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Jacques Rabemananjara (Maroantsetra, 23 giugno 1913 – Parigi, 2 aprile 2005) è stato uno scrittore e politico malgascio.
Nasce il 23 giugno del 1913 a Maroantsetra, nel nord-est del Madagascar. Sua madre è la figlia di un notabile locale della etnia betsimisaraka, mentre il padre è un membro della aristocrazia merina degli altipiani centrali.[1]
Nel 1927 inizia i suoi studi al seminario di Île Sainte-Marie, per poi trasferirsi ad Antananarivo. Nella capitale fonda e dirige la Revue des Jeunes de Madagascar, stabilendo stretti legami con il poeta Jean-Joseph Rabearivelo.[1]
Nel 1939 parte per Parigi come delegato alle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della Rivoluzione francese e ottiene di potervi restare per proseguire la sua formazione letteraria alla Sorbona, ottenendo al tempo stesso un incarico presso il Ministero delle colonie.[1]
Fonda nel 1947 con altri la rivista Présence africaine.[senza fonte]
Nel novembre del 1946 viene eletto deputato all'Assemblée Nationale nelle file del Mouvement démocratique de la rénovation malgache (MDRM); pochi mesi dopo, nell'aprile del 1947, viene imprigionato con l'accusa di aver fomentato la rivolta malgascia del 1947, condannato e trattenuto in carcere fino al 1956.[1]
Al periodo della prigionia risalgono alcune delle sue opere più note, tra cui volumi di poesie Antsa (1948) e Lamba (1956).
Ottenuta la grazia nel 1956, deve attendere l'indipendenza del Madagascar nel 1960 prima di poter rientrare in patria. Partecipa attivamente alla vita politica della prima repubblica malgascia e viene nominato più volte ministro in seno ai governi del presidente Philibert Tsiranana.[2]
Nel 1972, dopo il colpo di stato che porta al potere il generale Gabriel Ramanantsoa, va in esilio spontaneo a Parigi.[2]
Nel 1992 ritorna in patria per partecipare, come candidato indipendente, al primo turno delle elezioni presidenziali, ottenendo il 2,8% dei voti.[3]
Torna a Parigi, dove muore, il 2 aprile del 2005, all'età di 92 anni.[1]
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