Nel mondo di oggi, Codice Forster II è diventato un argomento di grande rilevanza e controversia. Da decenni ormai Codice Forster II cattura l'attenzione di esperti e neofiti, generando accesi dibattiti e reazioni appassionate. L’impatto di Codice Forster II è innegabile e interessa aspetti diversi come l’economia, la politica, la scienza e la cultura. Indipendentemente dalla prospettiva da cui viene affrontato, Codice Forster II è diventato un fenomeno onnipresente che richiede di essere analizzato attentamente. In questo articolo esploreremo diversi aspetti legati a Codice Forster II, cercando di far luce sulle sue implicazioni e sfide.
Foster II manoscritto | |
---|---|
![]() | |
Autore | Leonardo da Vinci |
Epoca | 1495-1497 |
Lingua | italiano rinascimentale |
Supporto | carta |
Dimensioni | 9,5 × 7 cm |
Fogli | 158 |
Ubicazione | Londra, Victoria and Albert Museum |
Il codice Forster II è uno codice di Leonardo da Vinci conservato presso il Victoria and Albert Museum di Londra.
I tre codici Forster ebbero probabilmente una storia comune, passando da Leonardo da Vinci a Francesco Melzi e poi a Pompeo Leoni (le due parti del codice Forster II riportano numerazione e segnatura attribuite da Pompeo Leoni).
Non si conosce la loro storia nei dettagli. Si suppone che i codici siano quelli giunti nel Settecento in un paese di area tedesca, perché il codice Forster I riporta sul primo foglio un'annotazione in quella lingua.
Furono poi acquistati a Vienna attorno al 1862[1] da Robert Bulwer-Lytton per una piccola somma.[2]
Robert Bulwer-Lytton donò in seguito i tre codici al critico John Forster, che nel 1876 li lasciò in eredità al South Kensington Museum (denominato dal 1899 Victoria and Albert Museum).