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Sardi Sede arcivescovile titolare Archidioecesis Sardiana Patriarcato di Costantinopoli | |
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Arcivescovo titolare | sede vacante |
Istituita | XVIII secolo |
Stato | Turchia |
Arcidiocesi soppressa di Sardi | |
Eretta | I secolo |
Soppressa | XIV secolo |
Dati dall'annuario pontificio | |
Sedi titolari cattoliche | |
L'arcidiocesi di Sardi è una sede soppressa del patriarcato di Costantinopoli (in greco Μητρόπολις Σάρδεις?, Mitrópolis Sardeis) e una sede titolare del medesimo patriarcato e della Chiesa cattolica (in latino Archidioecesis Sardiana).
La comunità cristiana di Sardi risale alle origini del cristianesimo: è infatti una delle Sette Chiese dell'Asia cui è indirizzato il libro dell'Apocalisse (3,1-6[1]). Secondo il Menologion greco, Clemente, discepolo di san Paolo nonché uno dei Settanta (Filippesi 4,3[2]), venne nominato primo vescovo di Sardi. La tradizione attribuisce alla sede di Sardi, nella seconda metà del II secolo, san Melitone, contemporaneo di Marco Aurelio, a cui sono attribuite diverse opere di carattere apologetico.[3] I sinassari greci ricordano due martiri di Sardi, Terapone, commemorato il 27 maggio, e Apollonio, venerato il 10 luglio.[4]
Sembra che il vescovo locale avesse la funzione di metropolita sin dalla metà del I secolo.[5] Di certo con la riforma amministrativa di Diocleziano sul finire del III secolo, Sardi, oltre che capitale, divenne anche sede metropolitana della provincia romana della Lidia; al primo concilio ecumenico celebrato a Nicea nel 325 prese parte il metropolita Artemidoro di Lidia con otto suoi vescovi suffraganei.[6]
Nella prima Notitia Episcopatuum nota, attribuita allo pseudo-Epifanio e databile alla metà del VII secolo, la sede di Sardi è menzionata al 6º posto nell'ordine gerarchico delle metropolie del patriarcato di Costantinopoli, dopo Cesarea, Efeso, Eraclea, Ancira e Cizico.[7] In questa stessa Notitia sono assegnate a Sardi 26 diocesi suffraganee.[8] Nelle successive Notitiae del patriarcato, la sede occupa sempre il sesto posto tra le metropolie costantinopolitane e il numero delle diocesi suffraganee varia tra 21 e 27.
Tra le sue suffraganee si ricordano: Filadelfia, Tripoli, Aureliopoli, Gordo, Tralle, Sala, Silando, Meonia, Apollonide, Ircanide, Mostene, Acrasso, Apollomoshieron, Attalea, Bagi, Blaundo, Mesotimolo, Gerocesarea, Daldis, Cerasa, Stratonicea, Satala, Ermocapelia e Tiatira.
È documentata l'esistenza a Sardi di una fiorente comunità ebraica, che convisse pacificamente con quella cristiana. Il paganesimo invece sopravvisse fino al VI secolo, e fu il terreno principale in cui operarono i missionari monofisiti, tra cui Giovanni da Efeso, che portò alla costituzione di una consistente comunità cristiana-monofisita, con una propria gerarchia parallela a quella ortodossa. L'unico vescovo monofisita conosciuto è Elisseo, nella seconda metà del VI secolo, che fu imprigionato a Costantinopoli, a seguito di una maggiore persecuzione contro i monofisiti.[9]
I metropoliti di Sardi hanno acquisito un grande prestigio durante il medio periodo bizantino e sono stati attivamente coinvolti nelle dispute ecclesiastiche dell'epoca. Il più celebre metropolita di Sardi di questo periodo è stato sant'Eutimio, strenuo difensore della venerazione delle immagini contro gli oppositori iconoclasti. Per questo motivo fu costretto all'esilio all'epoca dell'imperatore Niceforo I il Logoteta.[10] Anche il suo successore sulla cattedra di Sardi, Giovanni, era un iconodulo e subì la medesima sorte di Eutimio. I metropoliti di Sardi furono poi coinvolti anche nello scisma, che divise il patriarcato all'epoca della lotta fra i due patriarchi Ignazio I e Fozio I.[9]
Tra XI e XII secolo si conoscono pochi vescovi di Sardi; in questo periodo infatti la città e la regione erano stati conquistati dai Turchi selgiuchidi, dopo la battaglia di Manzicerta del 1071, e vennero liberati nel 1118 dal generale bizantino Filocale.
Nel XIII secolo la sede di Sardi era occupata dal metropolita Niceforo Crisoberge, già retore e maestro della scuola patriarcale di Santa Sofia di Costantinopoli, e da Andronico, che fu coinvolto nelle controversie che videro contrapposti, nella seconda metà del secolo, l'imperatore Michele VIII Paleologo e il patriarca Arsenio Autoreianus. Nel sinodo di Blacherne del 1285 la sede risulta essere amministrata dal metropolita Gerasimo di Corfù ( πρόεδρος Σάρδεων).[9]
Tra XIII e XIV secolo era metropolita di Sardi Cirillo, che, di fronte all'avanzata degli Ottomani nelle province dell'Asia Minore, preferì fuggire a Costantinopoli; nell'epistolario del patriarca Atanasio I (1289-1309) è più volte citato il metropolita Cirillo, accusato di accumulare una fortuna nella capitale e di essere lontano dal suo gregge.
Tra il 1310 e il 1320 la città e la regione di Sardi furono conquistate dagli Ottomani, che misero fine alla presenza bizantina. L'ultimo metropolita noto è Gregorio, documentato dal 1315 al 1341. La decadenza della città di Sardi e la progressiva diminuzione dei cristiani nel territorio portarono alla soppressione dell'arcidiocesi. Il sinodo patriarcale del 1369 decise la sua incorporazione nella metropolia di Filadelfia[11], ai cui prelati fu assegnato il titolo di "hypertimos ed esarca di tutta la Lidia", già appartenuto ai metropoliti di Sardi.[9]
Con la scomparsa dell'arcidiocesi di Sardi, il patriarcato di Costantinopoli cominciò ad assegnare il titolo a prelati non residenziali. Il primo noto è il metropolita Dionigi, che prese parte al concilio di Ferrara, città dove trovò la morte il 13 aprile 1438. Sono noti altri titolari greci fino a tutto il Novecento.
Dal XVIII secolo[12] Sardi è annoverata anche tra le sedi arcivescovili titolari della Chiesa cattolica. Il primo titolare fu il vescovo Domenico Invitti, canonico napoletano, già vescovo titolare di Grazianopoli. Tra i prelati cattolici che ebbero il titolo di Sardi si ricorda in particolare Eugenio Pacelli, nunzio apostolico in Germania e futuro papa Pio XII. L'ultimo titolare a cui venne assegnata la sede è stato Giuseppe Maria Sensi, nunzio apostolico. Il titolo non è più assegnato dal 24 maggio 1976.