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Silvio Soldini (Milano, 11 agosto 1958) è un regista, sceneggiatore e traduttore italiano, la cui famiglia è originaria del Canton Ticino.
Nasce primogenito dall'ingegner Adolfo Soldini (industriale tessile e nautico di famiglia originaria di Chiasso) e da Carlina Dubini. È fratello maggiore del velista Giovanni Soldini[1].
A 21 anni Silvio Soldini lascia la Facoltà di Scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano, e si trasferisce a New York per studiare cinema alla Tisch School of the Arts della New York University. Da questa esperienza nasce Drimage, il suo primo cortometraggio. Torna a Milano nel 1982 dove inizia a lavorare come traduttore di telefilm americani e come aiuto regista pubblicitario. La voglia di cinema si alimenta grazie all'amicizia con un gruppo di appassionati (come Luca Bigazzi che sarà poi il suo direttore della fotografia) con i quali realizza Paesaggio con figure (1983) e Giulia in ottobre (1985). Insieme a Giorgio Garini e Daniele Maggioni fonda la casa di produzione Monogatari con la quale realizzerà, nel 1990, il suo primo lungometraggio L'aria serena dell'ovest, in concorso a Locarno, uno tra i film più rappresentativi di quella tendenza alla rinascita del cinema italiano alla fine del XX secolo e all'inizio del XXI secolo[2].
Autore colto e raffinato, non è un semplice erede della commedia all'italiana degli anni cinquanta e sessanta anche se, come molti registi della generazione precedente (De Sica, Monicelli, Comencini, Loy), Soldini ha dimostrato di trovarsi a proprio agio sia con film più impegnativi, come Brucio nel vento, Un'anima divisa in due e Le acrobate, che con commedie sentimentali e rocambolesche, come Pane e tulipani, Agata e la tempesta, Il comandante e la cicogna. D'altronde la sua formazione, per così dire "accademica", lo rende autore sensibile e preparato mentre il suo cinema si è sviluppato secondo una notevole unità tematica e formale: il semplice rigore della regia, la concezione del cinema come lente che legge la vita, la leggerezza del tocco, sono solo alcuni degli elementi che concorrono a definire lo stile mentre inquietudine e tensione a percorrere il cambiamento sono i temi forti che innervano le sue storie e i suoi personaggi[3].
Difficile quindi individuare un modello di riferimento per un regista che, al contrario, ha saputo portare una sua propria originalità nel farsi di un cinema poco legato alla tradizione italiana e invece molto attento ad un respiro più ampio, quasi universalistico anche quando narra, come spesso gli accade, storie di provincia e di "semplici" sentimenti. Nel 2014 il documentario Per altri occhi - avventure quotidiane di un manipolo di ciechi ha vinto il Nastro d'argento come miglior documentario. L'idea del film è venuta a Soldini quando si è trovato in cura presso un fisioterapista non vedente[4].
Nel 2017, Il colore nascosto delle cose con protagonisti Valeria Golino e Adriano Giannini è presentato, fuori concorso, alla 74ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia[5]. Nel 2019 ha partecipato al film Interdependence, film a episodi sul tema del cambiamento climatico, a cui collaborano 11 registi di tutto il mondo. Il suo episodio, girato a Milano, è Olmo. Nel 2021 esce 3/19, film con protagonista Kasia Smutniak. Nel 2025 viene distribuito il film Le assaggiatrici, tratto dal romanzo omonimo di Rosella Postorino.
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