Rāma (devanāgarī: राम) è l'eroe dell'epica del Rāmāyaṇa, considerato, nella religione induista, come avatara di Visnù.
Conosciuto anche come Rāmachandra (chandra per descriverne probabilmente il meraviglioso aspetto simile alla Luna, chandra), Rāma nell'induismo intende rappresentare l'incarnazione divina nel Tretā-yuga, l'era caratterizzata dalla comparsa della malvagità.
La più antica fonte attestante di questa figura divina è il poema epico Rāmāyaṇa attribuito al cantore Vālmīki, il cui nucleo originario è databile tra il V e il III secolo a.C., il completamento della sua redazione va invece ascritto ai primi secoli della nostra era.
Se il nucleo originario di questo poema, i kāṇḍa ("libri") da 2 a 5, celebrano Rāma come un eroe epico, due libri recenziori, 1 e 6 lo indicano come avatara di Visnù comparso sulla terra per sconfiggere il malvagio demone Rāvaṇa.
I Rāmāyaṇa medioevali promuovono quest'ultimo aspetto divino dell'eroe Rāma facendogli acquisire lo status di Dio stesso. La paredra di Rāma, Sītā, è identificata con la dea Śrī, mentre il fratello minore Lakṣmaṇa viene identificato come la manifestazione umana del serpente Śeṣa, tra le cui spire dorme Nārāyaṇa, ovvero lo stesso Visnù.
Rāma è perfetto e bellissimo, la sua pelle è del colore del cielo, possiede un eccellente autocontrollo, ed è infinitamente devoto alla sua unica moglie Sītā personificazione degli ideali di castità e devozione nei confronti del divino marito.
Come per tutte le altre Murti induiste, anche Rama è invocato attraverso numerosi appellativi che si riferiscono ai suoi attributi e caratteristiche. In alcuni testi ci si riferisci a lui con il nome Padma.
Alcuni degli appellativi sono:
«Gli studiosi collocano la sua redazione definitiva intorno al II secolo d. C. Peraltro, il nucleo originario della storia di Rāma è senz'altro più antico, forse ascrivibile al V-IV secolo a.C.»
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