Il tema di Aristodemo di Tebe ha catturato l'attenzione di scienziati, ricercatori e appassionati. Il suo impatto è stato avvertito in vari ambiti, dalla scienza e tecnologia alla politica e alla cultura popolare. Nel corso degli anni è diventato argomento di dibattito e discussione, generando opinioni contrastanti e teorie controverse. In questo articolo daremo uno sguardo approfondito a Aristodemo di Tebe ed esploreremo le sue implicazioni nel mondo di oggi. Dalle sue origini fino al suo impatto attuale, approfondiremo l'affascinante mondo di Aristodemo di Tebe e scopriremo come ha modellato la nostra percezione e comprensione del mondo che ci circonda.
Aristodemo di Tebe (Tebe?, ... – Alessandria d'Egitto?, ...; fl. 150-130 a.C.) è stato uno storico e grammatico greco antico.
Risulta complesso definire la patria d’origine di Aristodemo di Tebe e l'epoca, visto che non abbiamo molte testimonianze esterne, a parte pochi frammenti delle opere.
Felix Jacoby, che raccolse i suoi frammenti, ritiene che si tratti della stessa persona storico di Tebe citata come Ἀλεξανδρεύς ("di Alessandria") in uno scolio a Pindaro come allievo di Aristarco di Samotracia[1].
Il floruit di Aristodemo, quindi, in quanto discepolo di Aristarco, sarebbe nel periodo tra 150 e 130 a.C.; datazione a favore della quale va considerato anche il fatto che lo storico, essendo citato negli scoli ad Omero, ad Apollonio Rodio, ad Euripide e a Teocrito, precede Didimo Calcentero. Jacoby, per spiegare la duplice citazione, ritiene che Aristodemo sarebbe un tebano recatosi ad Alessandria oppure un alessandrino giunto a Tebe, in seguito all’espulsione dalla città, voluta da Tolomeo VIII Fiscone nel 144 a.C.[2].
Delle opere di Aristodemo ci restano solo 7 frammenti[3]. I Θηβαικὰ ἐπιγράµµατα (Epigrammi di Tebe) dovevano essere di almeno due libri, poiché uno scolio ad Apollonio Rodio, che li cita, riporta che nel primo libro Aristodemo trattava, tra le altre notizie, del combattimento di Dioniso contro gli Indiani; si trattava, comunque, probabilmente di una silloge di epigrammi sepolcrali reali.
Spazio riservato al mito e all’erudizione era anche nell’altra opera di Aristodemo, il Περὶ Πινδάρου, attribuitogli da Ateneo e che sembrerebbe presentare maggiori interessi religiosi, filologico-testuali e biografici[4]; sempre Ateneo ci consente di sapere che si trattasse di un'opera in almeno 3 libri.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 61941181 · CERL cnp00283554 · GND (DE) 102381690 |
---|