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Con il termine Kerlaugar (forma plurale dell'antico norvegese kerlaug, "vasca da bagno"[1]), si identificano due fiumi attraverso i quali il dio Thor guada, comparsi nell'opera Edda in prosa, scritta nel XIII secolo da Snorri Sturluson.
I Kerlaugar sono menzionati nell'Edda in prosa e nel poema Grímnismál, nel momento in cui Grímnir osserva che il ponte Asbrú "brucia tutto con le fiamme" e che, ogni giorno, il dio Thor guada le acque di Körmt, Örmt e dei due Kerlaugar:
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Nell'Edda in prosa, i fiumi sono menzionati due volte, una volta nel Gylfaginning e una volta nel Skáldskaparmál. Nel Gylfaginning, Hár afferma che Thor guada i fiumi per andare in tribunale, citando la strofa del Grímnismál[4]. Nel Skáldskaparmál, invece, il Kerlaugar compare nell'elenco dei fiumi del Nafnaþulur[4].
Rudolf Simek ritenne che il significato fosse "strano" e che potrebbe indicare un mito altrimenti perduto su Thor[5]. D'altro canto Guðbrandur Vigfússon sostenne che esso e molti altri nomi di fiumi dello stesso poema fossero di origine irlandese e li collegò ai nomi dei fiumi che iniziano con Ker - o Char - come il fiume omonimo di Cherwell[6]. Lui e Frederick York Powell denominarono il fiume "Charlocks" nel Corpus Poeticum Boreale[7].
Thor attraversa frequentemente fiumi nei testi mitologici[8]; John Lindow suggerì che ciò è dovuto alla grande quantità di tempo che trascorre nei regni dello jötnar, "che vive agli altri lati dei confini", e indica una connessione simbolica tra jötnar e acqua, citando come esempio il Jörmungandr dell'oceano[9].