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Il mantello di piume è un indumento che è stato usato da diverse culture e in diverse aree geografiche.
Mantelli di piume piuttosto elaborati e chiamati ʻahu ʻula[1] furono creati dai primi hawaiani per gli aliʻi (la famiglia reale)[2]. Le piume erano anche usate nella realizzazione delle gonne femminili chiamate pāʻū. Per ottenere le piume si uccidevano uccelli come ʻiʻiwi e ʻapapane, che fornivano piume rosse: questi animali venivano prima uccisi e poi scuoiati. Le piume di colore giallo, invece, erano ottenute da animali più rari come ʻōʻō e mamo: poiché queste erano specie rare, si usava una filosofia di cattura e rilascio per assicurare la disponibilità futura[3].
Nella cultura Maori le piume sono un segno di rango principale[4] e il kahu huruhuru (mantello di piume)[5], è ancora usato come segno di rango, rispetto e riconoscimento[6][7].
I mantelli di piume venivano utilizzati dal popolo Tupinambá: questi indumenti prendevano il nome di gûaraabuku ed erano indossati dai paîé (gli sciamani tupiani) durante i loro riti. Erano ricoperti delle piume rosse del gûará[8], ovvero l'ibis scarlatto, e avevano un cappuccio in cima che poteva coprire tutta la testa, le spalle e le cosce.
In Irlanda, la classe elitaria di poeti conosciuta come filid indossava un mantello piumato, il tuigen[9][10].