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Matteo Roux | |
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Nascita | Bellino, 14 luglio 1881 |
Morte | Chiavari, 3 luglio 1952 |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Artiglieria |
Grado | Generale di corpo d'armata |
Guerre | Prima guerra mondiale Guerra d'Etiopia Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna di Grecia |
Comandante di | 3ª Divisione fanteria "Ravenna" XI Corpo d'armata |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino |
dati tratti da Generals[1] | |
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Matteo Roux (Bellino, 14 luglio 1881 – Chiavari, 3 luglio 1952) è stato un generale italiano, comandante della 3ª Divisione fanteria "Ravenna" e successivamente dell'XI Corpo d'armata, durante il corso della seconda guerra mondiale.
Nacque a Bellino, provincia di Cuneo, il 14 luglio 1881[1] figlio di Bernardo, di professione artigiano, e di Maria, secondogenito di tre figli.[2] Emigrato giovanissimo al seguito della famiglia a Tolone, in Francia, quando questa fece fortuna con la vendita di un nuovo tipo di liquore, il padre decise di ritornare in Italia stabilendosi a Cuneo, dove iniziò una nuova attività come restauratore.[2]
Appassionatosi al mondo dell'equitazione iniziò a frequentare tale ambiente, iscrivendosi alla Scuola di cavalleria che gli aprì le porte della carriera militare.[2] Arruolatosi nel Regio Esercito nel 1900 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino, da dove uscì con il grado di sottotenente assegnato all'arma di artiglieria, il 13 novembre 1901.[2] Divenuto un brillante istruttore di Cavalleria fu chiamato da Casa Savoia a formare i Principi, dapprima Umberto, e poi Amedeo di Savoia-Aosta.[2] Questo fatto casuale ed inaspettato gli aprì l'accesso ai palazzi reali, dove imparò a muoversi in tali ambienti con facilità, ed incontrò la coetanea Margherita Bellezza, una signorina appartenente alla nobiltà di un ramo più giovane dei Savoia.[2] I due si piacquero e si sposarono nel 1903.[2]
In seguito frequentò la Scuola di guerra di Torino e divenne ufficiale del servizio di Stato maggiore partecipando alla grande guerra.[2] Tra il 1924 e il 1928 prestò servizio, con vari incarichi, presso la Scuola di guerra di Torino.[1]
Divenuto colonnello,[2] fu poi promosso generale di brigata il 16 giugno 1934.[2] Tra il 1935 e il 1936 prese parte alla guerra d'Etiopia e alle successive operazioni di polizia coloniale.[2] Rientrato in Patria fu promosso generale di divisione il 1 luglio 1937,[1] e assegnato al comando dell'artiglieria a Brescia. Assunse poi l'incarico di Capo di stato maggiore del V Corpo d'Armata di Bologna.[2]
Direttore Generale dei Servizi logistici presso il Ministero della Guerra, nel 1939 assunse il comando della 3ª Divisione fanteria "Monferrato"[1][3] passando successivamente, subito dopo le operazioni di occupazione dell'Albania, al comando delle truppe ivi dislocate,[1] sostituito poi da Carlo Geloso.[4] Promosso generale di corpo d'armata il 1 gennaio 1940, assunse il comando dell'XI Corpo d'armata,[1] che mantenne anche dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia (1861-1946), avvenuta il 10 giugno 1940. Con l'inizio della campagna di Grecia, a causa dello sfavorevole andamento delle operazioni belliche, cedette il 1 novembre seguente l'incarico al generale Mario Robotti, per mutuo cambio con la direzione dei servizio logistici del Ministero della guerra a Roma.[1]
Una grande crudele sciagura lo aspettava: nel giro di pochi giorni, a Bari, dove lo attendevano, morirono per aver contratto la febbre spagnola, prima la figliola Maria e poi la moglie Margherita.[2] Negli anni seguenti lavorò a Roma in qualità di Direttore dei servizi logistici[5] presso il Ministero della guerra[1] e continuò a frequentare Casa Savoia. Innamoratosi della giovane Maria Manzo originaria di Cervignasco la sposò pochi anni dopo, e da essa ebbe il figlio Mario.[2]
Durante questo periodo realizzò una villa a Fontanile, frazione del comune di Bellino in quanto la vecchia casa natale risultava inagibile.[2] Messo a riposo si ritirò a vita privata soggiornando alternativamente tra Bellino e Saluzzo per diversi anni.[2]
Il 1 giugno 1949 la Prefettura di Cuneo lo nominò Presidente del locale ospedale.[2] Si spense improvvisamente il 3 luglio 1952 mentre, con la famiglia, andava a Chiavari per visitare sua sorella Margherita.[2]