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Clifford Bax (13 luglio 1886 – 18 novembre 1962) è stato un drammaturgo, poeta e giornalista inglese.
Ai suoi tempi celebre drammaturgo e saggista, Clifford Bax nacque in una famiglia benestante londinese il 13 luglio 1886, terzo figlio di Arthur Ridley e di Charlotte Ellen Lea Bax;[1] suo zio Belfort Bax era un noto filosofo e suo fratello maggiore Arnold Bax era un compositore.[2]
Dotato di una facile vena drammatica, scrisse numerosi drammi e commedie che ebbero sicura presa sul pubblico.[3]
Studiò alla Slade e alla Heatherly Art School,[4] ma rinunciò alla pittura e si dedicò alla scrittura,[5] dopo un lungo viaggio all'estero dal 1904 al 1906, durante il quale imparò le lingue e approfondì le sue esperienze in modo utile per il suo lavoro.[1]
Durante un soggiorno a Dublino nel 1906, Bax incontrò George William Russell, il "poeta della teosofia".[1] I due diventarono amici e fondarono assieme una rivista che coniugò arti e teosofia.[1] Nel 1909, Bax fondò il giornale trimestrale Orfeo; l'anno successivo sposò Gwendolyn Bishop, con la quale ebbe una figlia nel 1911.[1] La famiglia si trasferì nel Wiltshire rurale nel 1912.[1]
La sua prima opera teatrale fu The Poetasters of Ispahan (1912), ma fu solo nel 1923 che ricevette attenzione per la sua ricostruzione della ballata di John Gay Polly.[2]
Dal 1912 al 1914, Bax scrisse sette opere teatrali, quattro delle quali prodotte, e cinque dei quali furono pubblicate per la prima volta in Orfeo.[1][4]
Dal 1917 al 1937, Bax realizzò numerose opere teatrali oltre a poesia, saggi di critica, biografie e un romanzo.[1] Inoltre, fu uno dei fondatori (1919-1926) della Phoenix Society, il cui scopo era quello di far rivivere il dramma elisabettiano e la restaurazione, e, nel 1929, fu eletto presidente della Incorporated Stage Society.[1] A parte il teatro, si dedicava con passione alla musica, all'antichità, al buddhismo, alla teosofia e alla filosofia orientale in generale.[1]
Tra le altre sue opere si ricordano: Socrate (Socrates, 1930), La signora immortale (The immortal Lady, 1930) e La rosa senza una spina (The Rose without a Thorn, 1932),[2] le ultime due tratte da due episodi della storia inglese.[3]
Altre opere includevano le sue reminiscenze e una biografia della leggenda del cricket W. G. Grace (1952).[2]
Strinse amicizia con Gustav Holst e scrisse l'inno Torna indietro, O uomo, rinuncia ai tuoi sciocchi modi (Turn back, O man, forswear thy foolish ways), durante la prima guerra mondiale, su richiesta di Holst che voleva un testo per il mottetto da lui composto sul brano OLD 124th.[5]
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