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Lo scapezzatore, detto anche scapezzino o sghiandino, sgiantin in dialetto varesotto[1] è uno scalpello manuale di antiche origini [2](scalpello a colpo) a lama piatta molto robusto e tozzo. È utilizzato per la lavorazione grossolana del marmo nella fase di sbozzatura, allo scopo di asportare grosse porzioni di materiale in modo impreciso o per creare una finitura volutamente grezza.
Le dimensioni possono variare di molto, la lama è in acciaio o in Widia e la sua lunghezza è generalmente compresa tra i 20 e i 60 mm, il fusto (impugnatura) ha indicativamente un diametro tra i 12 e i 20 mm.
L'attrezzo è usato nelle primissime fasi di lavorazione del taglio della pietra per sbozzare dai blocchi la sagoma da realizzare per poi procedere con utensili più precisi quali la subbia, la gradina e lo scalpello a lama piatta[3]
Gli scultori utilizzano lo scapezzatore anche per rimuovere dal blocco di marmo le parti compromesse da fratture o crepe [4].
Spesso è utilizzato in abbinamento con utensili meccanici (dischi abrasivi); in una prima fase, con i dischi abrasivi, si incide profondamente il marmo a distanze regolari per creare delle sottili lame che poi vengono asportate rompendole con lo scapezzatore.