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Fu anche attivo come trascrittore e musicologo; in quest'ottica s'inseriscono le Antiche arie e danze per liuto (suites I, II e III), orchestrazione di brani rinascimentali, ma anche le trascrizioni per orchestra della Passacaglia BWV 582 di Johann Sebastian Bach, degli Études-Tableaux di Rachmaninoff e di brani originariamente scritti per pianoforte da Gioachino Rossini. S'interessò inoltre di musica gregoriana e produsse un Concerto gregoriano per violino e orchestra (1921) e la suite sinfonica Vetrate di chiesa (1926), basata su melodie gregoriane.
Ottorino Respighi era il terzo e ultimo figlio di Giuseppe Respighi, figlio a sua volta di un organista del duomo di Borgo San Donnino (l'attuale Fidenza), e di Ersilia Putti, discendente da una famiglia di scultori di prestigio[3].
Respighi si trasferì a Roma nel 1913, dove visse per il resto della sua vita; fu docente di composizione del Conservatorio Santa Cecilia, di cui fu anche direttore dal 1923 al 1926. Il 23 marzo 1932, Respighi fu eletto Membro dell'Accademia d'Italia fondata da Benito Mussolini.
Nel 1919 Respighi sposò Elsa Olivieri Sangiacomo, compositrice, cantante e pianista che era stata sua allieva al conservatorio, e che completa assieme a Ennio Porrino (anch'egli suo allievo a Roma) l'ultima opera lirica, Lucrezia, lasciata incompiuta dal maestro che morì infatti per un'endocardite nel 1936, all'età di cinquantasei anni e otto mesi, nella sua villa romana "I Pini" in via della Camilluccia (acquistata dai Principi Colonna e risistemata con i consigli dell'architetto Marcello Piacentini, che disegnò fra l'altro il caminetto nello studio).
Il 19 giugno, dopo la morte del maestro sinfonista, il tratto di via de' Castagnoli a fianco del Teatro Comunale dove egli visse da ragazzo con la sua famiglia venne intitolato "largo Respighi".
La musica
«Fra i compositori italiani del Novecento storico, Ottorino Respighi (1879-1936) è sicuramente quello che ha avuto e ha meno bisogno di spinte esterne, festival promozionali, convegni e occasioni monografiche per trovare quella diffusione, la fortuna e la fama internazionale che all'autore dei tre poemi sinfonici romani arrise praticamente da subito, sulla scorta di bacchette quali Toscanini, De Sabata e Karajan ieri l'altro o ieri, Maazel, Muti, o Sinopoli oggi.»
Ottorino Respighi fu anche musicologo, particolarmente devoto alla musica italiana del periodo tra il XVI ed il XVIII secolo; pubblicò e revisionò musiche di Claudio Monteverdi, Antonio Vivaldi e Benedetto Marcello, e si interessò in modo particolare al canto gregoriano; tali interessi erano destinati a lasciare una traccia molto profonda sulla sua attività compositiva, al punto che molte delle sue opere hanno un'impostazione decisamente modale ("Concerto in modo misolidio", "Quartetto dorico", "Metamorphoseon XII Modi", solo per citare gli esempi più eclatanti, in cui il titolo stesso delle composizioni si riferisce ai modi gregoriani).
Insieme a Sebastiano Arturo Luciani, poi, pubblicò Orpheus manuale di storia e forme della musica occidentale.
Maestro dell'orchestrazione, Respighi ha trascritto numerose delle melodie antiche su cui studiò e lavorò in versione orchestrale: vanno citati in merito i tre cicli intitolati Antiche arie e danze per liuto, orchestrazione di brani risalenti al XVI e XVII secolo, e Gli uccelli, trascrizione ed elaborazione di brani di Bernardo Pasquini, Jacques Gallot, Jean Philippe Rameau e altri. Egualmente degne di nota sono inoltre le trascrizioni orchestrali della Passacaglia per organo di Bach, degli Études-Tableaux di Rachmaninov, e dei pezzi pianistici di Rossini per il ballettoLa boutique fantasque, che testimoniano la sua straordinaria versatilità e restano tra i migliori esempi del genere.
Tra le sue opere orchestrali più famose vi è la cosiddetta Trilogia romana, composta dai poemi sinfonici Le fontane di Roma (1916), I pini di Roma (1924) e Feste romane (1928), lavori questi in cui si notano chiaramente le peculiarità del linguaggio maturo del compositore: su un impianto di fondo spesso modale, vengono fatte gravitare armonie cromatiche tipiche del primo Novecento, nelle quali si possono riconoscere influenze specifiche di Debussy, Richard Strauss e Stravinskij.
Benché sia difficile rintracciare continuatori diretti dello stile orchestrale elaborato da Respighi, alcuni compositori, nondimeno, hanno citato il maestro bolognese fra i propri modelli - anche a diversi anni dalla sua morte. Fra i più significativi ricordiamo Benjamin Britten, che nel 1947, in una conversazione pubblicata da Elsa Respighi in "Cinquant'anni di vita nella musica" avrebbe detto:
«Respighi è stato, si può dire, uno dei miei maestri e mi dispiace molto di non averlo potuto conoscere. Ma ho studiato a fondo tutte le sue partiture ricavandone molti insegnamenti»[6]
Notevoli assonanze e analogie con la maniera respighiana sono rilevabili nella produzione colta dei suoi allievi, tra i quali spiccarono Ennio Porrino e Carlo Alberto Pizzini. Più in generale, l'influenza di Respighi viene individuata soprattutto nella musica nata per il cinema. In particolare, due grandi nomi legati alla composizione di colonne sonore, John Williams[7] ed Ennio Morricone,[8][9]hanno citato l'autore dei Pini fra le loro maggiori influenze. Morricone, peraltro, si è spinto a definire la Trilogia Romana come «il disco italiano più venduto in America».[8]
Il giudizio della critica
Ottorino Respighi a trentatré anni, 1912
Nelle parole di Lee G. Barrow, fra gli studiosi più attenti al compositore bolognese, «Ottorino Respighi è senza dubbio il compositore italiano più noto ed eseguito da Puccini in poi, oltre che il compositore italiano non strettamente operistico più eminente dopo Antonio Vivaldi. Tuttavia, se paragonato ad altri compositori della sua statura relativamente poco è stato scritto sul suo conto». Secondo Barrow, ad aver penalizzato l'interesse su Respighi ha contribuito una presunta associazione della sua musica con il fascismo (anche se il compositore non fu mai iscritto al PNF), nonché l'accusa di comporre con l'intento di compiacere le masse.[10] Ciò avrebbe condotto l'intellighenzia critica a snobbare, sotto il profilo della considerazione artistica, un'eredità corposa di opere che stanno conoscendo una certa riscoperta.
Il celebre critico Paolo Isotta, per decenni firma musicale del Corriere della Sera, considera Respighi «uno dei più grandi compositori del Novecento: non italiano, mondiale».[11] Secondo Isotta, il modo di comporre di Respighi è quello di un "poeta dotto", «quanto ad amore rivissuto in ricreazione per la musica antica; quanto alla scelta dei testi musicati da compositore di musica vocale; e perché il suo modo di reagire alla crisi del linguaggio musicale dopo Wagner è il ricorrere alla ricchezza dei Modi».[12] Oltre alla celebre Trilogia romana, è stato rimesso in evidenza il valore di alcune opere liriche dimenticate dal repertorio come La campana sommersa e, soprattutto, La fiamma. A tal proposito, lo storico della musica Piero Mioli scrive che Respighi «non fu un altro Puccini, ma fra tutti gli altri operisti del primo '900 italiano fu il più capace e più resistente, il più versatile e popolare di tutti i neoclassici d'Europa fu il più idoneo a occupare un lusinghiero secondo posto» dopo Stravinskij.[13]
Fra gli scritti più celebri della prima fase critica sul lavoro del compositore bolognese è quello di Massimo Mila, datato 1944. Nel suo breve saggio, Mila prende atto di una «inspiegabile diffidenza» della critica nei confronti dell'opera di Respighi, «quasi una sorta di gelosia» per la grandissima popolarità raggiunta dalle sue composizioni. Per descrivere tale successo Mila individua nella musica di Respighi la dote dell'«autorità», intesa come un'ispirazione che nasce coordinata in uno «spiccatissimo, classico senso costruttivo», un'«armoniosa cornice che talvolta può essere perfino l'origine prima» dell'ispirazione stessa.[14] E tale autorità formale suscita istintivamente il rispetto del pubblico, nota il Mila. Nondimeno, la critica è concorde nel ritenere Respighi avverso alla sperimentazione come parte del procedimento creativo; un aspetto, invece, molto caro ai suoi stessi contemporanei. In tal senso «il gusto di Respighi è gusto di ieri e non di oggi, tipico del primo Novecento e proprio di quella parte di esso rimasta fino all'ultimo estranea alle correnti di pensiero che condussero al capovolgimento di valori morali ed estetici».[15]
La Primavera / Quattro liriche su poesie popolari armene - Slovak Philharmonic Chorus/Slovak Radio Symphony Orchestra / Adriano, (Marco Polo)
Variazioni sinfoniche / Preludio, corale e fuga / Burlesca / Ouverture carnevalesca / Suite in E major - Slovak Radio Symphony Orchestra / Adriano, Ferdinand Klinda, organo, (Naxos)
I maestosi 40 secondi finali di Vetrate di Chiesa - S. Gregorio il Grande sono utilizzati dal celebre gruppo rock "Emerson Lake & Palmer" come "sigla finale" dei loro concerti dal vivo.
Per il suo film d'esordio Fireworks (1947) il regista underground Kenneth Anger scelse per il commento musicale parti della Trilogia romana di Ottorino Respighi.
^Effect of Attitudes toward Fascism on the Critical Assessment of the Music of Ottorino Respighi, Lee G. Barrow, International Review of the Aesthetics and Sociology of Music Vol. 42, No. 1 (JUNE 2011), pp. 79-95.
^Ottorino Respighi, Aria per archi, edizione critica di Salvatore Di Vittorio, Edizioni Panastudio, Palermo, 2010
^Ottorino Respighi, Leggenda per violino e orchestra, revisione critica di Roberto Diem Tigani, Nuova Edizione, Roma, 2010, ISMN 979-0-705044-08-9 (partitura), ISMN 979-0-705044-09-6 (parti)
^Ottorino Respighi, Suite per archi, edizione critica di Salvatore Di Vittorio, Edizioni Panastudio, Palermo, 2010
^Ottorino Respighi, Concerto per Violino (in La Maggiore), edizione critica di Salvatore Di Vittorio, Edizioni Panastudio, Palermo, 2009
^Ottorino Respighi, Humoreske per violino e orchestra, revisione critica di Roberto Diem Tigani, Nuova Edizione, Roma, 2010, ISMN 979-0-705044-06-5 (partitura), ISMN 979-0-705044-07-2 (parti)
^Ottorino Respighi, Serenata per piccola orchestra, edizione critica di Salvatore Di Vittorio, Edizioni Panastudio, Palermo, 2012
^Ottorino Respighi, Suite in Sol Maggiore, edizione critica di Salvatore Di Vittorio, Edizioni Panastudio, Palermo, 2011
^abClaudio Monteverdi, orchestrazione di Ottorino Respighi, Il Lamento di Arianna, edizione critica di Salvatore Di Vittorio, Edizioni Panastudio, Palermo, 2012
^abOttorino Respighi, Tre Liriche, edizione critica di Salvatore Di Vittorio, Edizioni Panastudio, Palermo, 2013
Elenco dei manoscritti autografi di Ottorino Respighi, in Respighi compositore di Alberto Cantù, Torino, Eda, 1985
Potito Pedarra, Catalogo delle opere di Ottorino Respighi, in Ottorino Respighi, Torino, ERI, 1985
Atti del Convegno "Respighi Giovanile", a cura di Adriano Bassi e Potito Pedarra, Milano, Rosetum, 1993
Potito Pedarra, Il pianoforte nella produzione giovanile di Respighi, Milano, Rugginenti, 1995
Numero speciale dedicato a Ottorino Respighi, «Civiltà Musicale», XI, 2, 1996
Gli Anniversari musicali del 1997, a cura di Potito Pedarra e Piero Santi, Milano, Rosetum, 1997
Lee G. Barrow, Ottorino Respighi (1879-1936): An Annotated Bibliography, Scarecrow, 2004
Riccardo Viagrande, La generazione dell'Ottanta, Casa Musicale Eco, Monza, 2007
Silvio Paolini Merlo, Le Metamorphoseon e il formalismo modernista di Ottorino Respighi, in Id., Estetica esistenziale, Mimesis, Milano, 2010, ISBN 978-88-575-0222-9
Daniele Gambaro, Ottorino Respighi. Un'idea di modernità nel Novecento, pp. XII+246, illustrato con esempi musicali, novembre 2011, Zecchini Editore, ISBN 978-88-6540-017-3
Leonardo Bragaglia, Ottorino Respighi e i suoi interpreti, pp. 200, illustrato Persiani Editore, ISBN 978-88-96013-33-5, Bologna, 2012
Susanna Pasticci, “Ottorino Respighi e Ildebrando Pizzetti”, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Musica, a cura di Sandro Cappelletto, Istituto della Enciclopedia italiana Treccani, Roma, 2018, pp. 531-540.
Francesco Attardi e Lorenzo Casati, Ottorino Respighi. Un iceberg sinfonico, Lucca, LIM, 2024.