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La scomparsa di Patò | |
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Lingua originale | Siciliano, italiano |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 2010 |
Durata | 100 min |
Genere | giallo, commedia, drammatico |
Regia | Rocco Mortelliti |
Soggetto | Andrea Camilleri |
Sceneggiatura | Andrea Camilleri, Rocco Mortelliti, Maurizio Nichetti |
Produttore | 13 Dicembre srl, Rai Cinema, Cinesicilia |
Fotografia | Tommaso Borgstrom |
Musiche | Paola Ghigo |
Scenografia | Biagio Fersini |
Costumi | Paola Marchesin |
Interpreti e personaggi | |
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La scomparsa di Patò è un film del 2010 diretto da Rocco Mortelliti.
La pellicola è tratta dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri. Delle opere dell'autore siciliano questa è la prima che viene trasposta in un film che è stato girato nei luoghi di origine di Camilleri.[1]
L'ambientazione storica del film e la trama si rifanno a quella del romanzo che si svolge nel 1890.
È antica tradizione del paese di Vigata che il Venerdì della Settimana Santa venga allestita la sacra rappresentazione del "Mortorio", antico dramma della Passione di Gesù. I personaggi della Passione sono scelti tra gli stessi paesani e tra questi quello che ricoprirà il ruolo più odioso, quello di Giuda, sarà interpretato ancora una volta, come ormai è abitudine, dal ragioniere Antonio Patò, padre di famiglia conosciuto per la sua condotta integerrima di funzionario della banca della cittadina.
Il pezzo forte della rappresentazione è la scena in cui il ragioniere-Giuda, dopo aver tradito Cristo, si suiciderà andando all'Inferno e scomparendo dal palcoscenico tra fiamme e fumo attraverso una apposita botola.
Al termine del "Mortorio" però il ragioniere Patò sembra essere sparito nel nulla e inutilmente il delegato di polizia, Ernesto Bellavia, e il maresciallo dei Reali Carabinieri, Paolo Giummaro, competono tra loro nella ricerca del Patò-Giuda scomparso.
Col passare del tempo incominciano a girare nel paese voci sui motivi della scomparsa e una poesiola apparsa su un muro e canticchiata da alcuni ragazzini ipotizza che Patò abbia fatto la stessa fine di Giuda:
Giuda murì (Giuda morì)
Patò sparì (Patò sparì)
Spirì Patò (Morì Patò)
Cu l'ammazzò? (Chi l'ammazzò?)
Quantu patì? (Quanto soffrì?)
E po'; pirchì (E poi perché)
Patò spirò? (Patò morì?)
Dopo una lunga indagine, attraverso le testimonianze della signora Patò e dei suoi colleghi, di paesani, mafiosi, preti, politici più o meno "discutibili", medici, prostitute e maniaci religiosi, il delegato e il maresciallo giungeranno alla conclusione che la scomparsa è stata orchestrata dallo stesso Patò per fuggire con la sua amante, Rachele Infantino.
La principale difficoltà affrontata dagli sceneggiatori del film (tra i quali figura lo stesso Camilleri) è stata quella di rendere il particolare stile del romanzo,[2] che non sviluppa la trama attraverso una narrazione di tipo tradizionale, ma la svela per così dire a poco a poco attraverso una serie di lettere, messaggi, carteggi, ecc., scritti dai vari protagonisti, ciascuno con il suo peculiare stile e registro linguistico.[3] Essendo ovviamente impossibile riprodurre questo contenuto "epistolare" nel film, gli autori hanno scelto di affiancare alla recitazione in presa diretta dei personaggi una serie di flashback[4] in cui ciascuno di loro, di volta in volta, rievoca un particolare episodio della vicenda, aggiungendo una nuova tessera a un mosaico sempre più complesso. È da notare che spesso lo stesso fatto è rievocato in modo diverso dai vari personaggi, secondo il proprio punto di vista.[5]
Ogni rievocazione si presenta inoltre come una specie di "quadro vivente"[6] che arricchisce e vivacizza la vicenda. Ne nasce così un giallo atipico e avvincente, di cui i due investigatori Bellavia e Giummaro – dapprima rivali, poi necessariamente alleati – procedono progressivamente a dipanare il mistero, introducendo spesso i risultati delle loro indagini attraverso i "quadri teatrali" delle rievocazioni, quadri nei quali entrano a volte direttamente per spiegare o sottolineare meglio i vari passaggi, in una sorta di "teatro nel teatro" cinematografico.[7] Nel film interviene anche la voce di Andrea Camilleri che spiega e sintetizza la vicenda narrata.
Gli attori protagonisti sono Maurizio Casagrande e Nino Frassica proseguendo con Neri Marcorè (che, oltre ad interpretare Patò, canta anche la canzone dei titoli di coda). Piccoli cammei per Roberto Herlitzka (il becchino) e Guia Jelo (la prostituta). Danilo Formaggia (il Marchese "cantante" Simone Curtò) è nella vita un vero tenore.[8]
Il film è stato girato quasi interamente a Naro, alcune scene sono state girate anche a Canicattì, alla Valle dei templi di Agrigento e alla Scala dei Turchi di Realmonte.
Il film è stato presentato in anteprima al Festival internazionale del film di Roma 2010,[9] poi il 12 giugno 2011 allo Shanghai International Film Festival[10] È uscito nelle sale italiane il 24 febbraio 2012.