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Si tratta di specie assai velenose[3], alle cui tossine mortali non esiste antidoto. I rischi di avvelenamento sono spesso da ascrivere alla forte somiglianza dei fiori con quelli del genere Crocus che fioriscono a fine inverno, con cui vengono facilmente confusi.[4] Della specie Colchicum autumnale che fiorisce a ottobre, bastano pochi milligrammi (erbette per fare risotto), per essere mortali per l'uomo[5].
Si sono riscontrati casi di cefalea, vomito, diarrea, convulsioni e fenomeni asfittici. Per quanto riguarda il suo meccanismo d'azione mentre rallenta le ossidazioni, inibisce il cumulo delle scorie. Utilizzato prevalentemente contro la gotta, trova applicazione come analgesico, colagogo e antimicotico. È assorbito lentamente dall'organismo.[senza fonte]
Coltivazione
È facile trovarlo in coltivazione e sono stati creati anche molti ibridi e cultivar ornamentali[6].
Colchicum tra storia e leggenda
Questa tipologia floreale, nota come la Freddolina, è stata spesso oggetto di numerose tradizioni orali diffuse nelle Dolomiti e nella lontana Colchide sul Mar Nero. Le saghe di origine nordica vogliono derivi da frammenti di una preziosissima gemma denominata "Ametista Fiammante", contesa da due popoli di Geni dell'Alpe. Esausta della guerra, una principessa, figlia di uno dei re che si scontravano, fece cadere la gemma in una valle e la stessa si frantumò trasformandosi in tanti fiori violacei. Una cosa particolare, come nota Tullia Rizzotti, è che sulle Dolomiti è veramente presente l'ametista.[senza fonte]
Note
^ab(EN) Colchicum, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 28 novembre 2021.
^Rizzotti Tullia, Sboccia un bouquet nel prato, in Gardenia, nº 54, ottobre 1988, pp. 42-43
^Colchicum autumnale ha sei stami, mentre Crocus sativus ne ha tre; importante fattore di distinzione è il periodo di fioritura, primaverile nei Crocus e tardo-estiva/autunnale nei Colchicum.