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Il whitewashing è una pratica dell'industria cinematografica in cui un attore caucasico ottiene il ruolo di un personaggio storicamente di un'altra etnia col fine di renderlo più appetibile al grande pubblico, distorcendo la storia ed elevando così l'etnia caucasica al di sopra delle altre.[1]
Fenomeno avvenuto principalmente nel 1900, con alcune reiterazioni nei decenni successivi. Attori di varie etnie non mancavano nell'industria del cinema, ma venivano relegati a ruoli minori e degradanti, come personaggi ridicoli o marginali.[2]
Alcuni esempi che hanno attirato polemiche negli Stati Uniti su questa pratica sono la scelta di David Carradine per interpretare il monaco shaolin protagonista della serie televisiva Kung Fu al posto di Bruce Lee, Johnny Depp in The Lone Ranger per interpretare il personaggio nativo americano Tonto; Benedict Cumberbatch in Into Darkness - Star Trek per interpretare Kahn, un personaggio indiano;[3] Scarlett Johansson per il ruolo del personaggio giapponese Motoko Kusanagi in Ghost in the Shell;[4] e il quasi intero casting dei film Prince of Persia - Le sabbie del tempo, L'ultimo dominatore dell'aria, Exodus - Dei e re, Gods of Egypt e Death Note - Il quaderno della morte.[5] Nel 2017 anche il film di Damien Chazelle La La Land, premiato con sei Oscar e sette Golden Globe, fu da diversi commentatori accusato di whitewashing, oltre che di mansplaining.[6][7]