San Francesco», è cantata in alcune opere della poetessa Ada Negri[131]. Questa piazza rettangolare, anch'essa pavimentata con il «ricciato» e adibita ad area pedonale, è caratterizzata dalla presenza della chiesa di San Francesco e della facciata dell'Ospedale Maggiore[125]; vi si trova inoltre una statua raffigurante lo scienziato Paolo Gorini[81].
Piazza San Lorenzo
Si tratta di una piazza molto piccola, quasi nascosta fra un intrico di vie strette e tortuose tipiche del centro storico medievale di Lodi[82]; la sua atmosfera raccolta ma luminosa ricorda un campielloveneziano[82][125]. La piazza deriva il nome dall'omonima chiesa che vi si affaccia[82] ed è anch'essa un'area pedonale.
Ha origine da piazza della Vittoria ed è molto frequentato in virtù delle numerose attività commerciali[81]. Analogamente ad altre vie del centro cittadino, offre quale principale motivo di interesse la presenza dei palazzi in stile liberty e dei suggestivi cortili interni delle abitazioni signorili[118].
Aree naturali
Parco dell'Isola Carolina
Situato a ridosso del centro storico, nelle immediate vicinanze di piazza della Vittoria e di piazza Castello, deve il suo nome alla cascina Carolina che a sua volta fu battezzata così nel 1825 in onore di Carolina Augusta di Baviera, moglie dell'imperatore Francesco I d'Austria[132]. Il parco ha una superficie di circa 50000m²[132] e venne realizzato a metà degli anni cinquanta del XX secolo grazie a una donazione di Enrico Mattei che volle in questo modo ricompensare la città presso la quale erano stati scoperti degli importanti giacimenti di gas naturale[132]. Mattei non badò a spese e fece piantumare delle essenze di notevole interesse botanico[133], selezionate presso il lago di Como[132]. Dal 2006 ospita la sede del Parco Adda Sud[134].
I giardini pubblici Federico Barbarossa
Giardini pubblici Federico Barbarossa
Sono collocati quasi nel cuore del centro cittadino, lungo viale IV Novembre: occupano l'area che costituisce lo spianamento del fossato in cui sino agli anni trenta del Novecento scorreva la roggia Molina[135], che fra il 1931 e il 1937 venne canalizzata e coperta grazie al progetto dell'architetto locale Giovanni Attilio Fugazza[136]. Il nucleo originario dei giardini risale però al 1835, anno della visita alla città da parte dell'imperatore Ferdinando I d'Austria[136][137]. Al centro si erge il monumento alla Resistenza, opera del 1967 dello scultore Gianni Vigorelli[138].
Lungo Adda Bonaparte
Permette di passeggiare nei pressi del fiume Adda, a contatto con la vegetazione fluviale[139]; era uno dei luoghi prediletti dal poeta Giosuè Carducci quando visitava Lodi[140].
Bosco del Belgiardino
Si tratta di una piccola oasi naturalistica situata sulle rive dell'Adda[141][142], al confine con il territorio di Montanaso Lombardo; dall'area hanno origine numerosi sentieri che permettono di visitare i boschi circostanti, parzialmente trasformati in orto botanico[141], in cui inoltre vivono uccelli acquatici come gallinelle d'acqua, germani reali, cigni, aironi e tuffetti[67]. Durante l'estate diventa un centro ricreativo grazie alla presenza di una piscina gestita dal Comune di Lodi[141].
È un'area di notevole interesse naturalistico, realizzata a cura della Provincia di Lodi tramite un finanziamento della Regione Lombardia[143]. Situata nelle vicinanze del centro abitato, può essere visitata grazie alla presenza di percorsi ciclopedonali[143]. Si tratta di un rimboschimento realizzato con specie arboree e arbustive autoctone[144], con destinazione giuridica permanente a bosco[145].
Come molti altri centri dell'Italia settentrionale, nel XXI secolo Lodi è diventata una città multietnica con una presenza significativa di cittadini provenienti dall'estero: risultano infatti residenti nel territorio comunale 6 291 stranieri[147], che rappresentano il 14,1%[148][A 2] della popolazione totale. Le dieci comunità più numerose sono le seguenti[147][A 2]:
Il 19 gennaio di ogni anno si svolge la festa patronale di san Bassiano[149][150]. Le celebrazioni religiose si aprono la sera precedente in Cattedrale, dove ha luogo la veglia diocesana presieduta dal vescovo[151]. La giornata festiva propriamente detta ha invece inizio la mattina del 19 gennaio, con il corteo delle autorità civiche da palazzo Broletto al Duomo, accompagnate da figuranti in costume medievale; nella cripta, dove sono custodite le spoglie del santo, vengono pronunciati i discorsi ufficiali del sindaco e del vescovo[150][152].
Venditori dei tipici «filsòn» (filze di castagne lessate) durante la fiera di san Bassiano
Dopo la messa solenne, sotto i portici di palazzo Broletto ha luogo la distribuzione gratuita di «büšèca» (la trippa cucinata alla lombarda con pancetta, verdure e fagioli), tè caldo e vin brulé; contemporaneamente, nell'arco di tutta la giornata, in piazza della Vittoria si tiene la tradizionale fiera di san Bassiano[152][153]. Nel pomeriggio, dopo la celebrazione dei vespri, si svolge infine la cerimonia di consegna delle onorificenze civiche e del premio «Il Fanfullino della riconoscenza», attribuito ai lodigiani che si distinguono nei campi dell'impegno sociale e della promozione culturale o scientifica[149][152].
La festa di santa Lucia
Lodi è una delle città del nord Italia in cui santa Lucia è venerata come portatrice di doni[154]: secondo la tradizione, nei giorni antecedenti la ricorrenza del 13 dicembre, i bambini elencano i regali desiderati in una lettera che dev'essere poi inserita nell'urna collocata per l'occasione in Duomo, ai piedi della statua della santa[155]. I preparativi per la festa hanno inizio in uno dei primi pomeriggi del mese, quando in città si svolge la «veglia di santa Lucia», una manifestazione riservata ai bambini della scuola primaria e dell'infanzia[156]. Inoltre, dall'8 dicembre[A 3] alla mezzanotte del 12 dicembre, in piazza della Vittoria si tiene l'antica fiera di santa Lucia, con bancarelle per la vendita di giocattoli, dolciumi e articoli di artigianato[154][157][158].
Il mercato
Il mercato ambulante del centro storico è una delle tradizioni popolari più antiche e significative della città[128]. Al sabato e alla domenica si svolge nell'omonima piazza, mentre al martedì e al giovedì ha luogo in piazza della Vittoria[129]. È costituito da un numero di banchi variabile tra 75 e 78[159]; presso quelli specializzati in generi alimentari è possibile trovare i prodotti tipici della cucina locale[128].
Il Palio dei rioni
Gli spettatori assiepati sul ponte per assistere allo spettacolo pirotecnico in occasione della serata inaugurale del Palio del 2009
Dal 1986 ha luogo ogni anno il «Palio dei rioni»[160], una rievocazione storica che consiste in una serie di sfide fra gli antichi quartieri della città. La giornata del Palio inizia nella Cattedrale, con una messa solenne presieduta dal vescovo; in seguito alla sfilata in costume tradizionale, si svolge la «gara degli anelli», durante la quale un fantino monta su un cavallo di legno e ferro[161] e, spinto da due atleti, deve cercare di infilare con la sua lancia quattro anelli posti sul perimetro del quadrilatero di piazza della Vittoria, nel minor tempo possibile[160]. La manifestazione prosegue con la «cursa dei cavài»[A 4], nella quale i concorrenti devono far percorrere tre giri della piazza al cavallo montato dal fantino, cercando di arrivare per primi al traguardo posizionato davanti al sagrato del Duomo[160]. Il rione proclamato vincitore in base alla classifica delle varie prove riceve «el bastón de san Bassan»[A 5] dalle mani del sindaco della città. Talvolta la graduatoria finale è determinata anche dall'esito di alcune competizioni che si svolgono sul fiume Adda durante l'estate, tra cui un concorso per barche allegoriche, una gara di canoa e una di «biciclette fluviali»[162]. Il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo ha attribuito al Palio di Lodi il titolo di «patrimonio d'Italia per la tradizione»[163], un riconoscimento volto a valorizzare le manifestazioni folcloristiche di maggior rilievo a livello nazionale[164].
Qualità della vita
La seguente tabella riporta le posizioni occupate dal comune di Lodi nella graduatoria pubblicata ogni anno da Legambiente nell'ambito del rapporto «Ecosistema urbano» sulla qualità ambientale delle città capoluogo di provincia. Fra la 18ª e la 20ª edizione della ricerca, i comuni sono stati valutati separatamente a seconda della popolazione; Lodi è stata collocata nel gruppo delle «città piccole»[165].
Il Parco Tecnologico Padano è uno dei più importanti centri di ricerca a livello europeo nel campo delle biotecnologie agroalimentari[14][200][201].
Il polo dell'Università degli Studi di Milano comprende la sede della facoltà di medicina veterinaria, progettata dall'architetto giapponese Kengo Kuma, accanto alla quale si trovano un centro zootecnico didattico-sperimentale[202] e un ospedale veterinario costituito da strutture didattiche e cliniche per equini, bovini, suini, ovini, caprini e animali da compagnia[203]. Ha inoltre sede in città il Centro di Ricerca per le Produzioni Foraggere e Lattiero-Casearie, nato dall'accorpamento dell'Istituto Sperimentale per le Colture Foraggere – retto dal 1948 al 1976 dall'illustre agronomo Giovanni Haussmann[204] – con l'Istituto Sperimentale Lattiero-Caseario e l'Istituto Sperimentale per la Zootecnia dei Bovini da Latte[205].
Lodi è rinomata per la sua produzione di ceramica artistica[216]. Attestata sin dal XV secolo, l'attività conobbe una decisa espansione tra il Settecento – con le fabbriche Coppellotti, Rossetti e Ferretti – e l'Ottocento, grazie ai Dossena. Fra i principali soggetti – riprodotti in monocromia turchina e in policromia – figurano paesaggi con rovine, nature morte, motivi floreali, scenette popolari e cineserie. La produzione contemporanea di ceramica artistica lodigiana «Vecchia Lodi» si concentra sulla rivisitazione dei modelli stilistici della manifattura Ferretti[217]. Lodi è annoverata fra le «Città della Ceramica – Ceramica Artistica Tradizionale»[218], marchio di cui si fregiano i numerosi laboratori artigiani[219].
Negli anni cinquanta del Novecento la città fu sede di due competizioni di pittura: il premio «Città di Lodi» (1950) e il concorso «Lodi e il mondo del latte» (1956), indetti rispettivamente in occasione della seconda e della quinta Fiera del Latte[220].
La gastronomia lodigiana è prevalentemente caratterizzata dai prodotti caseari. Il più rinomato tra i formaggi locali è il Grana PadanoDOP[221]. Parallelalmente viene prodotta un'altra versione di formaggio grana denominata Tipico LodigianoPAT[222], che deriva direttamente dalla lavorazione tradizionale del Granone Lodigiano, ormai scomparso; questo antico prodotto, considerato il «capostipite» di tutti i formaggi grana, presentava peculiarità particolari: il suo colore era giallo, in quanto alla pasta veniva aggiunto dello zafferano; inoltre, non venendo pressato, durante la stagionatura espelleva siero, formando la caratteristica «lacrima»[223][224]. Le forme di grana giovani vengono tagliate a metà e raschiate con un apposito attrezzo: mediante questa tecnica si ottengono delle sfoglie sottilissime, note come raspadüra[223]. Altri formaggi tipicamente lodigiani sono il mascarpone PAT[222] e il pannerone PAT[222], entrambi preparati con la panna. Frittate, zuppe e insaccati di maiale rappresentano le altre specialità; esistono anche numerosi dolci tipici, quali la Tortionata PAT[222], gli Amaretti Fanfullini e gli Gnam-gnam[225].
Eventi
Il «Festival dei sette peccati capitali», promosso dal comune, si è articolato in sette edizioni che hanno avuto luogo nella primavera di ogni anno dal 2003 al 2009, richiamando oltre 20 000 presenze per ognuno degli episodi[226]. Ciascuna delle sette edizioni è stata caratterizzata da eventi culturali, dibattiti, mostre e laboratori dedicati a uno dei sette vizi capitali della tradizione filosofica occidentale[226][227]. Negli anni successivi, la rassegna è stata sostituita dai festival «Comportamenti umani» (2010-2015) e «Generare futuro» (2016-2017)[228].
A partire dal 2010 si svolge ogni autunno in città il «Festival della fotografia etica», una delle esposizioni di fotografia documentaria più rilevanti su scala internazionale[229].
Geografia antropica
Urbanistica
Nei primi secoli di vita della città, lo sviluppo urbanistico procedette lentamente[230]: il corpo di fabbrica della Cattedrale, la cui costruzione fu intrapresa tra il 1158 e il 1160, venne completato oltre cento anni dopo, se si escludono i rimaneggiamenti successivi; alla fine del XII secolo sorse la chiesa di San Lorenzo, mentre San Francesco e il primo nucleo di palazzo Broletto risalgono agli ultimi decenni del Duecento[230]. Il secolo seguente ha lasciato in eredità il palazzo Vistarini, il Castello e la chiesa di Sant'Agnese[230]. Nel tardo Quattrocento, ricordato come il periodo di massimo splendore della città[10], sorsero numerosi nuovi edifici, tra cui il palazzo Mozzanica, l'Ospedale Maggiore e il Tempio Civico dell'Incoronata[230]; nella stessa epoca fu consolidato il sistema di fortificazioni difensive[43] che risaliva agli inizi del Duecento[120]. Tra Cinquecento e primo Settecento, infine, videro la luce il complesso di San Cristoforo e il palazzo Modignani[230].
Mappa della città nel 1753
L'aspetto attuale del centro storico, tuttavia, si deve prevalentemente alle opere compiute tra Settecento e Ottocento, che alterarono la struttura urbanistica originaria dell'antico nucleo medievale di Lodi[231]. Durante l'epoca austriaca, in particolare, grazie alla ripresa economica si registrò un forte sviluppo edilizio[231] che trasformò il volto della città nel segno dell'architettura tardo-barocca: vennero edificate le nuove chiese di Santa Maria del Sole[232], Santa Maria Maddalena[93] e San Filippo[86], mentre il palazzo Vescovile fu interamente ristrutturato[87]. Numerosi monasteri ed edifici religiosi minori vennero sconsacrati e in alcuni casi demoliti per fare spazio a nuove abitazioni private; le vie principali, inoltre, furono allargate mediante la rimozione dei paracarri e l'abbattimento dei portici[231]. Risale al medesimo periodo l'apertura dei primi due cimiterisuburbani di Riolo e di San Fereolo[117]. Si procedette anche alla demolizione dei baluardi costruiti durante la dominazione spagnola del Seicento; al loro posto venne disegnata una strada di circonvallazione lunga 3700m, che raccordava tutte le porte della città, impiegate da secoli come barriere daziarie[233]. Nel 1835, il segmento meridionale della circonvallazione fu trasformato in "passeggio pubblico"[137].
A metà dell'Ottocento, l'abitato di Lodi era ancora interamente racchiuso entro le mura medievali[234]; all'esterno del perimetro della città murata, oltre a numerosi cascinali[A 7], si trovavano alcuni borghi (San Grato, San Fereolo e San Bernardo), posti in corrispondenza degli incroci stradali tra la viabilità regionale e quella locale, a una distanza variabile tra i 2 e i 5 km dal centro cittadino[235]. Questo articolato assetto urbanistico venne modificato nel 1861 dall'apertura della linea ferroviaria Milano-Bologna, che toccava Lodi lambendo la parte meridionale del nucleo abitato: la strada ferrata, infatti, rappresentò l'ostacolo principale quando, nei decenni successivi, la città cominciò con lentezza a espandersi nelle aree limitrofe all'anello di circonvallazione delle mura[236].
Case popolari edificate nel "villaggio Oliva", così chiamato dal nome del sindaco dell'epoca (1951)
Tra il 1864 e gli inizi del Novecento vennero realizzati numerosi interventi urbanistici: dei due cimiteri di Riolo e San Fereolo, venne ampliato il primo mentre l'altro fu dismesso; nel 1886 fu intrapresa inoltre la costruzione del Cimitero Monumentale (più noto come "Maggiore")[237]. Per quanto riguarda la rete stradale, le opere più importanti furono l'edificazione del nuovo ponte sull'Adda in muratura[117], la riqualificazione della zona di piazza della Vittoria[238], l'ampliamento di piazza Ospitale e la costruzione di un asse viario tra la stazione ferroviaria e il centro storico, con l'apertura di viale Dante e di piazza Castello[239]. A livello di infrastrutture, nel 1880 furono inaugurate quattro tranvie extraurbane a vapore: la Milano-Lodi, la Lodi-Treviglio-Bergamo, la Lodi-Sant'Angelo e la Lodi-Crema-Soncino[239]. Nel medesimo periodo, ebbe luogo un rapido processo di urbanizzazione del quadrilatero compreso tra il pubblico passeggio e la ferrovia: ad alcuni insediamenti produttivi, si aggiunse nel 1904 il primo lotto di abitazioni popolari[240]. Contemporaneamente, ancora più a sud, sorsero i primi grandi complessi industriali: il Linificio Canapificio Nazionale in zona San Fereolo e le Officine Meccaniche Lodigiane presso la località Camolina[241].
Dopo una fase di moderata crescita tra gli anni venti e la seconda guerra mondiale[242], a partire dal 1955 lo sviluppo della città si fece sempre più rapido e cominciò a interessare entrambe le sponde dell'Adda[117]: vennero creati nuovi quartieri, tra cui quello delle «case Fanfani» (a ovest del centro storico) e il «villaggio Oliva» (a sud-ovest), entrambi realizzati nell'ambito del piano INA-Casa[243]. Tra gli anni settanta e i duemila, oltre al compimento di un sistema di strade tangenziali, ebbe luogo la dismissione di gran parte del patrimonio edilizio industriale, riconvertito in nuove aree residenziali[244].
Fontana[245] si trova 3 km a nord-est della città, nella porzione di territorio situata sulla riva sinistra dell'Adda[19]. La località, che ospita un santuario edificato tra il Cinquecento e il Seicento[246], è attraversata dalla ex strada statale Pavia-Brescia[19] e conta 304 residenti[247].
Olmo[245] è un insediamento di 197 abitanti[247], collocato 4 km a sud-est del centro cittadino, lungo la Via Emilia[19].
San Grato[245] si trova nel settore nord-occidentale del territorio comunale, a una distanza di circa 4 km dal centro cittadino[19]; con i suoi 692 abitanti, è la più popolosa tra le frazioni di Lodi[247].
Altre località del territorio
Bottedo è una località rurale situata a ovest della città, nei pressi della linea ferroviaria Milano-Bologna, a una distanza di circa 5 km dal centro storico[19]. Fino al 1873 costituì un comune autonomo[249]; al giorno d'oggi si presenta come un grosso cascinale in cui risiedono poche famiglie[247].
Torre de' Dardanoni è una cascina che si trova sulle rive della roggia Cassinetta, nelle vicinanze del confine con il comune di Lodi Vecchio, a sud-ovest del capoluogo[19]; fino al 1841 fu sede di una municipalità[250]. In seguito allo spopolamento delle aree rurali, la località risulta disabitata[247].
Vigadore è un borgo di antiche origini[248] con 41 abitanti[247]. Ubicato sulla riva sinistra dell'Adda, lungo la strada per Crema[19], fino al 1870 fu un comune autonomo[251].
L'agricoltura e l'allevamento sono di fondamentale importanza per Lodi e per il suo territorio fin dal Medioevo[252]. A testimonianza di quanto il settore primario sia tuttora significativo, i dati[A 8] riferiscono di 1 786 aziende nel territorio della provincia che producono soprattutto mais (47% della superficie agricola utilizzata) e foraggi (24% della SAU)[253]. Per quanto riguarda il territorio comunale, sono attive invece 84 aziende e la superficie agricola utile è costituita da 2 130 ettari, dei quali il 48% coltivati a mais; sono presenti inoltre 5 495 capi bovini e 23 362 capi suini[254].
Per garantire e promuovere le eccellenze del settore, oltre che tutelare l'ambiente, il benessere degli animali e la salute dei consumatori, nel 2004 fu fondato il comitato del marchio «Lodigiano Terra Buona»[255][256].
Industria e artigianato
I primi stabilimenti industriali nati a Lodi erano legati alla trasformazione dei prodotti del settore primario: il Lanificio Varesi (1868), la Polenghi Lombardo che fu la prima azienda in Italia a trattare a ciclo completo il latte (1870), le Officine Sordi che costruivano macchine per il settore lattiero-caseario (1881), il Linificio Canapificio Nazionale (1909)[252]. Fra le altre industrie presenti in città, particolarmente sviluppato era il settore meccanico: erano attive per esempio le Officine Meccaniche Lodigiane (1908), le Officine Meccaniche Folli-Gay (1922), le Officine Curioni (1925) e le Officine Elettromeccaniche Adda (1926)[252]. Queste ultime negli anni ottanta furono acquistate dalla multinazionaleABB[257], che nel 1994 vi trasferì il proprio centro mondiale per la costruzione di trasformatori, di interruttori per l'alta tensione e di sottostazioni elettriche[257]; nel 2016 l'impresa contava circa 230 dipendenti[258].
Il Lodigiano è una delle aree di produzione del Grana Padano
Nel 1944 si cominciò a estrarre il gas metano dai pozzi della vicina Caviaga e a sperimentarne le applicazioni nel locale centro studi dell'Agip. Il cane a sei zampe, logo della compagnia, sarebbe ispirato al fantastico drago Tarantasio che avrebbe infestato il lago Gerundo: quando fu scoperto il metano in quelle zone, infatti, si immaginò che l'animale, un tempo guardiano delle paludi e poi scomparso sotto terra dopo la loro bonifica, fosse riapparso in forma di gas[259]. Lodi fu la prima città in Italia a servirsi del metano per usi domestici e industriali[260]. Sempre nell'ambito dell'industria petrolchimica, dal 1963 ha sede a Lodi la Itelyum, che si occupa di riciclaggio di oli lubrificanti usati attraverso un processo di ri-raffinazione[261]. Nel 2007 il fatturato è stato di 100 milioni di euro e l'azienda impiegava 170 dipendenti[262].
Al giorno d'oggi le industrie più sviluppate sono quella casearia (il Lodigiano è una delle 14 aree in cui è concentrata la produzione del Grana Padano[221]) e quella artigianale, in particolare nei settori della ceramica e della cosmesi (L'Erbolario[268]).
Servizi
Fra le più importanti imprese dell'ambito dei servizi si annovera Zucchetti, che opera nel settore software e hardware; con circa 7 000 dipendenti – di cui 1 300 solo a Lodi – e un fatturato di oltre un miliardo di euro, è uno dei leader italiani nel campo dell'informatica[269].
Agli inizi del XXI secolo, prima della grande recessione, la città beneficiò di una notevole crescita economica grazie al rifiorire delle attività commerciali, all'ampliamento del sistema di strade tangenziali e allo sviluppo di tecnologie per l'ambiente (in virtù della discreta frazione di rifiuti riciclabili prodotti dai lodigiani[274] e della tecnologia del teleriscaldamento[275]).
Turismo
Lodi ha fatto parte del circuito delle città d'arte della Pianura Padana dal 1999 al 2018, anno di scioglimento dell'ente[16][276]. A partire dagli anni duemila il turismo ha rappresentato un settore in forte espansione sul territorio: nel 2006, per esempio, sono stati registrati 137 000 arrivi, con un incremento del 116% rispetto a tre anni prima[277].
Oltre al turismo culturale, particolarmente importante è quello naturalistico, in virtù anche dell'efficiente rete ciclabile che dal capoluogo si diparte in tutto il territorio[278]. Il turismo enogastronomico si concentra soprattutto nei mesi compresi fra ottobre e dicembre, durante i quali – a partire dal 1988 – si svolge la «rassegna gastronomica del Lodigiano»[279][280].
Nelle vicinanze transita inoltre l'Autostrada del Sole; l'uscita «Lodi», posta nel territorio comunale di Pieve Fissiraga, si trova 6 km a sud-ovest della città.
Ferrovie e tranvie
La stazione di Lodi è situata nei pressi del centro storico cittadino
La stazione di Lodi è posta sulla ferrovia Milano-Bologna ed è servita principalmente da treni suburbani, regionali (Milano-Piacenza) e regionali veloci (Milano-Bologna e Milano-Mantova), svolti da Trenord e da TPER, nonché da alcune relazioni a lunga percorrenza operate da Trenitalia. Il traffico è prevalentemente pendolare verso il capoluogo lombardo; la stazione serve un ampio bacino d'utenza costituito da viaggiatori provenienti anche dai paesi limitrofi e dal Cremasco[281].
La città è dotata di una rete urbana di autobus gestita dalla società STAR Mobility, che fornisce il servizio attraverso le corse di sette linee[282].
La compagnia STAR[A 9], che ha sede a Lodi dal 1922[283], adempie anche alla gestione di numerose linee interurbane e ai collegamenti con i principali centri abitati della regione[284].
^«Il bastone di san Bassiano» in dialetto lodigiano.
^abIl dato non è confrontabile con quello dell'anno precedente: dalla 18ª alla 20ª edizione della ricerca, infatti, i comuni sono stati collocati in categorie separate a seconda della popolazione residente.
^Gli insediamenti rurali erano tipicamente collocati presso i nodi idraulici formati dalla rete di rogge che irrigavano il territorio.
^Relativi al quinto censimento generale dell'agricoltura dell'ottobre 2000.
^«STAR» è l'acronimo di «Società Trasporti Automobilistici Regionali».
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