Onorificenze del Comitato olimpico nazionale italiano

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Le onorificenze del Comitato olimpico nazionale italiano sono riconoscimenti sportivi conferiti dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) ad atleti, personalità varie e società che si siano distinti per le vittorie in campo nazionale e internazionale o che abbiano contribuito alla diffusione e al prestigio dello sport italiano in qualsiasi ambito[1]; la più recente disciplina normativa di tali riconoscimenti è la deliberazione 1528 del 18 dicembre 2014, tramite la quale sono definite natura, ambito di concessione e faleristica[1].

Tali onorificenze sono, in ordine di rango (art. 1 della citata delibera)[1]:

Il loro conferimento è sottoposto alla valutazione e all'approvazione della Commissione Benemerenze Sportive del CONI (articolo 3)[1], che riceve le proposte dalle varie federazioni sportive, ne formula di proprie e le sottopone alla Giunta nazionale del CONI che delibera le onorificenze stesse[1].

La faleristica rappresentata in voce è quella più recente al dicembre 2014[1].

Collare d'oro al merito sportivo

Lo stesso argomento in dettaglio: Collare d'oro al merito sportivo.

Istituito nel 1995[2], è un riconoscimento di limitata concessione (solo un massimo di cinque società all'anno, e atleti che si siano distinti per altissimi meriti sportivi, sia per vittorie che per servizio allo sport italiano[1]. Il Collare d'oro non ha classi.

Faleristica

Stella al merito sportivo

Lo stesso argomento in dettaglio: Stella al merito sportivo.

Istituita il 20 dicembre 1933 durante il regime fascista[3], fu originariamente intesa per premiare i presidenti di federazioni sportive distintesi in campo internazionale[3] e non aveva classi; nella sua attuale applicazione ha tre classi, d'oro, d'argento e di bronzo, e fondamentalmente premia ancora le figure dirigenziali e le società che si siano distinte in campo internazionale[1].

Faleristica

Medaglia al valore atletico

Lo stesso argomento in dettaglio: Medaglia al valore atletico.

Come la precedente, fu anch'essa istituita durante il fascismo con la stessa delibera di cui ante[3], e prevedeva quattro classi: d'oro, d'argento di primo e secondo grado, e di bronzo[3]. A partire dalla classe superiore del riconoscimento, esso veniva originariamente conferito al capitano o all'allenatore (e, a scendere, ai componenti) di una squadra vincitrice di un trofeo internazionale o che realizzasse un'impresa sportiva non competitiva; ai vincitori di medaglia olimpica d'oro, d'argento, di bronzo o campione italiano in qualsiasi specialità[3]. Con la disciplina più recente sono insorte variazioni, per esempio la medaglia d'oro viene assegnata ai vincitori di argento olimpico[1], quella d'argento ai bronzi olimpici, mentre quelle di bronzo sono riservate ai piazzati olimpici o ai detentori di titolo o di record nazionale (campioni d'Italia di discipline individuali o a squadre, per esempio)[1].

Faleristica

Palma al merito tecnico

Lo stesso argomento in dettaglio: Palma al merito tecnico.

Istituita con deliberazione del C.N. del CONI del 30 maggio 1964, la Palma al merito tecnico è intesa per premiare gli addetti al settore tecnico che abbiano condotto le squadre, o gli atleti, da essi allenati, a risultati sportivi di assoluto rilievo internazionale[1]; è suddivisa in tre classi di merito, Palma d'oro, d'argento e di bronzo, per poter concorrere alle quali sono richiesti, salvo eccezioni, rispettivamente 30, 20 e 12 anni di attività come tecnico.

Faleristica

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k Deliberazione n. 1528: «Regolamento per l'assegnazione delle onorificenze sportive» (PDF), su coni.it, Comitato olimpico nazionale italiano, 18 dicembre 2014. URL consultato il 29 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2017).
  2. ^ Vezzali, Rossi, Pellegrini e gli altri: il Coni consegna i collari d'oro, in la Repubblica, 17 dicembre 2008. URL consultato il 29 agosto 2019.
  3. ^ a b c d e L'istituzione della Medaglia al "Valore Atletico" e della Stella al "Merito Sportivo", in il Littoriale, n. 311, 20 dicembre 1933, p. 1. URL consultato il 29 agosto 2019.

Voci correlate

Collegamenti esterni