Da tempo immemorabile Raffaello Baldini è oggetto di fascino, studio e dibattito. Il suo impatto ha trasceso ogni barriera culturale, geografica e temporale, lasciando un segno indelebile nella storia dell’umanità. Dai più remoti confini del passato al presente più immediato, Raffaello Baldini è stato oggetto di adorazione, analisi e contemplazione. In questo articolo esploreremo in profondità le molteplici sfaccettature di Raffaello Baldini, svelandone il significato, la sua influenza e la sua rilevanza nel mondo di oggi. Nelle pagine che seguono, intraprenderemo un affascinante viaggio attraverso la storia, la scienza, la cultura e la società, alla ricerca di una comprensione più completa e arricchente di Raffaello Baldini.
Raffaello Baldini (Santarcangelo di Romagna, 24 novembre 1924 – Milano, 28 marzo 2005) è stato un poeta e scrittore italiano.
In gioventù Baldini dà vita, assieme ad altri giovani intellettuali santarcangiolesi, al sodalizio che in seguito divenne noto come E' circal de' giudéizi (Il circolo della saggezza)[1]. La famiglia di Raffaello Baldini gestiva il "Caffè Trieste" in Piazza delle Erbe, dove si incontravano spesso gli altri membri del sodalizio: Tonino Guerra, Nino Pedretti, Gianni Fucci, Flavio Nicolini, Rina Macrelli. Qui peraltro il giovane Raffaello, chiamato "Lello", ebbe l'opportunità di frequentare un'umanità varia, raccogliendone le voci e gli aspetti psicologici.
Studia al ginnasio e liceo di Rimini, si laurea in Filosofia all'Università di Bologna e si dedica poi all'insegnamento per alcuni anni (a Santarcangelo, alle magistrali di Forlì, per qualche tempo anche in Bretagna, lettore d'italiano in un liceo di Rennes).[2]. Nel 1955 si trasferisce a Milano: inizialmente lavora nel campo pubblicitario come copywriter; successivamente diventa giornalista e, dal 1968, lavora per «Panorama» (settimanale d'informazione nato nel 1962). È assunto da Lamberto Sechi come redattore, poi gli viene assegnata la cura del cartellone culturale, una sezione di oltre 20 pagine con le novità in campo letterario, musicale, teatrale ed artistico in genere. Curò anche la rubrica "Dietro le notizie".
Nel 1967 pubblica con Bompiani Autotem, una piccola opera satirica sull'automobile vista come feticcio.
Il suo esordio come poeta avviene a 52 anni. Nel 1976 esce la sua prima raccolta di poesie, É solitèri ("Il solitario"), con la quale vince il Premio Gabicce. Nel 1982 esce La nàiva ("La neve"). Con Furistír ("Forestiero", 1988) Baldini vince il Premio Viareggio e con Ad nòta ("Di notte", 1995), il Premio Bagutta.
Si dedica anche alla scrittura per il teatro. Suo è un monologo, Zitti tutti!, pubblicato da Ubulibri nel 1993. Nel 1996 Ravenna Teatro ha prodotto lo spettacolo Furistír (diretto e adattato da Marco Martinelli), nato dalla fusione di otto raccolte di poesie di Baldini.
Sebbene Baldini sia principalmente un letterato, il desiderio di scrivere il proprio dialetto in modo rigoroso lo ha indotto a una riflessione sulla ricca fonologia del santarcangiolese, anche attraverso il confronto con Nino Pedretti e Gianni Fucci.[3]
Per volontà del poeta eseguita dagli eredi[4], l'archivio di Raffaello Baldini è custodito presso il Centro Manoscritti dell'Università di Pavia[5].
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