Nel mondo di oggi, Paolo Ferrari (commediografo) è un argomento di dibattito e analisi costanti. Che sia per il suo impatto sulla società, per la sua rilevanza nella storia, per la sua influenza sulla cultura o per la sua importanza nel campo scientifico, Paolo Ferrari (commediografo) occupa un posto di rilievo nell'agenda della discussione. Dall'antichità ai giorni nostri, Paolo Ferrari (commediografo) ha suscitato l'interesse e la curiosità dell'umanità, generando profonde riflessioni e provocando incessanti ricerche. In questo articolo esploreremo vari aspetti di Paolo Ferrari (commediografo), svelandone le molteplici sfaccettature e il suo significato nel contesto attuale.
Paolo Ferrari (Modena, 5 aprile 1822 – Milano, 9 marzo 1889) è stato un commediografo italiano.
Figlio di un ufficiale, si laurea in Giurisprudenza nell'Università degli Studi di Modena. Di idee liberali, inizia ben presto sia l'attività di patriota e cospiratore, sia la carriera di autore di teatro, in cui ottiene notevole successo con commedie brillanti di stile goldoniano, fra cui Goldoni e le sue sedici commedie nuove (1851), giudicata da Luigi Capuana «la più bella commedia scritta in italiano nella prima metà del secolo che corre», La satira e Parini (1853) e, in dialetto modenese, La medseina d'onna ragaza amalèda (1859), poi tradotta e rappresentata anche in italiano. Da Modena, dove era segretario dell'Università e docente di storia nel Liceo cittadino, si trasferisce nel 1861 all'Accademia scientifico-letteraria di Milano, presso cui è professore di Storia moderna e poi di Letteratura ed Estetica, ricoprendo anche la carica di preside fra il 1875 e il 1877.
Nel capoluogo lombardo è per breve periodo consigliere comunale, intrattiene fertili rapporti con intellettuali e politici del tempo, come Pietro Cossa, Felice Cavallotti e Giuseppe Giacosa, e, con la produzione letteraria, passa al teatro borghese a tesi, moralistico, con opere come Il duello (1868), Il ridicolo (1872), Il suicidio (1875), Le due dame (1877), che sono accolte favorevolmente dal pubblico, ma che gli valgono, nel corso degli anni, crescenti critiche, tra le quali quelle di Croce che le definì "imperativi categorici incarnati". I suoi manoscritti sono conservati nel Museo del Teatro alla Scala, accanto al quale si trova la piazza a lui intitolata. Fu sposato con Ersilia Branchini e padre di sette figli. È sepolto a Modena.
A Paolo Ferrari sono dedicate una via a Modena, ove ha sede il museo Enzo Ferrari e, a Milano, la piazza attigua al teatro alla Scala.
Le seguenti commedie non risultano comprese nella suddetta edizione curata dallo stesso autore:
Inoltre, tra i più puntuali studi critici sull'opera di Paolo Ferrari si vedano quelli di Silvio D'Amico:
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