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Jan Parandowski (Leopoli, 11 maggio 1895 – Varsavia, 26 settembre 1978) è stato uno scrittore e docente polacco.
La sua carriera studentesca culminò con la frequentazione del ginnasio di Leopoli, dopo di che esordì nel 1913 scrivendo un interessante saggio dedicato a Jean-Jacques Rousseau.[1]
Dopo aver soggiornato in Russia durante la prima guerra mondiale, riprese a studiare presso l'Università di Leopoli, dove seguì il corso di filologia classica e archeologia, laureandosi nel 1923, e subito dopo decise di approfondire le sue conoscenze recandosi in Francia, in Grecia e in Italia.[1]
Nel 1929 si trasferì a Varsavia, dove tra le altre attività, assunse la direzione della rivista Annali di Varsavia (Pamiętnik Warszawski).[1]
Nel 1932 durante un soggiorno in Grecia incominciò a scrivere il libro che gli ha dato più notorietà: Il disco olimpico (Dysk olimpijski, 1933), che come quasi tutti i lavori di Parandowski si rivelò una sintesi tra un romanzo e approfondimenti saggistici del mondo ellenico.[1][2]
Parandowski si dimostrò un pregevole biografo di scrittori e letterati: una delle sue prime opere di questo genere, e anche una delle più riuscite, fu la biografia di Oscar Wilde, intitolata Re della vita (Kròl życia, 1930).[1][2]
Tra i suoi lavori narrativi si possono menzionare Cielo in fiamme (Niebo w płomieniach, 1935); L'ora mediterranea (Godzina śròdziemnomorska, 1949); Acacia (Akacja, 1967).[3][2]
Invece tra le sue opere saggistiche si ricordano Alchimia della parola (Ałchemia slowa, 1951), originale per la rivelazione dei segreti tecnici degli scrittori; Petrarca (Petrarka, 1956), importante saggio riguardante lo scrittore italiano.[3][2]
Infine scrisse anche libri di memorie: La meridiana (Zegar słoneczny, 1953); La mia Roma (Mój Rzym, 1959).[3]
Dal 1945 intraprese la carriera di insegnante di filologia classica presso l'Università di Lublino.[3]
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