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Antonio Bargone | |
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Sottosegretario di Stato per il Ministero dei lavori pubblici | |
Durata mandato | 17 maggio 1996 – 11 giugno 2001 |
Presidente | Romano Prodi Massimo D’Alema Giuliano Amato |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 2 luglio 1987 – 8 maggio 1996 |
Legislatura | X, XI, XII |
Gruppo parlamentare | PCI, PDS, Progressisti federativo |
Circoscrizione | Puglia |
Collegio | Taranto-Lecce–Brindisi |
Dati generali | |
Partito politico | PCI, PDS, DS |
Titolo di studio | Laurea in Giurisprudenza |
Professione | avvocato politico dirigente d'azienda |
Antonio Bargone (Brindisi, 8 luglio 1947) è un politico italiano.
Laureato in giurisprudenza, svolge la professione di avvocato[1]. Viene eletto per la prima volta nel 1987 con il Partito Comunista Italiano (poi Partito Democratico della Sinistra), e svolge la funzione di deputato durante la X Legislatura (1987-1992). In seguito, sempre con il PDS, viene rieletto nella XI Legislatura (1992-1994) e poi nella XII Legislatura (1994-1996). Negli anni ha fatto parte delle Commissioni parlamentari Affari costituzionali, Lavori pubblici e Giustizia, oltre che della Giunta per le autorizzazioni a procedere[2]. Nel corso di tutti e tre i suoi mandati parlamentari è stato componente della Commissione Antimafia, ricoprendo anche la funzione di capogruppo dei progressisti. È stato relatore della riforma della legge quadro in materia di Lavori Pubblici (cosiddetta "legge Bargone")[3]. Proprio per questo nel dicembre 1999 si parla di un presunto progetto per eliminarlo pianificato dalle Brigate Rosse e viene messo sotto scorta.[senza fonte]
Nel 1996 si ricandida alla Camera nel collegio uninominale di Brindisi con L'Ulivo, ma viene sconfitto dall'esponente del centrodestra. Diviene poi sottosegretario di Stato per i Lavori pubblici nel primo governo di Romano Prodi[4], nel primo e secondo governo D'Alema[5][6] (dal 21 ottobre 1998 al 25 aprile 2000) e nel secondo Amato[7] (dal 25 aprile 2000 all'11 giugno 2001).
Da aprile 2003 è presidente della SAT - Società Autostrada Tirrenica[8]. Si dimette il 9 dicembre 2021, a seguito di un'indagine della Procura della Repubblica di Benevento e a una ordinanza della misura cautelare degli arresti domiciliari[9]. Pochi giorni dopo, il 29 dicembre, il Tribunale del Riesame ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari[10] e disposto la trasmissione degli atti a Roma per competenza territoriale[11].