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Disturbo da alimentazione incontrollata | |
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Specialità | psichiatria, psicologia e psicoterapia |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-10 | F50.8 |
MeSH | D056912 |
MedlinePlus | 003265 |
Il disturbo da alimentazione incontrollata, noto nella letteratura scientifica in inglese come binge-eating disorder (BED), è un disturbo del comportamento alimentare (DCA) caratterizzato da episodi ricorrenti di ingestione rapida e compulsiva di eccessive quantità di cibo[1] (almeno una volta a settimana per tre mesi[2]) sempre accompagnati da una sensazione di perdita del controllo. A differenza della bulimia nervosa, però, le abbuffate in genere non sono seguite da comportamenti compensatori tipici della bulimia (sport, digiuno, vomito autoindotto) bensì da nuove abbuffate per placare il senso di colpa. Come per anoressia nervosa e bulimia nervosa, anche nel binge eating disorder può presentarsi un disturbo dell'immagine corporea[3][4].
Gli individui affetti da tale disturbo presentano ricorrenti episodi di alimentazione incontrollata (non per forza eccedono con il cibo in modo costante), ovvero abbuffate che presentano almeno tre delle seguenti caratteristiche:
Le abbuffate degli individui affetti dal disturbo di alimentazione incontrollata sono tipicamente caratterizzate dalla presenza di due elementi in contemporanea:
L'abbuffata in genere non è seguita da comportamento compensatorio, quali l'epurazione (vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o clisteri), l'esercizio fisico eccessivo e/o il digiuno (come accade spesso ad esempio per la bulimia nervosa), bensì da nuove abbuffate per placare il senso di colpa.[7]
Ciò porta coloro che soffrono di BED, nel corso del tempo, ad evolvere verso l'obesità, che può essere di grado variabile. Il 20-30% dei soggetti che richiedono un trattamento per l’obesità e il 5-8% degli obesi in genere soffre di un disturbo da alimentazione incontrollata.
I due disturbi del comportamento alimentare, alimentazione incontrollata e bulimia, hanno tuttavia numerose caratteristiche in comune, come il fatto che il paziente tendenzialmente sia cosciente della sua situazione, ma se ne vergogni moltissimo e la viva con preoccupazione sia relativa alla perdita di controllo che relativa alle conseguenze delle abbuffate sul peso corporeo e sulla salute.[2]
Non si può pensare di identificare una sola causa che spieghi l'insorgenza di un problema alimentare, è necessario considerare un insieme di fattori fisici, ambientali e di personalità.
I fattori di rischio sono gli stessi per tutti i disturbi del comportamento alimentare:
Esistono, inoltre, delle caratteristiche specifiche di personalità che si riscontrano nei pazienti affetti da disturbo dell’alimentazione. Questi aspetti di personalità vengono considerati come fattori di vulnerabilità individuale, ovvero fanno sì che coloro che ne sono portatori siano più esposti di altri a sviluppare un disturbo dell’alimentazione.
Una persona sarà tanto più a rischio se:
Il disturbo da alimentazione incontrollata può portare a complicazioni mediche vere e proprie, tendenzialmente dovute allo stato di obesità, come per esempio:
Di solito i problemi legati al fisico richiedono la normalizzazione del peso e dell'alimentazione.
I soggetti affetti da BED, dal punto di vista psicologico, sono tipicamente depresse o stressate a causa del proprio problema alimentare. Spesso questa sensazione si traduce in isolamento sociale, poiché essi si vergognano del proprio stile alimentare o della propria condizione di sovrappeso o obesità.
Come tutti i disturbi del comportamento alimentare, il BED necessita di un approccio multidisciplinare che preveda una collaborazione tra psichiatra, internista, dietologo e psicologo. Si hanno quindi a disposizione diversi tipi di trattamento, ciascuno focalizzato su aspetti specifici del problema e su modalità peculiari di intervento.
Tuttavia, il disturbo da alimentazione incontrollata sembra rispondere meglio ai trattamenti sia rispetto all’anoressia nervosa che alla bulimia nervosa.
Un trattamento dimagrante convenzionale ha efficacia a breve termine nel ridurre le abbuffate, ma la probabilità di ricaduta è estremamente alta, poiché non si va ad intervenire in alcun modo sui meccanismi disfunzionali che in primo luogo hanno generato il problema.
L’auto-aiuto con i manuali, si è riscontrato utile nelle forme più lievi.[2]
Sia la terapia cognitivo-comportamentale che la psicoterapia interpersonale danno dei tassi di remissione ≥ 60%; il miglioramento solitamente è ben mantenuto nel lungo termine. Tali trattamenti non producono però una significativa perdita di peso nei pazienti obesi, se non abbinati anche ad uno specifico piano alimentare.[1]
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF 61364 |
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