Il tema Centro storico di Roma è un argomento di grande attualità nella società odierna. Si tratta di una questione che tocca un gran numero di persone, e che suscita grande interesse e preoccupazione nella popolazione. Si tratta di un tema che è stato oggetto di numerosi studi, ricerche e dibattiti negli ultimi anni, a dimostrazione della sua importanza e della necessità di affrontarlo in modo adeguato. In questo articolo analizzeremo in modo approfondito Centro storico di Roma, esplorandone le cause, le conseguenze e le possibili soluzioni, con l’obiettivo di offrire una visione ampia e completa di questo argomento così attuale.
La scrittrice Elsa Morante ha ambientato nella città eterna il suo romanzo La Storia.
Fra le macerie del quartiere di San Lorenzo, devastato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, lungo le borgate periferiche affollate di nuovi poveri, fra miserie antiche e recenti si muove un piccolo universo di persone che delineano in maniera poetica con i loro affanni il preciso momento storico attraversato dalla città.
Così l'autrice, nella parte riguardante l'anno 1946 (a conflitto quindi ormai terminato), descrive la città vista in soggettiva attraverso gli occhi dei due protagonisti – i fratelli Useppe e Nino (detto anche Ninnuzzu o Ninnarieddu) – lanciati in una corsa sfrenata in motocicletta, come in una sorta di viaggio iniziatico, lungo le vie del centro storico:
«La partenza fu strepitosa; e il viaggio, un vero raid fantascientifico per Useppe!
Fecero tutto il Centro Storico, da Piazza Venezia a Piazza del Popolo, e poi a Via Veneto, Villa Borghese, e poi di nuovo indietro Piazza Navona, e il Gianicolo, e San Pietro!
Si scaraventarono per tutte le strade con un rumore gigantesco, perché Ninnarieddu, per far sentire chi era lui, aveva abolito il sistema della marmitta.
Useppe non aveva mai conosciuto quei quartieri, che in un ciclone risplendente correvano addosso alla motocicletta di Nino, come a una sonda spaziale lanciata attraverso i pianeti.
A voltare gli occhi in alto, si vedevano statue volare con le ali distese fra le cupole e le terrazze, e trascinare i ponti in corsa con le tuniche bianche al vento.
E alberi e bandiere giostrare. E personaggi mai visti, sempre di marmo bianco, in forma d'uomo e di donna e d'animale, portare i palazzi, giocare con l'acqua, suonare trombe d'acqua, correre e cavalcare dentro alle fontane e appresso alle colonne ...»
(Elsa Morante, La Storia, pag. 399)
Il centro storico di Roma è stato riconosciuto, sin dal 1980, patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Esso comprende 14,308 km²[1][2] di superficie del territorio comunale, quasi la somma della superficie dei 22 rioni (15,4659 km²) che lo compongono racchiusi all'interno delle Mura aureliane (a sinistra del Tevere) e gianicolensi (a destra del fiume), con la sola esclusione di una parte dei rioni Borgo e Prati.
Nell'intera città storica, che fa riferimento ad un territorio più vasto rispetto al centro storico, si riconosce il valore di oltre 25.000 punti di interesse ambientale e archeologico censiti dalla Carta per la Qualità: in virtù di ciò Roma risulta la città con più monumenti al mondo[3]. Il toponimoCentro Storico indica anche la zona urbanistica 1a del I Municipio e il municipio stesso.
L'origine del suo nome non è certa, tuttavia l'ipotesi più accreditata è che provenga dall'antico trejo, che sta ad indicare la confluenza di tre vie nella piazzetta dei Crociferi, situata al lato della moderna Piazza di Trevi. Vi si trovano la Fontana di Trevi, la Fontana del Tritone, Palazzo Barberini e Palazzo del Quirinale.
Il suo nome deriva dalla presenza di Ponte Sant'Angelo o Ponte Elio, che è appartenuto al rione fino a quando papa Sisto V non lo incorporò nel nuovo rione Borgo. Vi si trovano Piazza dei Coronari, Palazzo Taverna e Palazzo Alberini. Il suo stemma è un ponte.
Il nome Parione deriva dalla presenza nel rione di un edificio antico, o di una sua parete (paries), che prese nome dal popolo Parietone. Il centro del piccolo rione è Piazza Navona. Vi si trovano Piazza della Chiesa Nuova e il Teatro di Pompeo. Il suo stemma è un Grifo, creatura mitologica greca con la testa d'aquila ed il corpo di leone, simbolo di fierezza e nobiltà.
Il nome deriva da arenula (ripreso nella moderna Via Arenula), ovvero da quella rena soffice che ancora oggi il fiume Tevere deposita durante le piene, e che ivi formava delle spiagge scomparse in seguito alla costruzione dei Lungotevere. Vi si trovano Campo de' Fiori, Piazza Farnese, la Galleria Spada, Palazzo Farnese e Palazzo Falconieri. Lo stemma del rione è un cervo rampante in campo turchino.
Lo stemma del rione è costituito da una pigna: la leggenda vuole che il nome derivi dalla gigantesca pigna di bronzo ritrovata nel rione e in seguito spostata in Vaticano nel Cortile della Pigna. Tuttavia, nel XII secolo la pigna si trovava già davanti all'antica Basilica di San Pietro, quando il rione non aveva ancora assunto questo nome. Un'altra ipotesi vuole invece che il nome derivi dalla Vigna di Tedemario (un romano che possedeva delle terre nella zona del Circo Flaminio). Vi si trovano il Pantheon, il Vittoriano e Piazza Venezia.
Ci sono due versioni sull'origine del nome del rione: secondo la prima esso deriva da Campus telluris, cioè "campo o piazza di terra", secondo l'altra ipotesi invece da Aedes telluris, ovvero "Tempio della dea Terra". Vi si trovano Piazza del Campidoglio, il Foro Romano, il Campidoglio, i Musei capitolini, il Carcere Mamertino, la Casa delle Vestali, l'Insula dell'Ara Coeli. Lo stemma del rione è costituito dalla testa nera di un drago su sfondo bianco. Il simbolo deriva dalla leggenda secondo la quale un drago che infestava il Foro Romano fu cacciato da papa Silvestro I.
È il più piccolo dei rioni. Il nome deriva dalla chiesa di Sant'Angelo in Pescheria. Vi si trovano Piazza dei Calcarari, il Ghetto, il Teatro di Marcello, la Fontana delle Tartarughe e il Portico di Ottavia. Il suo stemma è un angelo su sfondo rosso, con una spada nella mano destra ed una bilancia nella sinistra. La bilancia non si riferisce alla giustizia, ma piuttosto al taglio e alla pesatura del pesce, poiché l'antico mercato del pesce si trovava nel Ghetto.
Il nome ha origine dalla zona del Tevere detta Ripa Grande, dove vi era lo scalo fluviale. È considerato il più antico rione, per la presenza di un insediamento pre-romano. Oggi comprende anche il Monte Aventino, situato alle sue spalle. Vi si trovano Piazza della Bocca della Verità, Porta San Sebastiano, l'Area di Sant'Omobono e il Foro Olitorio. Lo stemma del rione è una bianca ruota di timone su sfondo rosso, a ricordare l'antico porto.
Il nome del rione deriva dalla Villa Ludovisi, uno dei più bei parchi della città, distrutta alla fine dell'Ottocento per fare posto al rione. Vi si trovano Porta Pinciana, la Fontana delle Api e Via Vittorio Veneto. Lo stemma del rione ha tre bande d'oro ed un dragone, anch'esso d'oro, su sfondo rosso.
Prende il nome dal cosiddetto "Monte dei Cocci" (Mons Testaceus), alto 35 metri, e formato da cocci (testae, in latino) e detriti vari accumulatisi nei secoli come residuo dei trasporti che facevano capo al porto di Ripa Grande. Nato come quartiere operaio alla fine dell'Ottocento, oggi compete in quanto a "romanità" con Trastevere. Vi si trovano la Piramide Cestia, la Fontana delle Anfore il Cimitero acattolico e la Porticus Aemilia.
Prende il nome dagli scomparsi Prata Neronis, chiamati nel Medioevo anche Prata Sancti Petri, cancellati dopo il 1870 dall'edificazione del quartiere. Il suo simbolo è la sagoma del mausoleo di Adriano in azzurro su sfondo argento; va tuttavia ricordato che il mausoleo di Adriano (Castel Sant'Angelo) non appartiene a questo rione ma a Borgo. Vi si trovano Piazza dei Quiriti, Piazza Cavour, il Museo storico dell'Arma dei carabinieri, Piazza della Libertà e la famosa Via Germanico, considerata una fra le vie più belle di tutta Roma.