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In botanica, la sclereide è un tipo di cellula morta con una spessa e lignificata parete cellulare, che costituisce lo sclerenchima insieme alle fibre, da cui si differenzia per essere isodiametrica.[1]
Le sclereidi si possono presentare in forme molto irregolari, anche se solitamente sono isodiametriche. In genere hanno una funzione meccanica, apportando rigidità ai tessuti, e può trovarsi isolata o a gruppi (come nella polpa delle pere), o in masse più compatte (come nei noccioli dei frutti o nel guscio dei semi).[1][2]
Le sclereidi si possono originare a partire da cellule del meristema fondamentale che si individualizzano molto rapidamente. Quelle dei tessuti vascolari — xilema e floema — si originano a partire da derivate del procambio o del cambio cribo-vascolare. Le sclereidi dell'epidermide, invece, hanno origine nel protoderma.
Le sclereidi sono generalmente cellule morte alla maturazione ma, in alcuni casi, possono conservare il citoplasma per lunghi periodi di tempo (fino 5 anni). Le pareti cellulari sono secondarie e lignificate, variano in spessore e a volte possono essere così spesse da riempire quasi totalmente il lume cellulare.
Le sclereidi si trovano ampiamente distribuite nel corpo della pianta. Nel tallo possono essere isolate, o in gruppi nella corteccia e nel midollo di dicotiledoni e gimnosperme. Nelle foglie la presenza di sclereidi nel mesofillo è caratteristica di alcune piante tropicali. Possono presentarsi all'estremo dei fasci vasculari o attraversando completamente il mesofilo.
Nella frutta le sclereidi possono trovarsi sparse o a gruppi nella polpa carnosa, morbida, di certi pomi. Nella frutta secca costituiscono le pareti dure, come nella cipsela. Nei semi si trovano in abbondanza e danno durezza e consistenza all'episperma, per esempio nell'epidermide dei semi di pisello.