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Iniziò come attore dialettale nella compagnia di Dante Testa, dove nel 1908 venne notato da Arturo Ambrosio che lo scritturò per la propria casa cinematografica, la Ambrosio Film. Nel 1909 passò alla Itala Film, che lo scritturò per interpretare ruoli femminili macchiettistici al fianco di Cretinetti, e nel 1911 alla neonata Savoia Film in ruoli da "cattivo". Successivamente alla Cines, alla Celio Film, una casa cinematografia alle dipendenze della stessa Cines, alla Tiber Film, alla Fert e all'Alba Film.[1]
Alberto Collo ricoverato in ospedale poco prima della morte, intervistato dal radiocronista Rai Mario Pogliotti
Nel 1925, con la crisi degli studi Fert rilevati poi da Stefano Pittaluga, Alberto Collo abbandonò il mondo della celluloide partecipando solo sporadicamente a qualche produzione (tra il 1926 e il 1939 il suo nome compare nel cast di quattro film). Nel 1928, tornato a Torino, fu scritturato nella compagnia di riviste di Dedè di Landa con Macario ancora agli inizi, poi con Emilio Ghione per le proiezioni de Il fornaretto di Venezia, al termini delle quali Collo e Ghione si esibivano in alcune scenette comiche.[1]
Nel 1931 ritornò al teatro dialettale con la compagnia "La Stabile di Torino".[2]
Nel dopoguerra, tra il 1950 e il 1954, ottiene delle piccole parti in alcuni film tra cui Arrivano i nostri di Mario Mattoli, dopodiché malato, senza lavoro, nella più completa indigenza, viene soccorso dalla trasmissione radiofonica Ciak che apre una sottoscrizione a favore dell'attore, arrivano presso la redazione offerte, regali, assegni e vaglia sino alla raccolta di 400.000 lire, inoltre la Presidenza della Repubblica si attivò perché Collo venisse ricoverato con urgenza in un ospedale torinese per le cure di cui aveva bisogno, anche se non saranno sufficienti per guarirlo.[3]