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Carlo Emanuele II di Savoia | |
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Duca di Savoia | |
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In carica | 4 ottobre 1638 – 12 giugno 1675 |
Predecessore | Francesco Giacinto |
Successore | Vittorio Amedeo II |
Altri titoli | |
Nascita | Torino, 20 giugno 1634 |
Morte | Torino, 12 giugno 1675 (40 anni) |
Luogo di sepoltura | Cappella della Sacra Sindone |
Casa reale | Casa Savoia |
Padre | Vittorio Amedeo I di Savoia |
Madre | Cristina Maria di Francia |
Consorti | Francesca Maddalena d'Orléans Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours |
Figli |
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Religione | Cattolicesimo |
Firma |
Carlo Emanuele II di Savoia (Torino, 20 giugno 1634 – Torino, 12 giugno 1675) fu duca di Savoia e sovrano dello Stato sabaudo dal 1638 al 1675.
Carlo Emanuele II, terzogenito maschio di Vittorio Amedeo I di Savoia (1587 – 1637) e di Maria Cristina di Borbone-Francia (1606 – 1663), sorella di Luigi XIII, salì al trono nel 1638, alla morte del fratello Francesco Giacinto.
Nel 1655 il principe Carlo Emanuele II sospinto dalla cattolica madre Cristina di Francia, figlia di Enrico IV, inviò il marchese di Pianezza con i suoi armigeri a "ristabilire l'ordine"; il piano era stato approntato dalla Congregazione romana "per propagare la fede ed estirpare gli eretici". I valdesi, oramai relegati nel ghetto costituito dalle Valli del Pellice, della Germanasca e del Chisone, ospitarono senza sospetti gli armigeri nelle loro case ma questi, il sabato Santo, ad un segnale diedero inizio al massacro passato alla storia con il nome di Pasque piemontesi durante il quale le atrocità perpetrate contro donne e bambini suscitarono lo sgomento delle nazioni protestanti[1]. Oliver Cromwell raccolse il disperato appello dei pastori sfuggiti alla cattura interessando l'Inghilterra puritana alla salvezza della comunità valdese; con febbrile lavoro diplomatico interessò Ginevra e i cantoni protestanti e lo stesso ministro di Luigi XIV, cardinale Giulio Mazzarino (1602–1661) perché si ponesse fine alla distruzione di un popolo che non era una semplice parte del mondo protestante ma "rappresentava l'anello di congiunzione del protestantesimo con l'età apostolica".
Carlo Emanuele II sposò in prime nozze Francesca Maddalena d'Orléans, morta il 14 gennaio 1664 senza che avesse potuto dargli figli. Sposò quindi in seconde nozze, il 20 maggio 1665 Giovanna Battista di Savoia Nemours dalla quale ebbe un figlio.
Il suo regno effettivo cominciò però soltanto nel 1663, alla morte della duchessa madre che era una donna attiva ed energica tanto da venire comunemente chiamata Madama Reale. Sotto la sua reggenza, però, si erano aggravati molti dei problemi che affliggevano il Piemonte: le casse dello stato si erano svuotate, il sistema militare decaduto, molti comuni rimasti privi di buoni amministratori. Inoltre, in campo internazionale, si erano verificate tensioni con i Paesi protestanti del Nord Europa a seguito delle persecuzioni contro i valdesi del 1655 (Pasque piemontesi).[2] Rimettere in sesto lo Stato fu il non semplice compito che si trovò ad affrontare Carlo Emanuele II.
Le riforme iniziarono dall'esercito. Licenziati i mercenari, che avevano fino ad allora costituito il nerbo dell'esercito del Ducato ed il cui costo era diventato spropositato, Carlo Emanuele creò cinque nuovi reggimenti di fanteria di linea interamente piemontesi: il reggimento "Monferrato", il "Savoia", il "Piemonte", il "Aosta", il "Nizza". Anche la cavalleria fu ripristinata e le vecchie fortificazioni malridotte vennero messe a nuovo. Le riforme volute dal duca furono ben salutate anche dagli stati italiani, se l'ambasciatore veneziano così descrisse la situazione sabauda[3]:
Anche l'istruzione venne curata: nel 1661 il Duca istituiva una specie di Scuola Pubblica, le cui spese erano pagate direttamente dai Comuni.
Interessato anche a migliorare il tenore di vita della sua popolazione, Carlo Emanuele bandì un decreto nel quale si vietava l'accattonaggio, ordinando all'Ospedale di Carità di accudire i poveri mendicanti.
Le città videro un nuovo Rinascimento, grazie al grande amore del principe per le arti. Torino, in particolare, subì una totale trasformazione urbana che sarebbe continuata, negli anni di reggenza di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours e, poi, sotto Vittorio Amedeo II, grazie all'intervento di artisti rinomati. Tra le opere più importanti realizzate sotto il regno di Carlo Emanuele II fu la grande Piazza San Carlo a Torino su progetto di Carlo di Castellamonte, stesso autore che progettò anche il Castello di Rivoli, mentre il figlio Amedeo lavorò alla realizzazione della Reggia di Venaria Reale, fortemente voluta dal duca.
Cugino del re di Francia Luigi XIV, Carlo Emanuele II ne appoggiò la politica, aiutandolo nelle guerre di Devoluzione (1667 – 1668) e d'Olanda (1672 – 1678) poiché il carattere mite del principe favoriva la sua sottomissione alla potenza d'Oltralpe.
Aiutò anche i Veneziani in quella che sarà denominata poi Guerra di Candia, inviando a Creta due suoi reggimenti. Il marchese Gianfranco Villa, capo della spedizione, ebbe il permesso ducale di poter militare al soldo della Serenissima.[4]
L'unico tentativo di espansione del ducato si ebbe quando Carlo Emanuele II progettò l'occupazione di Genova, nel 1672. A progettare il Colpo di Stato fu Raffaele della Torre, un emigrato genovese che però venne scoperto. La guerra che ne seguì, peraltro breve, fu fermata dall'intervento di Luigi XIV che costrinse le parti alla pace il 18 gennaio 1673.
Durante il suo regno si verificarono importanti screzi con i calvinisti di Ginevra, sfiorando anche la guerra religiosa[5], ma tutto fu stroncato dalla morte improvvisa del Duca.[6]
Carlo Emanuele II venne sepolto nella Cappella della Sindone di Torino.
Carlo Emanuele II e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours ebbero un figlio:
Ebbe poi altri figli naturali:
Controllo di autorità | VIAF (EN) 13715438 · ISNI (EN) 0000 0001 0797 2038 · SBN TO0V157247 · BAV 495/115187 · CERL cnp01127319 · Europeana agent/base/147140 · LCCN (EN) n84133498 · GND (DE) 133433722 · BNE (ES) XX1776899 (data) · BNF (FR) cb14978465b (data) |
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