Nel mondo di oggi, Alessandro Fersen ha acquisito una rilevanza senza precedenti. Fin dalla sua nascita, Alessandro Fersen ha avuto un impatto significativo su vari aspetti della società, della cultura e dell’economia. In questo articolo esploreremo a fondo l’impatto di Alessandro Fersen e la sua influenza in diversi ambiti della vita quotidiana. Analizzeremo la sua evoluzione nel tempo, le sue implicazioni in termini di cambiamenti sociali e politici, nonché le opportunità e le sfide che pone per il futuro. Attraverso un'analisi dettagliata, esamineremo l'importanza di comprendere e riflettere su Alessandro Fersen per essere meglio preparati alle sfide del mondo contemporaneo.
Rientrato stabilmente in Italia alla fine della seconda guerra mondiale, dopo un periodo in cui si dedicò all'attività politica (segreteria del CLN per Genova e la Liguria) e al giornalismo (collaboratore de Il Lavoro e del Corriere del Popolo), nel 1947, con Emanuele Luzzati e Vittore Veneziani fondò la Compagnia del Teatro Ebraico[4] e portò in scena Lea Lebowitz[5], un testo che egli stesso aveva tratto da una leggenda chassidica. La ricerca sul teatro ebraico proseguì con Golem (1969)[6], ispirato al folkloreyiddish, e con Leviathan (1974)[7], basato sulle tecniche del mnemodramma. Nel 1950, con Walter Cantatore ed Emanuele Luzzati, aprì a Roma, in via Veneto, il cabaret teatrale I nottambuli[8], ma il ritiro della licenza degli alcolici portò l’iniziativa al fallimento.
Il 14 settembre 1954, presso il Teatro Alfieri di Torino, debuttò Crazy Show, rivista da camera scritta da Alessandro Fersen, Guido Stagnaro e Federico Caldura, con Federico Caldura scenografo, costumi di Emanuele Luzzati, musiche di Luciano Berio, coreografie di Marise Flash e Sandra Mondaini sul palcoscenico. Secondo Paola Bertolone Crazy Show «può a pieno titolo rientrare nella tipologia dell’Assurdo, sia per l’impianto ludico dello spettacolo, sia per la vocazione al rovesciamento del banale quotidiano, destinato a far emergere il vacuum»[9].
Dal 1952 al 1960 lavorò per il Teatro Stabile di Genova (inizialmente Piccolo Teatro della Città di Genova), dirigendo importanti attori come Enrico Maria Salerno, Tino Buazzelli e Valeria Valeri. Curò le regie di testi, tra gli altri, di Shakespeare, Pirandello, Molière, Anouilh, Lope de Vega. Alla fine degli anni cinquanta si occupò, per la televisione, di commedia dell’arte con un ciclo di tre spettacoli da lui scritti e diretti: Le fatiche di Arlecchino (1957)[10], Pierrot alla conquista della luna (1957)[11], Sganarello e la figlia del re (1960)[12]. I relativi testi furono pubblicati postumi nel 2009.
Nel 1957 iniziò l'attività di insegnante di recitazione a Roma con la scuola per attori Studio di Arti sceniche, improntata sul metodo Stanislavskij (tra i suoi allievi anche la cantante Nada[13]). Nel 1958, durante la tournée sudamericana del Teatro Stabile di Genova, conobbe a Rio de Janeiro l’antropologo José de Carneiro, tramite il quale entrò in contatto con una comunità afrobrasiliana che praticava i riti candomblé; in conseguenza di questi incontri elaborò il concetto di mnemodramma.[14]
«Il mnemodramma è nato fra il 1960 e il '62, dopo due anni di sperimentazione della "tecnica psicoscenica dell'attore". Quest'ultima è una tecnica psicologica che si serve in modo rudimentale e periferico anche dello psicodramma, però a fini solo teatrali.
Nel 1962, il mnemodramma fu presentato alla Université du Théâtre des Nations di Parigi. L'elemento fondamentale, la base del mnemodramma è una ricerca interdisciplinare, che privilegia soprattutto l'antropologia. Antropologia come ricerca della forma primordiale di teatro, della ritualità. Nel rito ci si immedesima nel dio, si diventa altro da sé: si effettua un'operazione che è, già di per sé, teatrale.»
(Alessandro Fersen, Psicodramma e mnemodramma[15])
Fu attivo anche in campo lirico, in particolare Il Dibuk, musica di Lodovico Rocca su libretto di Renato Simoni, tratto dal dramma Tra due mondi: Il dibbuk di Semën An-skij, uno dei grandi classici della letteratura yiddish. Lo presentò in due versioni: nel 1962 (direttore Bruno Bartoletti, scenografia di Nicola Benois) e nel 1982 (direttore Bruno Martinotti, scenografia di Emanuele Luzzati). Fu inoltre attivo come attore cinematografico e autore di saggi critici e teorici, volti a un teatro interdisciplinare, sulla rivista Sipario e nel libro Il teatro, dopo (Laterza, 1980).
Oggetti e biblioteca di Alessandro Fersen a Genova
Nel 2005, su iniziativa della figlia Ariela Fajrajzen, viene costituita la Fondazione Alessandro Fersen con lo scopo «di curare la divulgazione, lo studio e l’approfondimento delle opere, del pensiero e della ricerca di Alessandro Fersen, attraverso la pubblicazione di testi e l’organizzazione di eventi»[16].
La biblioteca personale di Fersen è stata riunita nel Fondo Fersen, riconosciuto come Archivio Storico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e donato dalla figlia Ariela al Museo Biblioteca dell’Attore di Genova[17].
Il 27-28 ottobre 2011, in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita di Alessandro Fersen, presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma è stato organizzato il convegno Fersen. Itinerario ininterrotto di un protagonista del Novecento[18]. Gli atti del convegno sono stati pubblicati nel 2012. A latere del convegno veniva organizzata una mostra nella quale erano esposti documenti inediti attinti dal Fondo Fersen[19].
Il congedo, di Renato Simoni, Genova, Teatro Duse, 3 febbraio 1959.
Un istante prima, di Enrico Bassano, Genova, Teatro Duse, 3 marzo 1959.
Sganarello e la figlia del re, di Alessandro Fersen, Teatro Ateneo e Teatro delle Arti, Roma, 21 dicembre 1959; Zurigo, Schauspielhaus, 1960
Il matrimonio del signor Mississippi, di Friedrich Dürrenmatt, Napoli, Teatro Mercadante, 31 gennaio 1961.
Il terzo amante, di Gino Rocca, Genova, Teatro Duse, 18 dicembre 1960.
L’ora vuota, di Salvato Cappelli, Roma, Teatro Valle, 20 aprile 1963.
Rose rosse per me, di Sean O'Casey, Roma, Teatro Valle, 6 dicembre 1966.
Le Diavolerie. Appunti sull’angoscia, di Alessandro Fersen, Spoleto, Festival dei Due Mondi, 10 luglio 1967; Djabeltswa (in polacco), Varsavia, Teatr Dramatyczny, 1973
Golem, di Alessandro Fersen, Firenze, Teatro La Pergola, 11 giugno 1969.
Edipo re, di Sofocle, Teatro Greco di Siracusa, 3 giugno 1972.
Leviathan, di Alessandro Fersen, Spoleto, Festival dei Due Mondi, 29 giugno 1974; Festival di Gerusalemme, 1975
Trittico (L'amore di don Perlimplino, La donzella, il marinaio e lo studente, La calzolaia ammirevole), di Federico García Lorca, Teatro Stabile di Bolzano, 14 aprile 1977.
Crazy show, Roma, Tipografia Bella, 1954, con Guido Stagnaro e Federico Caldura
Pioggia, stato d'animo, Sipario n. 223, novembre 1964, pp. 56–63
Le diavolerie. Appunti sull'angoscia, Sipario n. 255, luglio 1967, pp. 53–63
Golem, 1969
Leviathan, 1974
Le fatiche di Arlecchino, Pierrot alla conquista della luna, Sganarello e la figlia del re, in Roberto Cuppone, Alessandro Fersen e la Commedia dell'Arte, Roma, Aracne, 2009
Saggistica
Alessandro Fersen, L'Universo come giuoco, Modena, Guanda, 1936
Alessandro Fersen, Il teatro, dopo, Bari, Laterza, Collana Saggi tascabili Laterza n. 74, 1980
Alessandro Fersen, Il teatro, dopo, a cura di Maricla Boggio e Luigi M. Lombardi Satriani, Roma, Bulzoni, 2011
Alessandro Fersen, L'Universo come giuoco, a cura di Clemente Tafuri e David Beronio, Genova-Recco, AkropolisLibri - Le Mani, 2012
Alessandro Fersen, Arte e vita. Taccuini e diari inediti, a cura di Clemente Tafuri e David Beronio, Recco, Le Mani, 2012
Alessandro Fersen, Critica del teatro puro, a cura di Clemente Tafuri e David Beronio, Genova, Le Mani, 2013
Alessandro Fersen, L'incorporeo o della conoscenza, a cura di Clemente Tafuri e David Beronio, Genova, Il Melangolo, 2015
Note
^Alessandro Fersen, L'Universo come giuoco, Modena, Guanda, 1936
Giorgio Polacco (a cura di), La dimensione perduta. Alessandro Fersen, 1957-1978, ventun anni di Laboratorio teatrale, Roma, STET, 1978
Paola Bertolone, La drammaturgia ebraica di Alessandro Fersen, in Il libro di teatro. Annali del Dipartimento Musica e Spettacolo dell'Università di Roma, a cura di Roberto Ciancarelli, Roma, Bulzoni, 1990, pp. 173–188
Beppe Sebaste, Nel laboratorio di Alessandro Fersen, educatore e sciamano, in Id., Porte senza porta. Incontri con maestri contemporanei, Milano, Feltrinelli, 1997, pp. 111–126, ISBN 88-07-81444-7 (on-line)
Il teatro totale di Alessandro Fersen 1975-1978, in Il Teatro Stabile di Bolzano. Cinquant'anni di cultura e di spettacoli, progetto editoriale di Marco Bernardi, Cinisello Balsamo, Silvana editoriale, 2000
Roberta Arcelloni, Alessandro Fersen. Il filosofo sciamano, Hystrio, n. 3, luglio-settembre 2001, pp. 18–22
Alessandro Cassin e Javier Barreiro Cavestany, Alessandro Fersen artista e sciamano, Sipario n. 639, settembre 2002, pp. 30–34
Roberto Cuppone, Fersen, Grotowski e il Diavolo, in Teatro e teatralità a Genova e in Liguria dall'epoca medievale al Novecento, Atti del Convegno, Imperia, 15 maggio 2008, a cura di Federica Natta, Pisa, ETS, 2009, pp. 161–192, ISBN 9788846723314
Roberto Cuppone, Alessandro Fersen e la Commedia dell'Arte, Roma: Aracne, 2009, ISBN 9788854826724 (contiene anche tre commedie inedite di Alessandro Fersen: Le fatiche di Arlechino, Pierrot alla conquista della luna, Sganarello e la figlia del re)
Paola Bertolone, Ora fluente. Del teatro e del non teatro: l'opera di Alessandro Fersen, in allegato il DVD Alessandro Fersen. L'essere in scena, Corazzano, Titivillus, 2009, ISBN 9788872182697
Roberto Cuppone, Fersen, Grotowski e il Guerriero Magro, in Clemente Tafuri, David Beronio, Teatro Akropolis. Testimonianze ricerca azioni, vol. II, Genova, AkropolisLibri, 2011, ISBN 9788890454714
Clemente Tafuri, David Beronio, Mito e Inattualità. La filosofia nel teatro di Alessandro Fersen, in Id., Teatro Akropolis. Testimonianze ricerca azioni, vol. II, Genova, AkropolisLibri, 2011, ISBN 9788890454714
Clemente Tafuri e David Beronio (a cura di), Fersen, itinerario ininterrotto di un protagonista del Novecento, Atti del convegno. Roma, 19, 27, 28 ottobre 2011, Genova-Recco, Le Mani, 2012, ISBN 9788880126560
Clemente Tafuri e David Beronio (a cura di), Gioco e sapere. Forme di un teatro senza scena, Genova, AkropolisLibri, 2016, ISBN 9788890454738