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Il gioiellino | |
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Lingua originale | italiano |
Paese di produzione | Italia, Francia |
Anno | 2011 |
Durata | 110 min |
Rapporto | 2,35:1 |
Genere | drammatico |
Regia | Andrea Molaioli |
Soggetto | Ludovica Rampoldi, Gabriele Romagnoli, Andrea Molaioli |
Sceneggiatura | Ludovica Rampoldi, Gabriele Romagnoli, Andrea Molaioli |
Produttore | Nicola Giuliano, Francesca Cima, Fabio Conversi (co-produttore) |
Produttore esecutivo | Carlotta Calori, Viola Prestieri |
Casa di produzione | Indigo Film, Babe Films, in collaborazione con Rai Cinema |
Distribuzione in italiano | BiM Distribuzione |
Fotografia | Luca Bigazzi |
Montaggio | Giogiò Franchini |
Musiche | Teho Teardo |
Scenografia | Alessandra Mura |
Costumi | Rossano Marchi |
Trucco | Fernanda Lucia Perez |
Interpreti e personaggi | |
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Il gioiellino è un film del 2011 scritto e diretto da Andrea Molaioli.
La pellicola, che trae libero spunto dalle vicende del crac Parmalat – «la storia è ispirata a fatti realmente accaduti analizzati attraverso lo studio di materiale pubblico e di articoli di stampa. Tuttavia, alcuni personaggi e molti fatti narrati sono frutto di invenzione e di creazione artistica degli autori», recitano i titoli di coda –, è interpretata da Toni Servillo, Remo Girone e Sarah Felberbaum, ed è stata distribuita a partire dal 4 marzo 2011.
La Leda è una grande impresa agro-alimentare ramificata nei cinque continenti, quotata in Borsa, in continua espansione verso nuovi mercati e nuovi settori: un vero "gioiellino" secondo il suo fondatore e proprietario, Amanzio Rastelli.
Rastelli si fida ciecamente, nella gestione della Leda, di alcuni stretti collaboratori, tra cui il ragioniere Ernesto Botta. Rastelli ha una visione all'antica della proprietà di una azienda e talvolta modifica i conti per favorire alcuni affari privati. La nipote di Rastelli, Laura, laureata e con un curriculum vitae di prestigio, viene affiancata al ragionier Botta e le cose sembrano comunque andare bene: il gruppo supera, restando in piedi, alcuni momenti importanti di crisi.
Il mercato internazionale però richiede anche di saper rinunciare quando gli investimenti non sono redditizi. Rastelli si rifiuta di farlo e mette in pericolo l'intera azienda, che si indebita sempre di più. Quando ormai la Leda è data per spacciata, i dirigenti cominciano a nascondere parte del capitale in conti e investimenti privati, per garantirsi una certa sicurezza economica quando il caso esploderà. Botta e Rastelli, romanticamente attaccati all'azienda, non accettano invece di vederla morire e decidono di falsificare i bilanci, al fine di mostrare all'esterno un'impresa solida, e quindi possibile destinataria di finanziamenti.
Ma l'operazione non risulta credibile abbastanza a lungo da risanare i conti. Rastelli vuota il sacco e racconta tutto ai politici; la Guardia di Finanza irrompe nella sede della Leda e la trova totalmente a soqquadro: nel tentativo di distruggere le prove degli illeciti, i dipendenti hanno distrutto documenti e computer. L'unico ufficio a essere rimasto intatto è quello di Botta, il quale ha lavorato fino all'ultimo per creare un piano di risanamento valido per l'azienda, quando però ormai è troppo tardi.
Il film è stato girato principalmente ad Acqui Terme e dintorni, tra cui l'antico palazzo ex sede del Tribunale, e a Torino. Altre riprese sono state effettuate a New York, negli Stati Uniti d'America, e a Mosca, in Russia.[1][2]