In questo articolo verrà approfondito il tema Raffaele Nogaro, con l'obiettivo di analizzarne in modo esaustivo le diverse sfaccettature e offrire una visione completa della sua importanza e del suo impatto sulla società odierna. In questa direzione verranno affrontati sia aspetti storici e culturali, sia studi e scoperte recenti relativi a Raffaele Nogaro. Inoltre, verranno esaminate diverse prospettive e opinioni di esperti del settore per fare luce su questo argomento in continua evoluzione. Si spera che questo articolo non solo fornisca informazioni preziose, ma generi anche riflessioni e dibattiti su Raffaele Nogaro, al fine di promuovere una comprensione più profonda e ricca di questo argomento.
Raffaele Nogaro vescovo della Chiesa cattolica | |
---|---|
![]() | |
![]() | |
Titolo | Caserta |
Incarichi attuali | Vescovo emerito di Caserta (dal 2009) |
Incarichi ricoperti |
|
Nato | 31 dicembre 1933 a Gradisca di Sedegliano |
Ordinato presbitero | 29 giugno 1958 dall'arcivescovo Giuseppe Zaffonato |
Nominato vescovo | 25 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II |
Consacrato vescovo | 9 gennaio 1983 dall'arcivescovo Alfredo Battisti |
Raffaele Nogaro (Gradisca di Sedegliano, 31 dicembre 1933) è un vescovo cattolico italiano, dal 25 aprile 2009 vescovo emerito di Caserta.
Nasce a Gradisca, frazione di Sedegliano, in provincia ed arcidiocesi di Udine, il 31 dicembre 1933 da Giacomo e Irene.
Il 29 giugno 1958 è ordinato presbitero, nella cattedrale di Udine, dall'arcivescovo Giuseppe Zaffonato.[1]
Il 25 ottobre 1982 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Sessa Aurunca; succede a Vittorio Maria Costantini, dimessosi per raggiunti limiti di età. Il 9 gennaio 1983 riceve l'ordinazione episcopale, nella cattedrale di Udine, dall'arcivescovo Alfredo Battisti, co-consacranti i vescovi Emilio Pizzoni e Vittorio Maria Costantini.
Il 20 ottobre 1990 è trasferito alla diocesi di Caserta; succede a Francesco Cuccarese, precedentemente nominato arcivescovo metropolita di Pescara-Penne. Il 16 dicembre seguente prende possesso della diocesi.[1]
Nel suo lungo ministero pastorale si distingue soprattutto per la lotta alla camorra e la difesa dei deboli, in particolare degli stranieri.[2]
Il 25 aprile 2009 papa Benedetto XVI accoglie la sua rinuncia, presentata per raggiunti limiti d'età; gli succede Pietro Farina, fino ad allora vescovo di Alife-Caiazzo. Rimane amministratore apostolico della diocesi fino all'ingresso del successore, avvenuto il 5 luglio seguente.
Nonostante le origini friulane, da vescovo emerito decide di rimanere a vivere a Caserta, dove continua le sue battaglie per la legalità.
In entrambe le diocesi nelle quali ha prestato servizio, don Raffaele (così si è sempre fatto chiamare) ha combattuto con forza la camorra, denunciando la diffusa illegalità presente nella società e nell'amministrazione del territorio. Non ha risparmiato critiche alle gerarchie ecclesiastiche, colpevoli di non aver condannato la criminalità organizzata, e alla politica locale e nazionale per i numerosi episodi di corruzione.[3][4]
La sua figura è stata indicata da Roberto Saviano come esempio di impegno nel contrasto alla camorra. Al centro della sua opera pastorale ha posto i valori evangelici di libertà e dignità della persona, minacciati dalla violenza fisica ed etica della criminalità.[5]
Nel 2010 lancia un appello per la chiusura delle cave scavate nei monti Tifatini che - oltre a deturpare il paesaggio - sono ritenute pericolose per la sicurezza e la salubrità dell'area che comprende i comuni di Maddaloni e Caserta.[6]
È un acceso sostenitore della canonizzazione di don Peppe Diana.[7]
Membro della Commissione Ecclesiale per le Migrazioni, l'organismo della CEI preposto al sostegno e al coordinamento della pastorale migratoria, il vescovo Nogaro ha costantemente operato per l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati, con particolare riguardo ai rifugiati.[8][9] In questa azione è stato affiancato da suor Rita Giaretta della Comunità Rut e da padre Alex Zanotelli.[10]
Nel 2000 la regione Campania gli ha conferito il premio Campania per la Pace e per i diritti umani, assieme a Nelson Mandela e Daisaku Ikeda, per aver promosso una pluralità di iniziative finalizzate alla mediazione e alla solidarietà.[11]
La sua sensibilità verso i diritti dei migranti lo ha portato a definire «disumana» la legge Bossi-Fini.[12]
Convinto pacifista, nel 2001, all'indomani del voto parlamentare che approvò l'intervento militare italiano in Afghanistan, mons. Nogaro affermò che i cristiani devono sempre schierarsi contro la guerra, biasimò inoltre i parlamentari cattolici per essersi espressi a favore. L'episodio scatenò un duro botta e risposta tra il vescovo e il presidente emerito Francesco Cossiga.[13]
Nel novembre 2003 - dopo l'attentato alla base italiana del Carabinieri a Nāṣiriya che costò la vita a 17 militari e 2 civili - pronunciò un'omelia nella quale invitò a considerare i morti come delle vittime, evitando la retorica bellica dell'eroismo, che avrebbe suscitato solo intenti di vendetta e ulteriori uccisioni. La dichiarazione ha destato polemiche da parte di molti esponenti politici.[14][15]
La genealogia episcopale è:
Controllo di autorità | VIAF (EN) 51313709 · SBN CFIV123325 · LCCN (EN) no98115574 |
---|