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Teofane Continuato | |
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Titolo originale | Οἱ μετὰ Θεοφάνεν oppure συνεχισταί Θεοφάνους |
Altri titoli | Theophanes Continuatus |
Autore | Teofane Confessore |
1ª ed. originale | 813-961 |
Genere | Annale |
Lingua originale | greco antico |
Teofane Continuato (in greco Οἱ μετὰ Θεοφάνεν oppure συνεχισταί Θεοφάνους?, latino: Theophanes Continuatus o Continuatio Theophanis) è una raccolta di testi storici bizantini. È così chiamato perché, in particolare il primo libro, è una continuazione della cronaca scritta da Teofane Confessore (anche se con uno stile non annalistico). È conservata in unico manoscritto dell'XI secolo (il Vaticano greco 167). È diviso in quattro libri che coprono il periodo 813-961 e fu scritto per la maggior parte durante il regno di Costantino VII Porfirogenito, probabilmente su sua commissione[1] (è possibile che egli stesso vi abbia contribuito in particolare alla Vita Basilii)[2] allo scopo di presentare la dinastia macedone, di cui egli discendeva, sotto una luce favorevole. L'opera fu probabilmente conclusa sotto il regno di Niceforo II Foca[3] ed ebbe grande diffusione in occidente.[4]
L'opera viene normalmente suddivisa in quattro parti:[5]
La divisione in libri del Teofane può cambiare a seconda degli studiosi, ad esempio Mario Gallina in Studi in onore di Giosuè Musca divide l'opera in quattro parti e sei libri: «una prima, i libri I-IV, relativa agli avvenimenti compresi tra l'813 e l'867; una seconda, il libro V, sino all'886; una terza, la parte iniziale del libro VI, dall'886 al 948; e l'ultima, la fine del libro VI, dal 948 al 961».[6]
Il codice Vaticano greco 167 è l'unico testimone sopravvissuto del Teofane Continuato. Si tratta di un manoscritto greco dell'XI secolo.
Il codice, che ha dimensione mm 237×170 ed è composto da VI-168 fogli di pergamena di buona qualità, risulta opera di tre amanuensi anche se due di loro hanno contribuito solo per poche righe del testo e si trova attualmente presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Si ha la prima notizia certa della sua presenza nella Biblioteca nel 1518, dove sarebbe giunto non prima del 1455 ed non dopo il 1475. Durante l'epoca napoleonica finì alla Biblioteca nazionale di Francia.[7] Il manoscritto è mutilo della parte finale e si interrompe bruscamente durante il racconto delle gesta dell'imperatore Romano II, si ignora quanta parte del codice sia andata perduta;[8] il suo testo è suddiviso in paragrafi dalla lunghezza variabile e che non sono strettamente correlati all'argomento descritto; presenta vari errori di itacismo.[9] Vi sono state poi aggiunte, ad opera di un ignoto lettore di epoca bizantina, delle note a margine con cui questi avrebbe cercato di suddividere il contenuto per argomento tramite dei segni convenzionali.