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Masato Otaka (大高正人?; Fukushima, 8 settembre 1923 – 20 agosto 2010) è stato un architetto giapponese.
Masato Otaka studiò architettura all'Università imperiale di Tokyo laureandosi nel 1947,[1] e lavorò dal 1949 fino al 1961 nello studio di Kunio Maekawa,[2][1] ricevendo influenze sia da lui sia dal suo maestro Le Corbusier,[3] e collaborando con le opere più significative, dal centro di Yokohama alla casa d'abitazione Harumi a Tokyo.[4]
Otaka fu membro, assieme a Kiyonori Kikutake, Kishō Kurokawa e Fumihiko Maki,[1] del Movimento metabolista degli anni sessanta,[5][6] basato sull'intento di riferirsi, nella progettazione, a una società in continua trasformazione, rifuggendo quindi da soluzioni urbanistiche legate a modelli tradizionali e cristallizzati per dar vita a un tipo di struttura urbana duttile e mutevole, caratterizzata da un design di elevato standard qualitativo;[7]si è interessato alla progettazione urbanistica (rinnovamento urbano su terreno artificiale, Sakaide, prefettura di Kagawa, 1965-1968) e a quella edilizia, con particolare attenzione all'uso del cemento precompresso.[2]
Tra le sue realizzazioni: biblioteca e centro culturale di Chiba (1968), un lavoro associato alla ricerca della "forma di gruppo",[6] suggerendo che i singoli elementi all'interno di un insieme architettonico potevano essere organizzati secondo regole che erano più libere rispetto ai tradizionali principi di composizione,[1] introducendo l'idea molto "metabolista" di definire gli spazi irregolari attraverso gruppi sparsi di edifici in opposizione agli spazi stradali razionali;[3] edifici della prefettura di Tochigi, Utsunomiya (1969), una struttura pesantemente formale che incorpora elementi astratti della costruzione tradizionale a travi e travi in calcestruzzo prefabbricato;[1] Museo storico della prefettura di Gunma, Takasaki (1980); Museo di arte di Fukushima (1984), tipico esempio di progetto più convenzionale includente una miscela di stili tradizionali;[6] Museo di arte moderna, Kamakura (1984).[2]
Inoltre Otaka si impegnò e lavorò nella pianificazione urbana. Questa attività comprendeva i comitati di supervisione, la partecipazione ai consigli di amministrazione per redigere nuovi regolamenti urbani e lo sviluppo di programmi urbani.[3] Tra i suoi progetti si ricordano il Tama Center Station Plaza e il ponte pedonale, così come lo Yokohama City Centre Waterfront Redevelopment, meglio conosciuto come Minato Mirai 21.[3]
Situato in posizione centrale nella mostra, è un modello molto grande dei Motomachi Apartments, un enorme complesso residenziale a Hiroshima che è stato costruito per sostituire gli "slums della bomba atomica" che sono sorti dopo la devastazione della bomba atomica della seconda guerra mondiale.[3] Il complesso stesso racchiude tutto la filosofia tecnici del "PAU" (prefabbricazione, arte e architettura, urbanistica) poiché gli elementi architettonici prefabbricati si combinano per creare uno spazio urbano futuristico che si eleva sopra il piano terra veicolare.[3]
I suoi lavori furono tutti di grandi dimensioni (grandi complessi e piani urbanistici) risolti spesso in chiave utopica, con valore di proposta o polemica, secondo un atteggiamento assai diffuso nell'architettura contemporanea.[4]
Nel campo critico gli si deve riconoscere una attiva partecipazione alle discussioni sul costruttivismo in Giappone e un deciso interesse per i rapporti tra architettura e società.[4]
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