In questo articolo esploreremo Rito benedettino e il suo impatto in diverse aree. Rito benedettino è un argomento che ha catturato l'attenzione di persone di ogni età e provenienza. Nel tempo Rito benedettino ha suscitato grande interesse ed è stato oggetto di discussione in diversi ambiti, dalla scienza alla cultura popolare. In questo senso è rilevante esaminare l’influenza di Rito benedettino nella società, così come la sua evoluzione nel corso degli anni. Attraverso questo articolo cercheremo di far luce su questo argomento e fornire una visione dettagliata delle sue implicazioni nel mondo di oggi.
Il rito benedettino è un rito latino della Chiesa cattolica. È simile al rito romano e il suo uso è riservato all'ordine di San Benedetto.
L'ordine benedettino non ha mai avuto un proprio rito per la Messa. A partire dalla riforma liturgica seguita al Concilio di Trento e sancita da papa Pio V con la bolla Quo Primum i benedettini adottano il rito romano per la Messa. Precedentemente, i benedettini adottavano i riti locali: ad esempio il rito di Durham nella cattedrale dell'omonima città.[1] Furono tuttavia stampate alcune edizioni del Missale Benedictinum fra cui una a Montserrat nel 1499, un'altra (Missale plenum benedictinum) è in possesso della biblioteca capitolare di Vercelli forse proveniente dall'abbazia di Novalesa[2]. Risale al XIII secolo un Missale Benedictinum Salisburgense di cui si tramanda il manoscritto.
L'Ordine ha sempre avuto un proprio rito per la celebrazione della Liturgia delle Ore e il breviario benedettino porta il nome di Breviarium Monasticum.
Il fondatore san Benedetto dedica tredici capitoli (8-20) della Regola alla regolamentazione delle ore canoniche per i monaci. Il capitolo 18 specifica come devono essere recitati i salmi:
San Benedetto quindi voleva che l'intero salterio fosse recitato ogni settimana; dodici salmi a mattutino quando erano previsti due notturni; quando erano previsti tre notturni, il numero totale delle lezioni era di venti. Tre salmi (o parti di salmo) erano riservati per l'ora di prima, le ore minori e compieta (in cui non era incluso il "Nunc dimittis"), e sempre quattro salmi ai vespri.
Il salterio del Breviarium Monasticum costituisce la base per la maggior parte delle forme della Liturgia delle Ore fino alla riforma del breviario di papa Pio X nel 1911.[4]
I benedettini non possono sostituire il Breviario romano o la Liturgia delle ore al loro Breviario monastico, perché sono obbligati alla recita della più lunga forma monastica. La liturgia benedettina delle ore impegna i monaci da quattro a cinque ore al giorno. Dopo un'elaborazione graduale e a volte intensa, l'ufficio quotidiano crebbe fino al punto di impegnare da dieci a dodici ore, specialmente nelle feste principali. La riforma del breviario è stata un tema frequente negli ordini religiosi che sono nati dai benedettini, allontanandosi del monachesimo tradizionale benedettino.[5]