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Gian Giacomo Trivulzio | |
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Marchese di Sesto Ulteriano | |
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In carica | 1805 – 1831 |
Predecessore | Alessandro |
Successore | Giorgio Teodoro |
Trattamento | Sua Eccellenza Don |
Nascita | Milano, 21 luglio 1774 |
Morte | Milano, 29 marzo 1831 (56 anni) |
Dinastia | Trivulzio |
Padre | Giorgio Teodoro Trivulzio, IV marchese di Sesto Ulteriano |
Madre | Maria Cristina Cicogna Mozzoni |
Consorte | Beatrice Serbelloni |
Figli | Maria Cristina Rosina Elena Giorgio Teodoro una figlia Vittoria Alessandro Virginia |
Religione | Cattolicesimo |
Gian Giacomo Trivulzio, VI marchese di Sesto Ulteriano (Milano, 21 luglio 1774 – Milano, 29 marzo 1831), è stato un nobile, collezionista d'arte, politico e dantista italiano.
Nato a Milano il 21 luglio 1774, Gian Giacomo era figlio di Giorgio Teodoro Trivulzio, IV marchese di Sesto Ulteriano e di sua moglie, la nobildonna Maria Cristina Cicogna Mozzoni.
Durante gli anni della sua giovinezza, strinse rapporti di amicizia con letterati del calibro di Giuseppe Parini e Vincenzo Monti che lo influenzeranno culturalmente negli anni successivi.
Il 23 aprile 1798, a Milano, Gian Giacomo sposò la duchessa Beatrice Serbelloni, figlia di Alessandro Serbelloni, V duca di San Gabrio e di sua moglie, la contessa Rosina von Sinzendorf.
Egli era fratello minore di Alessandro che, durante gli anni della dominazione napoleonica, era divenuto generale dell'esercito francese ed aveva coordinato i corpi di volontari italiani in Francia oltre ad aver diretto dal 1796 la Guardia Nazionale di Milano. Nel 1798, sotto l'ala di suo fratello, Gian Giacomo intraprese la carriera militare e venne nominato sottotenente dei granatieri.
Con la proclamazione dell'impero napoleonico e la morte di suo fratello maggiore, si ritrovò dapprima erede della fortuna e dei titoli della sua famiglia succedendo come VI Marchese di Sesto Ulteriano, e poi venne nominato capitano della guardia d'onore del Regno napoleonico d'Italia nel 1805. In quello stesso anno Napoleone lo nominò ciambellano del regno.
Nel 1811 divenne consigliere del comune di Milano, rimanendo in carica sino al 1827 e venendo quindi mantenuto in carica anche dopo il ritorno degli austriaci con la restaurazione, segno di quando pure il governo di Vienna tenesse in considerazione Gian Giacomo e la sua famiglia.
Morì a Milano nel 1831. Suo nipote omonimo, Gian Giacomo Poldi Pezzoli, sarà il fondatore del famoso museo milanese.
Gian Giacomo Trivulzio è però soprattutto ricordato per essere stato uno dei principali collezionisti di libri e manoscritti nella Milano del periodo napoleonico. Egli si avvalse per questo scopo della preziosa biblioteca già radunata da suo nonno Alessandro oltre a costituire nella sua residenza milanese un grandioso museo di oggetti artistici antichi.
Durante i suoi numerosi viaggi in Italia ed all'estero, ebbe modo di raccogliere numerosi libri che andarono a costituire il primo grande nucleo della moderna Biblioteca Trivulziana. Assunse come proprio bibliotecario il letterato Pietro Mazzucchelli.
Nel 1819, dopo la morte del pittore Giuseppe Bossi, acquistò la sua intera raccolta di manoscritti tra cui il preziosissimo esemplare della Divina Commedia del 1337 oltre ad alcuni "capitoli" di Iacopo e di Bosone da Gubbio, realizzato in copia da Francesco di ser Nardo. Fervido dantista, il Trivulzio si appassionò da questo manoscritto alla Divina Commedia e realizzò una serie di pubblicazioni partendo proprio dai documenti in suo possesso: un commento firmato da Luigi Magalotti relativo ai primi cinque canti della Divina Commedia, un'edizione del Convivio scritta con Vincenzo Monti (con inserzioni del medesimo testo derivati da altre copie presenti alla Biblioteca Laurenziana, alla Marciana e nel Vaticano) nel 1827 ed infine la Vita Nuova oltre all'inizio di una pubblicazione sulle Rime di Dante che però non riuscì a completare a causa della sua morte. Per questi suoi meriti letterari e per l'interesse dimostrato nei confronti della figura di Dante Alighieri, venne nominato socio corrispondente dell'Accademia della Crusca.
Suo nipote omonimo continuerà questa sua opera aggiungendo ulteriori incunaboli e manoscritti alla collezione di famiglia ed aprendo infine la biblioteca di famiglia al pubblico.
Gian Giacomo e la duchessa Beatrice Serbelloni ebbero: