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In araldica la torcia simboleggia luce e cognizione ma anche generosità d'animo.[1] Fu usata anche come impresa personale a indicare che l'energia di chi la portava si accresceva nelle difficoltà della vita; questo perché la torcia veniva agitata e battuta per terra per bruciare bene. Taluni araldisti usano il termine teda.
Galleria d'immagini
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D'azzurro, alla mano destra isolata di carnagione, movente in fascia da sinistra ed impugnante un tizzone d'argento, acceso di rosso (stemma di
Tizzano Val Parma)
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Di rosso, alla croce d'argento, accantonata al primo e al quarto punto da una torcia accesa d'oro (
Cirié)
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Tagliato: nel primo d'azzurro, alla torcia d'oro; nel secondo d'oro, alla foglia di tiglio di verde (
Crottes-en-Pithiverais, Francia)
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D'azzurro, alla teda d'oro, posta in palo, fiammeggiante al naturale, attraversata da un'aquila pure al naturale, dal volo spiegato, rivoltata (Centro Addestrativo dell'Aviazione dell'Esercito italiano)
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D'argento, alla sbarra di larghezza doppia, d'azzurro, caricata dalla teda d'oro, accesa di rosso, posta in palo, e sopraccaricata dalla daga d'argento, con la punta verso il capo (
Scuola trasporti e materiali dell'Esercito italiano)
Note
- ^ Marc'Antonio Ginanni, Torcia, in L'arte del blasone dichiarata per alfabeto, Venezia, Guglielmo Zerletti, 1756, p. 162.
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