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Tetrafluoroetene | |
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Nome IUPAC | |
tetrafluoroetene | |
Nomi alternativi | |
tetrafluoroetilene perfluoroetene perfluoroetilene TFE CFC 1114 | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C2F4 |
Massa molecolare (u) | 100,02 |
Aspetto | gas incolore |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 204-126-9 |
PubChem | 8301 |
SMILES | C(=C(F)F)(F)F |
Proprietà chimico-fisiche | |
Densità (kg·m−3, in c.s.) | 4,22 |
Solubilità in acqua | 0,043 vol/vol a 20 °C, 1 atm |
Temperatura di fusione | −143 °C (130 K) |
Temperatura di ebollizione | −75,6 °C (197,4 K) |
Punto critico | 306,4 K (33,3 °C) 3,952 × 106 Pa |
Tensione di vapore (Pa) a 298 K | 3,2 × 106 Pa |
Proprietà termochimiche | |
ΔfH0 (kJ·mol−1) | −658,9 |
S0m(J·K−1mol−1) | 300,1 |
C0p,m(J·K−1mol−1) | 80,5 |
Indicazioni di sicurezza | |
Limiti di esplosione | 11 - 60% vol. |
Temperatura di autoignizione | 180 °C (453 K) |
Simboli di rischio chimico | |
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pericolo | |
Frasi H | 220 - 280 - 350 - 371 |
Consigli P | 210 - 410+403 - 260 - 281 [1] |
Il tetrafluoroetene, o tetrafluoroetilene, conosciuto anche con la sigla commerciale TFE, è un composto chimico binario del fluoro con il carbonio, insaturo, avente formula bruta C2F4 o F2C=CF2. È un perfluoroalchene e la più semplice olefina perfluorurata: al posto dei quattro atomi di idrogeno nella molecola dell'etene qui abbiamo altrettanti atomi di fluoro. Il carbonio è qui allo stato di ossidazione +2, inferiore al massimo di +4 che raggiunge in CO2 e CF4.
Il tetrafluoroetene è il monomero che dà origine al politetrafluoroetilene (–CF2–)n, il noto Teflon, polimero perfluorurato dotato di notevole inerzia chimica[2] e di alto valore tecnologico.[3][4]
A temperatura ambiente si presenta come un gas[5] incolore e inodore, più denso dell'aria, reattivo, irritante e nocivo, con una solubilità in acqua molto limitata (43,1 mL/L a 20 °C).[6]
A rimarchevole differenza del tetracloroetene, composto analogo ed isoelettronico di valenza (e degli altri peralogenoeteni), che non si infiamma e anche scaldato non brucia,[7] il tetrafluoroetene è estremamente infiammabile e forma con l'aria miscele esplosive.[6]
Il tetrafluoroetene è una molecola termodinamicamente parecchio stabile, ΔHƒ° = -658,56 kJ/mol.[8] Tuttavia, cineticamente lo è di meno, e il composto mostra una certa instabilità, sia verso il riscaldamento, che verso un'eccessiva pressione e dovrebbe essere mantenuto sotto a circa 27 bar;[7] comunque, è incline a polimerizzare esotermicamente, possibilmente in maniera incontrollata, per riscaldamento e compressione, per cui viene commercializzato in presenza di stabilizzatori (limonene).[9]
La molecola del tetrafluoroetilene è planare, gli atomi F sono legati al carbonio con legami semplici, mentre i due atomi di C formano tra loro un doppio legame (σ + π) e sono ibridati sp2. La simmetria della molecola appartiene al gruppo puntuale D2h, e quindi il suo momento dipolare è nullo.
La struttura molecolare del tetrafluoroetene è stata indagata attraverso la tecnica della diffrazione elettronica in fase gassosa. Dall'analisi dei dati le lunghezze di legame e gli angoli in F2C=CF2 risultano i seguenti:[10]
r(C=C) = 131,1 pm; r(C–F) = 131,9 pm
∠(FCF) = 112,4°; ∠(FCC) = 123,8°
Si può notare come il legame C=C sia significativamente più corto del valore normale (134 pm[11]) e così anche il legame C–F (135 pm[11]); la lunghezza C–F è anche lievemente minore rispetto all'analoga nel fluoruro di vinilidene (1,1-difluoroetene)[12] ed anche appena più corta rispetto a quella presente in CF4 (131,5 pm[13]), che pure è quella più corta nella serie dei fluorometani (CH4-nFn) per il crescere della parziale carica positiva del carbonio al crescere degli atomi di fluoro presenti (aumento del carattere ionico nei legami covalenti); questo però deriva, almeno in parte, anche dal fatto che in C2F4 il C si lega a F usando un orbitale sp2, invece che uno sp3, come è nel CF4.
Per quanto riguarda gli angoli di legame, quello FCF è qui decisamente più stretto di 120°, cioè del valore previsto per l'ibridazione sp2 del carbonio, ma lievemente maggiore che nel fluoruro di vinilidene,[12] oltre che parecchio più stretto di quello HCH nell'etilene (117,6°[13]).
L'altro angolo, quello FCC, è un po' più largo dei 120° normali.
Sono noti vari metodi sintetici per la preparazione del tetrafluoroetilene:[14]
2 CF3COOH --> CF2=CF2 + 2 HF + 2 CO2
Cl-CF2-CF2-Cl + Zn --> CF2=CF2 + 2 ZnCl
2 CHF2Cl --> CF2=CF2 + 2 HCl
2 CHF3 --> CF2=CF2 + 2 HF
In particolari condizioni è possibile che la sintesi per pirolisi porti alla formazione di tracce di difluorocarbene, il quale reagisce con il tetrafluoroetilene liberando perfluoropropene e perfluoroisobutene.
Il suo impiego principale è come materia prima per la sintesi di polimeri fluorurati, ad esempio il politetrafluoroetilene (più noto come PTFE o Teflon). Viene usato anche per la produzione di intermedi fluorurati quali gli iodioperfluoroalcani.
Il TFE è una molecola estremamente reattiva: è soggetto a polimerizzazione spontanea con conseguente liberazione di una grande quantità di energia.
Al di sopra di una certa temperatura il TFE si decompone in maniera incontrollata[19] a dare tetrafluoruro di carbonio e carbone secondo la reazione di disproporzione:
CF2=CF2 --> CF4 (g) + C (s) ΔHr = -257 kJ/mol[20]
Allo scopo di prevenire incidenti il TFE viene movimentato in bombole a bassa pressione e stoccato in presenza di inibitori di polimerizzazione quali terpeni e limonene.
Il TFE è cancerogeno[21] e può formare perossidi solidi in presenza di ossigeno.
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