WikiLeaks

WikiLeaks
sito web
LogoLogo
URLwikileaks.org/
Tipo di sitoArchivio documentale online
LinguaInglese
Registrazioneprivata
CommercialeNo
Creato daJulian Assange
Lancio4 ottobre 2006
Stato attualeattivo
SloganFreedom

«Tre cose non possono essere nascoste a lungo: la Luna, il Sole e la Verità.»

WikiLeaks (dall'inglese leak «perdita», «fuga ») è un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore protetto da un potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto (di Stato, militare, industriale, bancario) e poi li carica sul proprio sito web. WikiLeaks riceve, in genere, documenti di carattere governativo o aziendale da fonti coperte dall'anonimato e da whistleblower. Il sito è stato fondato, tra gli altri, dall'attivista informatico Julian Assange, che ne è anche stato caporedattore fino al 2018, anno in cui gli è subentrato Kristinn Hrafnsson.

Il sito è curato da giornalisti, attivisti, scienziati, ma comunque i cittadini di ogni parte del mondo sono invitati a inviare materiale tenuto nascosto «che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende». Gran parte dello staff del sito rimane anonimo, così come gli stessi fondatori del progetto.

L'obiettivo dell'organizzazione è di assicurare che gli informatori non vengano perseguiti per la diffusione di documenti riservati. L'organizzazione dichiara di verificare l'autenticità del materiale prima di pubblicarlo e di preservare l'anonimato degli informatori e di tutti coloro che sono implicati nella "fuga di notizie".

Nonostante il prefisso nominativo, il progetto non è un wiki e non ha alcun legame con Wikimedia Foundation, l'organizzazione senza fini di lucro che possiede i server di Wikipedia. WikiLeaks, per scelta, non ha alcuna sede ufficiale. Infatti vuole essere «una versione irrintracciabile di Wikipedia che consenta la pubblicazione e l'analisi di massa di documentazione riservata». Lo scopo ultimo è quello della trasparenza da parte dei governi quale garanzia di giustizia, di etica e di una più forte democrazia.

Storia

Julian Assange, il principale portavoce di WikiLeaks.

Il sito fece la sua prima apparizione su internet nel dicembre 2006, in occasione della pubblicazione di un documento che provava un complotto per assassinare i membri del governo somalo, firmato dallo sceicco Hassan Dahir Aweys. La grande fortuna di WikiLeaks è incominciata nel 2007, quando entrò a far parte dello staff di volontari un attivista che utilizzava il programma di anonimato Tor. Attraverso questo strumento, WikiLeaks intercettò milioni di conversazioni all'insaputa degli interessati. Tra essi vi erano degli hacker cinesi che ricercavano su internet informazioni sui governi occidentali. WikiLeaks cominciò a registrare tutto il loro traffico. Una piccola frazione fu pubblicata sul sito dell'organizzazione e fu utilizzata come lancio del progetto.

Lo staff, di cui l'australiano Julian Assange è il membro più noto e influente, affermò di avere in preparazione la pubblicazione di oltre 1.200.000 documenti riservati. Nella seconda metà del 2007 è stata pubblicata una cospicua documentazione, anche di grosso impatto per i media: si va da materiale sull'equipaggiamento militare nella guerra in Afghanistan fino a rivelazioni sulla corruzione in Kenya. La gestione del Campo di prigionia di Guantánamo è uno dei casi più celebri venuti alla conoscenza del grande pubblico grazie a WikiLeaks.

Nel 2008 il sito web è stato chiuso per decisione di un tribunale californiano dietro le pressioni della banca svizzera Julius Bär, ritenutasi diffamata da documenti che l'accusavano di supportare l'evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco. Il 29 febbraio 2008, lo stesso giudice che lo aveva chiuso autorizzò la riapertura del sito web citando il primo emendamento e questioni riguardo alla giurisdizione. Il 5 marzo 2008 la banca rinunciò alla causa. Una successiva richiesta della banca di bloccare la pubblicazione del sito web fu negata.

Nel giugno del 2009 il sito aveva oltre 1.200 volontari registrati, fra cui un consiglio direttivo composto da Assange, Phillip Adams, Wang Dan, C. J. Hinke, Ben Laurie, Tashi Namgyal Khamsitsang, Xiao Qiang, Chico Whitaker e Wang Youcai.

Del 25 luglio 2010 è la notizia che WikiLeaks ha svelato ai quotidiani The New York Times e The Guardian e al settimanale tedesco Der Spiegel il contenuto di alcuni documenti riservati dai quali emergono aspetti nascosti della guerra in Afghanistan. Tra le altre cose, le suddette informazioni riguardano: l'uccisione di civili e l'occultamento dei loro cadaveri; l'esistenza di un'unità segreta americana dedita a "fermare o uccidere" talebani, anche senza un regolare processo; il doppio gioco del Pakistan — ufficialmente paese alleato degli Stati Uniti — i cui servizi segreti tessevano rapporti di collaborazione con i capi talebani per combattere l'operato militare statunitense e organizzare perfino complotti contro capi afghani.

Nel mese di ottobre 2010 il numero due dell'organizzazione, il tedesco Daniel Domscheit-Berg, ha rassegnato le dimissioni per dissidi con Assange. Il 7 dicembre 2010, dopo essersi costituito alle autorità, venne arrestato nel Regno Unito il fondatore del sito Julian Assange.

Il 2 febbraio 2011 Snorre Valen, parlamentare norvegese del Partito Socialista di Sinistra, ha candidato il sito al premio Nobel per la pace.

Caratteristiche

Tecnologia

Il sito internet utilizzava inizialmente una versione modificata del software MediaWiki - lo stesso software in uso anche sui server di Wikipedia - ma questa soluzione è stata abbandonata a partire dal 22 ottobre 2010 a seguito di una ristrutturazione del sito.

Dal dicembre 2010, la banca dati di WikiLeaks è ospitata in un centro dati gestito dall'Internet service provider svedese Bahnhof. Il centro - noto come Pionen White Mountains - è situato a Södermalm, un quartiere di Stoccolma, all'interno di un ex-rifugio anti-atomico ristrutturato.

La migliore tecnologia della squadra resta comunque quella impiegata nell'accorta gestione dei messaggi diretti che non passano dal medium Internet, anche nei momenti più difficili della vita del progetto e dei suoi artefici.

Funzionamento

Per inviare un documento a WikiLeaks è necessario per prima cosa procedere alla sua cifratura, in maniera da rendere l'operazione il più anonima possibile. Si utilizza il software a doppia chiave PGP, un sistema di cifratura altamente sicuro. Il personale di WikiLeaks verifica il documento ricevuto e poi provvede alla sua diffusione. Secondo dichiarazioni di Assange rese nel 2010, i documenti ricevuti sono controllati da un gruppo di cinque revisori con competenze in campi diversi (lingua, programmazione). La decisione finale circa la valutazione di un documento spetta allo stesso Assange.

Il file di "assicurazione"

Il 29 luglio 2010 WikiLeaks ha aggiunto un file, denominato insurance.aes256 di 1,4 gigabyte alla pagina sulla guerra in Afghanistan. Il file è stato protetto con il sistema di crittazione Advanced Encryption Standard, con chiave a 256 bit, ed è stato reso pubblicamente disponibile sui circuiti di file sharing. Insurance.aes256 funge da "assicurazione": lo stesso Assange ha dichiarato che, in caso dovesse succedere qualcosa a lui o agli altri collaboratori di WikiLeaks, le chiavi per decrittare il file verranno automaticamente rese pubbliche in modo che chiunque possa accedere autonomamente alla documentazione. Non ci sarebbe allora alcun modo per fermare la diffusione di informazioni, che sarebbe istantanea, poiché diverse persone hanno già la copia del file nei loro dischi rigidi.

Afghanistan war logs

Il 25 luglio 2010 WikiLeaks pubblica una raccolta di 91.731 documenti militari relativi alla guerra in Afghanistan. I documenti ricoprono un periodo che va dal gennaio 2004 al dicembre 2009 e vengono rilasciati al Guardian, New York Times e Der Spiegel, che verificano l'autenticità del materiale. La diffusione di tali documenti riservati, considerata una delle più estese nella storia militare degli Stati Uniti d'America, rivela informazioni sull'uccisione di civili da parte di truppe statunitensi e britanniche, e l'azione di sostegno di Pakistan e Iran ai talebani. Le rivelazioni, che evidenziano una sottovalutazione delle forze talebane, arrivano in uno dei momenti peggiori per l'esercito statunitense dall'inizio dell'occupazione in quanto a perdite: solo nel giugno 2010 si registra l'uccisione di 100 soldati americani.

Iraq War Logs

Il 5 aprile 2010, durante una conferenza stampa a Washington, WikiLeaks diffonde un video di 17 minuti che mostra l'assassinio di almeno dodici civili iracheni, tra cui due giornalisti della Reuters, in un attacco messo in atto da due elicotteri Apache statunitensi, che avevano confuso la videocamera dei giornalisti con un'arma il 12 luglio 2007. L'autenticità del video, chiamato Collateral Murder, è stata confermata da un militare americano. Nel maggio dello stesso anno la soldata dell'esercito americano Chelsea Manning viene arrestata con l'accusa di aver divulgato il video e altre centinaia di migliaia di documenti riservati. In un'intervista al The Guardian del dicembre 2010, Julian Assange l'ha definita un'eroina.

Nell'ottobre 2010 WikiLeaks diffonde più di 300.000 documenti riservati dell'esercito statunitense che rivelano gravi inadempienze delle autorità statunitensi nel perseguire abusi, torture e violenze perpetrate durante la guerra in Iraq. La divulgazione dei documenti ha rivelato anche la morte di oltre 15.000 civili in circostanze sconosciute e numerosi casi di torture da parte di militari iracheni ignorate dall'esercito statunitense.

Il cablegate 2010

A partire dal 28 novembre 2010 il sito ha pubblicato un'ingente rassegna di documenti riservati che hanno come focus l'operato del governo e della diplomazia statunitense nel mondo. Si tratta, stando a WikiLeaks stessa, della diffusione non autorizzata di 251.287 documenti contenenti informazioni confidenziali inviate da 274 ambasciate americane in tutto il mondo al dipartimento di Stato degli Stati Uniti a Washington. La pubblicazione dei documenti, che coprono il periodo fra il 1966 e febbraio 2010, è prevista per i mesi successivi al dicembre 2010. Inizialmente il sito ne ha resi pubblici 300. Fra i documenti ne risulterebbero 133.887 "non classificati", 101.748 con la dicitura confidential (riservato) e 15.652 a livello superiore "secret" (segreto) ma nessun top secret. I documenti sono stati distribuiti da WikiLeaks a quattro quotidiani (El País, Le Monde, The Guardian e The New York Times) e un settimanale (Der Spiegel) che ne hanno pubblicato una prima serie (220 documenti) il 28 novembre 2010.

Nei documenti sono incluse valutazioni sul comportamento pubblico e privato di capi di Stato europei, sui rapporti tra Stati Uniti ed Estremo Oriente e sulle posizioni dei più importanti Stati alleati inclusa l'Arabia Saudita, principale fiancheggiatore degli Stati Uniti e nel contempo, segretamente, principale finanziatore della rete terroristica di Al-Qaida. In tali comunicazioni gli ambasciatori riferiscono a Washington informazioni e opinioni su una molteplicità di personaggi di spicco di molti Stati. Tale fuga di notizie ha comportato un certo imbarazzo all'amministrazione americana per via dei contenuti di carattere riservato e non sempre propriamente elogiativi nei confronti dei soggetti sottoposti all'attenzione. Fra tali soggetti vi sono l'ex presidente del consiglio italiano Berlusconi, l'ex presidente francese Sarkozy, quello russo Putin e quello kazako Nazarbaev.

A seguito di tale pubblicazione, il sito wikileaks.org ha subito ripetuti e imponenti attacchi informatici di tipo DDoS (Distribuited Denial of Service). Il Dipartimento di Stato USA ha inviato tramite i suoi legali una lettera di diffida all'avvocato di Assange, appellandosi all'illegalità insita nel semplice possesso di quei documenti da parte dei gestori di WikiLeaks, e negando al contempo ogni tentativo di negoziazione per bloccare la pubblicazione. Il governo statunitense e il Pentagono avevano già in precedenza bollato le rivelazioni come pericolose su vari fronti: per le fonti di informazioni confidenziali che verrebbero così perdute; per le operazioni di sicurezza nazionale, come quelle contro il terrorismo; per le relazioni diplomatiche degli Stati Uniti con gli alleati e la cooperazione internazionale su minacce di portata globale. Il 1º dicembre 2010, Barack Obama ha creato un organismo speciale denominato Interagency Policy Committee for WikiLeaks per contrastare eventuali altre fughe di documenti dagli uffici dell'amministrazione americana.

Il 2 dicembre 2010 EveryDNS.net, una società del gruppo Dyn Inc, che era il fornitore che rilasciava il dominio wikileaks.org, ha reso noto di aver interrotto la fornitura per violazione di una clausola contrattuale rendendo impossibile il collegamento a quell'indirizzo. Successivamente il sito è stato sfrattato dai server di Amazon.com dovendo emigrare sui server mantenuti dal provider svedese Bahnhof.

Il 3 dicembre 2010 il sito WikiLeaks, attraverso la sua pagina su Twitter, ha accusato esplicitamente gli Stati Uniti di averlo oscurato. Attualmente il sito è ospitato su molteplici server in linea (al 10 dicembre 2010, 1559 mirror - solo parzialmente attivi - creati in risposta alla campagna di mass-mirroring lanciata da WikiLeaks il 4 dicembre 2010) ed è accessibile attraverso differenti nomi a dominio (come wikileaks.ch registrato dal Pirate Parties International) resi disponibili da vari provider DNS.

Il 4 dicembre 2010 sulla piattaforma sociale Twitter, WikiLeaks ha lanciato l'operazione "I'm WikiLeaks". Da quel momento sotto l'hashtag Twitter #imwikileaks centinaia di mirror hanno incominciato a diffondere a macchia d'olio i contenuti del sito web. L'intento è una decentralizzazione per impedire oscuramenti, in questo modo a WikiLeaks basterà essere in linea anche una sola ora al giorno e i mirror duplicheranno i contenuti. La hashtag su Twitter permette di avere dei mirror che nascono e muoiono continuamente a indirizzi diversi, eliminando così la possibilità di Denial of service.

Il 14 dicembre 2010 il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha citato in giudizio Twitter, intimando di fornire informazioni sugli account iscritti o associati a WikiLeaks. Twitter ha deciso d'informare i propri utenti.

Le sommosse popolari in Tunisia scoppiate nel dicembre 2010 sono in parte riconducibili alla rivelazione di alcuni documenti confidenziali del cablegate.

Contenuto dei documenti

Qui di seguito sono pubblicate le informazioni della prima serie di documenti rilasciati il 28 novembre 2010, i documenti contengono in alcuni casi i punti di vista e le opinioni personali di diplomatici statunitensi e ambasciatori in servizio presso le ambasciate. Inoltre, a volte, vi sarebbero riportati colloqui con rappresentanti di governo non statunitensi che hanno rapporti diplomatici con gli Stati Uniti:

Analisi diplomatica dei leader stranieri Spionaggio contro l'ONU Afghanistan Questioni europee Questioni mediorientali Questioni asiatiche Questioni sudamericane Altre questioni

Reazioni internazionali al caso

Vault 7

Il 7 marzo 2017 incomincia a essere pubblicata sul sito una serie di file relativi alla CIA, classificati con il nome in codice Vault 7 . La prima parte completa della serie, chiamata "Year Zero", contiene 8.761 documenti riservati e rappresenta il più grande leak di informazioni riservate della CIA. Si parla di diverse centinaia di milioni di linee di codice, che includono malware, trojan, virus e altri exploit, utilizzati al fine di spiare dispositivi di vario genere, Smartphone (inclusi Apple iOS e Google Android), Personal Computer, ma anche TV smart, browser web (inclusi Firefox, Google Chrome e Microsoft Edge) e software di vario genere come messaggistica e sistemi operativi come Microsoft Windows, macOS, e Linux. La seconda parte dei file, Dark Matter, viene caricata sulla piattaforma il 23 marzo 2017 e comprende una dettagliata documentazione dei sistemi di hackeraggio degli iPhone e dei Mac della Apple. Il 31 marzo compare, invece, la terza sezione chiamata Marble, composta da 676 file di codice sorgente del Marble Framework, utilizzato dalla CIA per ostacolare gli investigatori forensi e le società di anti-virus, impedendo di risalire al creatore di virus e malware. I 27 file sul Grasshopper Framework escono invece il 7 aprile e svelano il funzionamento del codice usato per installare malware sui computer Windows. Sono documenti tecnici che illustrano come il software CIA permetta di automatizzare l'installazione del codice malevolo sul PC da sorvegliare, permettendo di infettare successivamente un gran numero di computer senza essere costretti a un'installazione ad hoc ogni volta. Grasshopper, inoltre, riesce a verificare in anticipo la tipologia di antivirus presente nel computer da attaccare, scegliendo così il malware più adatto.

Note

  1. ^ Liquida: Notizie, opinioni e curiosità dalla Rete, su liquida.it (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2011).
  2. ^ How to leak a secret and not get caught Archiviato il 26 luglio 2011 in Internet Archive. Huliq.com
  3. ^ Il New Yorker scrisse: «Julian Assange e i suoi collaboratori erano incerti sull'autenticità del documento, ma pensarono che i lettori, utilizzando le funzioni del sito simili a quelle di Wikipedia, avrebbero aiutato ad analizzarlo. Lo pubblicarono affiancandogli un lungo commento in cui chiedevano: «È un manifesto audace scritto da un militante islamico con collegamenti a Bin Laden? O è una velina proveniente dai servizi segreti americani, volta a screditare l'Unione, rompere l'alleanza somala e manipolare la Cina?». Il giornale concludeva: «l'autenticità del documento non è mai stata accertata».
  4. ^ Judge reverses ruling in Julius Baer leak case, su Reuters.
  5. ^ Swiss Bank Abandons Lawsuit Against Wikileaks, su InformationWeek.
  6. ^ Judge reverses Wikileaks injunction, su theinquirer.net. URL consultato il 6 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2010).
  7. ^ "Pakistan Aids Insurgency in Afghanistan, Reports Assert". New York Times. July 25, 2010.
  8. ^ Nick Davies, Afghanistan war logs: Massive leak of secret files exposes truth of occupation, su the Guardian.
  9. ^ SPIEGEL ONLINE, Hamburg, Germany, Enthüllung brisanter Kriegsdokumente: Die Afghanistan-Protokolle, su SPIEGEL ONLINE, 25 luglio 2010.
  10. ^ WikiLeaks svela la 'vera' guerra in Afganistan, in La Repubblica, 26 luglio 2010.
  11. ^ Kabul, diffusi documenti segreti «Il Pakistan aiuta Al Qaeda» - Corriere della Sera, su corriere.it.
  12. ^ (EN) WikiLeaks among nominees for Nobel Peace Prize, in Reuters, 2 febbraio 2011. URL consultato il 27 novembre 2023.
  13. ^ (EN) Norwegian Nominates Wikileaks' Julian Assange for Nobel Peace Prize, su ABC News. URL consultato il 27 novembre 2023.
  14. ^ Pionen White Mountains Archiviato il 7 dicembre 2010 in Internet Archive., scheda tecnica sul sito del provider svedese.
  15. ^ Svezia, nel bunker dei server di WikiLeaks, su repubblica.it, la Repubblica, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  16. ^ a b John D. Sutter, WikiLeaks now storing files in 'James Bond' bunker, CNN, 2 dicembre 2010.
  17. ^ Olimpio Guido, Assange «denuncia» gli Usa «Mi vogliono assassinare», su corriere.it (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2010).
  18. ^ Federico Mello, "Fermate Wikileaks!", l'uomo di Bush contro Assange - Il Fatto Quotidiano, su Il Fatto Quotidiano.
  19. ^ Assange-chat, fra Pentagono e Ufo "Il mondo sarà un posto migliore" - Repubblica.it, su La Repubblica.
  20. ^ WikiLeaks Posts Mysterious 'Insurance' File, su WIRED, 30 luglio 2010.
  21. ^ Explosive Leaks Provide Image of War from Those Fighting It, in Der Speigel, 25 luglio 2010.
  22. ^ Afghanistan war logs: Civilians caught in firing line of British troops, in The Guardian, 25 luglio 2010.
  23. ^ Explosive Leaks Provide Image of War from Those Fighting It: The Secret Enemy in Pakistan, in Der Speigel, 25 luglio 2010.
  24. ^ Afghanistan war logs: Iran's covert operations in Afghanistan, in The Guardian, 25 luglio 2010.
  25. ^ Whistleblower's leaked US files reveal state of Afghan war, in The Independent, 26 luglio 2010.
  26. ^ Collateral Murder Archiviato il 3 aprile 2015 in Internet Archive., U.S. Soldier Ethan McCord's Eyewitness Story
  27. ^ (EN) Tom Cohen, Leaked video reveals chaos of Baghdad attack, in Cnn, 7 aprile 2010. URL consultato il 9 dicembre 2010.
  28. ^ (EN) Steve Benen, 'COLLATERAL MURDER', in Washington Monthly, 6 aprile 2010. URL consultato il 9 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2010).
  29. ^ Luca Dello Iacovo, Un accesso di 14 ore alla rete super segreta potrebbe essere all'origine delle rivelazioni di Wikileaks, in Il Sole 24 Ore, 29 novembre 2010. URL consultato il 9 dicembre 2010.
  30. ^ (EN) Sam Jones, Julian Assange: Whoever leaked US embassy cables is unparalleled hero, in The Guardian, 3 dicembre 2010. URL consultato il 9 dicembre 2010.
  31. ^ (EN) Nick Davies, Jonathan Steele, David Leigh, Iraq war logs: secret files show how US ignored torture, in The Guardian, 22 ottobre 2010. URL consultato il 5 dicembre 2010.
  32. ^ WikiLeaks, 400 mila file shock "In Iraq un bagno di sangue", in la Repubblica, 23 ottobre 2010. URL consultato il 5 dicembre 2010.
  33. ^ (EN) Secret US Embassy Cables da wikileaks.org.
  34. ^ a b (EN) Scott Shane, Andrew W. Lehren, Leaked Cables Offer Raw Look at U.S. Diplomacy, su nytimes.com, The New York Times, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  35. ^ Wikileaks: Usa, avviate indagini penali, su wwwansa.it, ANSA, 29 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2011).
  36. ^ (FR) WikiLeaks: l'Iran dénonce "une campagne de guerre d'information", su lemonde.fr, Le Monde, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  37. ^ Mistero sui server che fanno tremare il mondo, su rainews24.rai.it, Rai News 24, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  38. ^ a b (EN) David Leigh, US embassy cables leak sparks global diplomatic crisis, su guardian.co.uk, The Guardian, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  39. ^ Wikileaks 'hacked ahead of secret US document release', BBC News, 28 novembre 2010. URL consultato il 28 novembre 2010.
  40. ^ Wikileaks: l'attacco informatico contro il sito , su ansa.it, ANSA, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  41. ^ Obama tenta di fermarlo, Assange non molla , su ansa.it, ANSA, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  42. ^ Usa: task force contro Wikileaks, su corriere.it.
  43. ^ Wikileaks:Obama, task force contro fughe, su ansa.it.
  44. ^ Punto informatico, WikiLeaks, vacanza al confino, 3 dicembre 2010.
  45. ^ Punto Informatico, Hanno tutti paura di WikiLeaks!, 3 dicembre 2010
  46. ^ «WikiLeaks,org domain killed by US everydns.net after claimed mass attacks», in twitter.com/wikileaks, 3 dicembre ore 6.33 PM
  47. ^ Mirrors of our website Archiviato l'8 dicembre 2010 in Internet Archive.. La pagina con l'elenco dei mirror sul sito di WikiLeaks.
  48. ^ Mass-mirroring WikiLeaks Archiviato il 6 dicembre 2010 in Internet Archive.. La pagina della campagna di mass-mirroring sul sito di WikiLeaks.
  49. ^ WikiLeaks Starts Mass-Mirroring Effort, slashdot, 4 dicembre 2010.
  50. ^ Automated Wikileaks mirror tracker Archiviato l'8 dicembre 2010 in Internet Archive., lista dei mirror su savewikileaks.net, 5 dicembre 2010.
  51. ^ Satter, Raphael G.; Svensson, Peter (3 December 2010) WikiLeaks Fights To Stay Online Amid Attacks Archiviato il 15 maggio 2019 in Internet Archive.. Associated Press (via The Charlotte Observer), 4 dicembre 2010.
  52. ^ David Randall e Charlie Cooper, WikiLeaks hit by new online onslaught, in The Independent, Independent Print Ltd, 5 dicembre 2010. URL consultato il 4 dicembre 2010.
  53. ^ WikiLeaks, lista mirror, anche su Tor. Le truppe si mobilitano e nasce #imwikileaks, in WikiLeaks Italia, WikiLeaks Italia. URL consultato il 5 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2010).
  54. ^ Twitter Subpoena (PDF), Salon.com. URL consultato il 14 febbraio 2011.
  55. ^ Icelandic MP fights US demand for her Twitter account details, The Guardian. URL consultato il 14 febbraio 2011.
  56. ^ Tunisia's youth finally has revolution on its mind, The Guardian. URL consultato il 14 febbraio 2011.
  57. ^ Wikileaks, "Berlusconi è incapace", su tgcom.mediaset.it, TGcom, 29 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2010).
  58. ^ US embassy cables: Lunch with a convalescent Berlusconi, su guardian.co.uk, The Guardian, 2 dicembre 2010. URL consultato il 16 dicembre 2010.
  59. ^ Wikileaks, Berlusconi e gli elogi a Bersani. «La magistratura? Il male d'Italia», su corriere.it, Corriere.it, 3 dicembre 2010. URL consultato il 16 dicembre 2010.
  60. ^ La legge Romani è un rischio per la libertà del web e favorisce Mediaset, su racconta.repubblica.it, Repubblica.it. URL consultato il 16 dicembre 2010.
  61. ^ La tempesta Wikileaks Premier 'portavoce' Putin , su ansa.it, ANSA, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  62. ^ Medvedev 'plays Robin to Putin's Batman', su News. URL consultato il 5 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2011).
  63. ^ Wikileaks: file, giudizi su vari leader, su ansa.it, ANSA, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  64. ^ A Selection From the Cache of Diplomatic Dispatches, su nytimes.com, New York Times, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  65. ^ Sito web del quotidiano la Repubblica.
  66. ^ Wikileaks: US allies unruffled by embassy cable leaks, su BBC News.
  67. ^ (EN) Robert Booth, Julian Borger, US diplomats spied on UN leadership, su guardian.co.uk, The Guardian, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  68. ^ a b Leaked Cables Offer Raw Look at U.S. Diplomacy
  69. ^ Ian Traynor, Germany accuses US over 'missing' Afghan funds, WikiLeaks cables show, su the Guardian.
  70. ^ Wikileaks Italiano – Le relazioni tra Italia e Russia Archiviato il 27 novembre 2012 in Internet Archive.
  71. ^ Leaked Cables Offer Raw Look at U.S. Diplomacy
  72. ^ Giles Tremlett, Wikileaks: US pressured Spain over CIA rendition and Guantánamo torture, su the Guardian.
  73. ^ WikiLeaks Cables Reveal U.S. Tried to Thwart Spanish Probes of Gitmo Torture and CIA Rendition, su Democracy Now!.
  74. ^ (EN) Viewing cable 09ISTANBUL336 da WikiLeaks.org.
  75. ^ (EN) Ian Black, Israel primed to attack a nuclear Iran, su guardian.co.uk, The Guardian, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  76. ^ (EN) Ian Black, Simon Tisdall, Saudi Arabia urges US attack on Iran to stop nuclear programme, su guardian.co.uk, The Guardian, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  77. ^ (EN) WikiLeaks: Red Crescent smuggled weapons for Iran, su ynetnews.com, Israel News: Ynetnews, 29 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  78. ^ (EN) Arshad Mohammed, Ross Colvin, Saudi king urged U.S. to attack Iran: WikiLeaks, su reuters.com, Reuters, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  79. ^ Wikileaks: Russia branded 'mafia state' in cables, su BBC News.
  80. ^ Copia archiviata, su 213.251.145.96. URL consultato l'11 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2010).
  81. ^ Telegramma sul tumore ai seni paranasali di Evo Morales
  82. ^ Copia archiviata, su wikileaks.dd19.de. URL consultato il 5 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2010).
  83. ^ Ian Black, WikiLeaks cables: Tunisia blocks site reporting 'hatred' of first lady, su the Guardian.
  84. ^ The Christian Science Monitor, WikiLeaks: Leaked cables reveal the rough workings of diplomacy, su The Christian Science Monitor.
  85. ^ (EN) Chalie Savage, Andrew W. Lehren, Cables Depict U.S. Haggling to Clear Guantánamo, su nytimes.com, The New York Times, 29 novembre 2010. URL consultato il 1º dicembre 2010.
  86. ^ WikiLeaks cables: Pfizer 'used dirty tricks to avoid clinical trial payout' | Business | The Guardian, su guardian.co.uk.
  87. ^ (EN) Wikileaks. Pfizer tentò di ricattare le autorità nigeriane, su blitzquotidiano.it. URL consultato il 10 dicembre 2010.
  88. ^ (EN) us embassy cables – Pfizer blackmails Nigeria into settling Trovan lawsuit « propaganda press! freedom now Guyana, su propagandapress.wordpress.com (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2013).
  89. ^ (EN) Dan Coughlin e Kim Ives, WikiLeaks Haiti: Let Them Live on $3 a Day, 1º giugno 2011. URL consultato il 30 maggio 2023.
  90. ^ WIKILEAKS, PARIGI: "ATTACCO ALLO STATO". BERLINO: "COME LA STASI"., su tg1.rai.it, TG1, 29 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  91. ^ (ES) Desde el PRO dicen que "no hay rencores" con la Embajada por las críticas a Macri, su Clarin.com.
  92. ^ (EN) WikiLeaks reveals undiplomatic U.S. critiques, su cbc.ca, CBC News, 29 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  93. ^ Julian Assange to be questioned by British police, The Guardian, 7 dicembre 2010. URL consultato l'8 dicembre 2010.
  94. ^ WikiLeaks reports another electronic disruption, su cnn.com.
  95. ^ Ian Black, WikiLeaks claims are 'psychological warfare' says Ahmadinejad, su the Guardian.
  96. ^ Benjamin Netanyahu: Israel unharmed by WikiLeaks revelations - Diplomacy & Politics - Jerusalem Post, su The Jerusalem Post - JPost.com (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2010).
  97. ^ Berlusconi ride sopra alle rivelazioni di Wikileaks, su ansa.it, ANSA, 28 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  98. ^ Italy calls Wikileaks release "9/11 of diplomacy", su af.reuters.com, Reuters, 28 novembre 2010. URL consultato il 2 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2010).
  99. ^ (EN) WikiLeaks US embassy cables: live updates, su guardian.co.uk, The Guardian, . URL consultato il 29 novembre 2010.
  100. ^ Sputnik, Transcript of Vladimir Putin's interview with CNN's Larry King, su rian.ru, 2 dicembre 2010.
  101. ^ Sandeep Dikshit, Cordial India-Pakistan relations is in Russia's interest, su The Hindu.
  102. ^ (TR) Erdoğan'dan ilk Wikileaks değerlendirmesi, su hurriyet.com.tr, Hürriyet.com, 29 novembre 2010. URL consultato il 29 novembre 2010.
  103. ^ Vault 7: CIA Hacking Tools Revealed, su wikileaks.org, Wikileaks, 7 marzo 2017. URL consultato il 30 marzo 2017.
  104. ^ WikiLeaks Releases Trove of Alleged C.I.A. Hacking Documents, su nytimes.com, New York Times, 7 marzo 2017. URL consultato il 30 marzo 2017.
  105. ^ WikiLeaks distrugge la CIA, su f-hack.com, 7 marzo 2017. URL consultato il 30 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2017).
  106. ^ Vault7, cosa c’è negli 8mila file della Cia pubblicati da WikiLeaks, su wired.it, 7 marzo 2017. URL consultato il 30 marzo 2017.
  107. ^ Dark Matter, su wikileaks.org, 23 marzo 2017.
  108. ^ Marble Framework, su wikileaks.org, 31 marzo 2017.
  109. ^ Grasshopper Framework, su wikileaks.org, 7 aprile 2017.
  110. ^ WikiLeaks, opinioni a confronto, su proversi.it, 10 aprile 2017.

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN) 316750100 · LCCN (EN) no2010121535 · GND (DE) 7732453-5 · J9U (EN, HE) 987007522627805171 · WorldCat Identities (EN) lccn-no2010121535