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Il conservatorismo è un’ideologia che diffida dei mutamenti improvvisi (la cui incontestabile espressione è il concetto di rivoluzione) e sostiene l’opportunità di preservare un determinato stato istituzionale, religioso, sociale, avversando o ritardando il progresso (e la trasformazione) di idee, forme e istituti politici e sociali, senza sfociare tuttavia nel reazionarismo[1].
È anche una filosofia sociale e politica (tipica della destra[2]) che si oppone al modernismo, tende a favorire pratiche migliorative per la continuità storica, ricerca un ritorno ai valori tradizionali.[3]
Il conservatorismo crede dunque in un cambiamento limitato in ciò che è naturale o organico, affermando il primato della legge naturale sulla ragione e sulla volontà umana, ritenendo che l'ordine sociale sia indipendente da esse. Si oppone anche alla dottrina liberale sulla base di ciò che la legge è o dovrebbe essere; i diritti, acquisiti e protetti da istituzioni costituite, non sono innati o collegati all'individuo[4][5].
Storicamente in polemica con gli aspetti radicali della rivoluzione francese, i conservatori moderni avversano i «progetti utopistici di società perfette, credono nello Stato di diritto e nel mercato, sono intransigenti in tema di legalità e ordine sociale e nutrono un particolare rispetto per famiglia, proprietà privata, tradizione »[6][7][8]. Per François-René de Chateaubriand, insigne letterato, a lungo appartenente al movimento ultrarealista e testimone attendibile dei mutamenti che hanno connotato la nascita dell’epoca moderna, il "conservatore" sostiene la religione, monarchia, libertà, la Carta e la gente rispettabile[9]. È conservatore colui che in una società in continuo cambiamento come la nostra ha dei solidi valori di ancoraggio, la possibilità di aggrapparsi orgogliosamente a quello che non muta[10][11].
Nel Regno Unito il conservatorismo ebbe maggiore successo. Non avendo subito una rivoluzione analoga a quella francese (anzi timoroso degli eccessi come il "Terrore") e la monarchia inglese aveva mantenuto il rispetto e la benevolenza del suo popolo. Il padre del conservatorismo inglese fu Edmund Burke, che ironicamente era un Whig (ovvero un liberale)[12].
Burke sosteneva un conservatorismo meno rigido di quello di Chateubriand e, essendo attivo prima di questi, può essere considerato un proto-conservatore, al punto che che sostenne la rivoluzione americana (che aveva quale causa principale le eccessive tassazioni) mentre disconobbe quella francese (che aveva come proposito il rovesciamento della monarchia). Fu proprio nel Regno Unito che, alla fine del XVIII secolo, si sviluppò in seno al Partito Tory un largo gruppo conservatore, opposto al succitato Partito Whig di matrice liberale[13][14].
I Tory, sospettosi verso il capitalismo (in quanto fortemente anglicani e legati all'aristocrazia terriera, ostile alla borghesia) e mercantilisti, finirono per accettare il sistema del laissez-faire ("lascia fare") mantenendo invece una linea protezionistica verso i commerci esteri. Nel 1836 i Tory si coalizzarono nel Partito Conservatore, che sebbene allora caratterizzato essenzialmente dai tratti progressisti uninazionali, finì per definire chiaramente i principi conservatori, in linea generale con quelli teorizzati da Chataubriand.
Nel frattempo negli Stati Uniti Alexander Hamilton aveva fondato il Partito Federalista. Questo, nonostante la denominazione, era favorevole alla centralizzazione dei poteri (ovvero dati al governo federale), all'industrializzazione e al monetarismo; era infine contrapposto al Partito Democratico-Repubblicano di Thomas Jefferson, che propugnava un liberalismo classico e un rigido fiscalismo, oltre a difendere il ruralismo e il federalismo. Nel 1833 i federalisti e i membri dissidenti del Partito Democratico di Andrew Jackson crearono il Partito Whig, in sintonia con i loro omologhi inglesi. Furono i democratici quindi a rappresentare i conservatori fino alla fine del secolo e, seppur con forti venature liberali (specie sul libero-scambio), il Partito Democratico si mantenne populista, segregazionista e rurale, decisamente presente negli Stati del Profondo Sud.
Negli albori del XX secolo vi fu un notevole ribaltamento nel sistema politico anglosassone, dove il conservatorismo era radicato. Negli Stati Uniti varie rotture nel Partito Repubblicano, erede dei Whig, avevano portato definitivamente l'ala progressista di questo a formare il Partito Progressista, guidato da Theodore Roosevelt, che confluì prevalentemente nel Partito Democratico.
I repubblicani di William Howard Taft si diedero un profilo alquanto conservatore, mentre i democratici di Woodrow Wilson trasformarono le idee populiste in un'ideologia progressista tuttora chiamata liberalismo moderno ("modern liberalism", simile alla socialdemocrazia europea). Nel Regno Unito invece il Partito Liberale stava perdendo terreno per il Partito Laburista di idee socialiste e questo aveva portato a un aumento dei voti conservatori, che avevano rafforzato il loro liberalismo economico.
Nella Francia del dopoguerra si verificò la nascita di un conservatorismo populista e statalista: il gollismo, in tal modo noto per via del sostegno a Charles de Gaulle. A differenza dei conservatori anglosassoni, De Gaulle era nettamente nazionalista e tecnocratico; era conservatore solo sui temi sociali, in quanto in economia (come numerosi Paesi europei dell'epoca, guidati da partiti cattolici) fu sostanzialmente dirigista.
Inizialmente marginale come Raggruppamento del Popolo Francese, nella metà degli anni cinquanta il movimento gollista ebbe un'impennata, dovuta alla sfiducia verso i partiti politici cattolico (MRP), socialista (SFIO) e liberale (CNIP) che si alternavano costantemente alla guida del Paese. Nel 1958 De Gaulle venne eletto premier con l'Unione per la Nuova Repubblica e pose le basi per l'affermazione di un sistema stabile di tipo semi-presidenziale.
Nel 2002 vari gruppi cristiano democratici, della destra, gollisti puri e liberali si sono fusi nell'Unione per un Movimento Popolare (UMP), a lungo operante salvo essere disciolta a causa degli insuccessi elettorali nel 2015 per formare I Repubblicani, inizialmente guidati da Nicolas Sarkozy.
In Italia i conservatori, a parte la parentesi qualunquista (il Fronte dell'Uomo Qualunque era di matrice liberista e rigorosamente anticomunista, socialmente conservatrice)[15], si coagularono nel Partito Monarchico Italiano (1946-1959) e dal 1959 al 1972 nel Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica, diretti da Alfredo Covelli, confluito nel Movimento Sociale Italiano; nel Partito Liberale Italiano e nelle correnti di destra della Democrazia Cristiana. Dal 2011 al 2015 sono stati lanciati alcuni movimenti auto-dichiarati conservatori, quali il defunto Futuro e Libertà per l'Italia (FLI) di Gianfranco Fini, staccatosi dal Popolo della Libertà (PdL), la breve esperienza dei Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto, provenienti da Forza Italia mediante una scissione, nonché l'attuale partito Fratelli d'Italia.
Il termine "conservatorismo" fu coniato da François-René de Chateaubriand nel 1818[17] durante la Restaurazione (1814–1830), per definire coloro che sostenevano la religione, la monarchia, la libertà, la Carta e la gente rispettabile ("Les honnêtes gens").
Il conservatore cercava quindi di conciliare l'ordine preesistente (come la monarchia e, in un certo senso, anche l'aristocrazia) con le conquiste ottenute dalla rivoluzione francese (ad esempio diritto di voto e diritti dell'uomo), mantenendo un equilibrio che rischiava di essere minacciato dai reazionari (volti a restaurare il vecchio ordine) e dai rivoluzionari (che pretendevano di migliorare le condizioni del popolo con mezzi radicali e violenti).
Nel corso degli anni il conservatorismo si diffuse essenzialmente nell'Impero britannico (che aveva una monarchia costituzionale e significative libertà) e negli Stati Uniti, perdendo invece terreno nel vecchio continente, dove esistevano chiuse oligarchie e povere masse, con in mezzo la borghesia.
Fino alla fine del XIX secolo i conservatori erano chiusi sui temi sociali e favorevoli al libero mercato (in italiano "liberismo"), a dispetto dei liberali che erano progressisti sui temi sociali e protezionisti. Ironicamente, Edmund Burke, uno dei padri della suddetta dottrina, era un Whig inglese, ovverosia un liberale. Tuttavia agli albori del XX secolo i conservatori allentarono la loro chiusura sui temi sociali, favorendo anche un maggior protezionismo.
Questi nuovi orientamenti erano dovuti principalmente al complesso cambiamento geopolitico europeo, che vedeva nuove potenze come l'Impero tedesco e la politicamente debole Terza repubblica francese, nonché alla crisi economica del periodo, che causò la fine del bimetallismo, oramai obsoleto, in favore del sistema aureo.
Dalla metà del XX secolo i conservatori si sono caratterizzati definitivamente per la loro netta opposizione ad aborto, matrimoni omosessuali, eutanasia, ius soli e droghe, nonché per il supporto al libero mercato, ai tagli fiscali e alla fiducia nella proprietà privata.[18] Non mancano tuttavia delle eccezioni, come alcuni conservatori progressisti su temi sociali (i conservatori liberali o "compassionevoli") sebbene mantengano una fermezza sui temi economici in generale. In definitiva ciò che caratterizza il conservatorismo è la fiducia nell'individuo con la sfiducia nella collettività di per sé, diversamente dai progressisti che invertono i termini.
I caratteri tipici odierni (famiglia, patriottismo, giustizia sociale, libero mercato, legalità, sicurezza, meritocrazia, tradizione) sono comunque comuni a quei soggetti che si ispirano a questo filone culturale, senza tener conto di quelle varianti che hanno avuto modo di contaminarsi con il liberalismo, con il nazionalismo e con il cristianesimo democratico.
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I tratti maggiormente comuni del conservatorismo si possono riassumere in:
I vari sottogruppi riconducibili all'ideologia conservatrice possono essere presenti in forma minoritaria o maggioritaria all'interno dei partiti di riferimento. Tra di essi vi sono:
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