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Nello Musumeci | |
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Ministro per la protezione civile e le politiche del mare | |
In carica | |
Inizio mandato | 10 novembre 2022 |
Capo del governo | Giorgia Meloni |
Predecessore | Sé stesso[1] Guido Bertolaso[2] |
Ministro per le politiche del mare e il Sud | |
Durata mandato | 22 ottobre 2022 – 10 novembre 2022 |
Capo del governo | Giorgia Meloni |
Predecessore | Mara Carfagna |
Successore | Sé stesso[3] Raffaele Fitto[4] |
Presidente di #DiventeràBellissima | |
In carica | |
Inizio mandato | 17 dicembre 2017 |
Predecessore | Alessandro Aricò Giusy Savarino Ruggero Razza[5] |
Presidente della Regione Siciliana | |
Durata mandato | 18 novembre 2017 – 13 ottobre 2022 |
Predecessore | Rosario Crocetta |
Successore | Renato Schifani |
Sottosegretario di Stato del Ministero del lavoro e delle politiche sociali | |
Durata mandato | 15 aprile 2011 – 16 novembre 2011 |
Contitolare | Luca Bellotti |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Pasquale Viespoli |
Successore | Maria Cecilia Guerra |
Vicesindaco di Catania | |
Durata mandato | 4 giugno 2005 – 23 luglio 2007 |
Vice di | Umberto Scapagnini |
Predecessore | Domenico Sudano |
Successore | Giuseppe Arena |
Presidente della Provincia di Catania | |
Durata mandato | 19 febbraio 1994 – 25 maggio 2003 |
Predecessore | Antonio Pennisi |
Successore | Raffaele Lombardo |
Senatore della Repubblica Italiana | |
In carica | |
Inizio mandato | 13 ottobre 2022 |
Legislatura | XIX |
Gruppo parlamentare | Fratelli d'Italia |
Circoscrizione | Sicilia |
Collegio | 4 (Catania) |
Sito istituzionale | |
Europarlamentare | |
Durata mandato | 19 luglio 1994 – 13 luglio 2009 |
Legislatura | IV, V, VI |
Gruppo parlamentare | IV: Non iscritti V-VI: UEN |
Circoscrizione | Italia insulare |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | #DiventeràBellissima (dal 2014) Fratelli d'Italia (dal 2022) In precedenza: MSI (1970-1995) AN (1995-2005) AS (2005-2008) LD (2008-2012) Lista Musumeci (2012-2014) |
Titolo di studio | Laurea in scienze della comunicazione |
Università | Università Kore di Enna |
Professione | Bancario, giornalista |
Sebastiano Musumeci, detto Nello (Militello in Val di Catania, 21 gennaio 1955), è un politico italiano, dal 22 ottobre 2022 ministro per la protezione civile e per le politiche del mare nel governo Meloni.
Già presidente della Provincia di Catania dal 1994 al 2003, nonché europarlamentare fino al 2009, dal 15 aprile al 16 novembre 2011 è stato sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel governo Berlusconi IV. Dal 18 novembre 2017 al 13 ottobre 2022 ha ricoperto la carica di Presidente della Regione Siciliana.
Non ricandidato alla presidenza della Regione, alle elezioni politiche del settembre 2022 è eletto senatore tra le file di Fratelli d'Italia nel collegio uninominale di Catania.
Ha lavorato come bancario nel Gruppo Unicredit ed è giornalista pubblicista dal 1977. Ha svolto studi universitari in scienze della comunicazione, laureandosi nel 2016 in Multimedialità della comunicazione all'Università Kore di Enna[6].
Ha insegnato all'Istituto superiore di giornalismo di Acireale ed è tra i fondatori dell'ISSPE (Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici) di Palermo. È autore di alcuni saggi storici sulla Sicilia del Novecento.
È uno dei fondatori della Fondazione "Cardinale Dusmet" per sostenere le famiglie vittime degli usurai.[7]
Entra in politica a 15 anni nelle file della Giovane Italia, l'organizzazione giovanile del partito neofascista e postfascista "Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale" (MSI). A vent'anni, viene eletto consigliere comunale nella sua città di origine, Militello in Val di Catania; successivamente mantiene lo stesso incarico nei Comuni di Gravina di Catania (1980) e Castel di Iudica (dal 1983 al 1991), dove ricopre anche la carica di vicesindaco in una coalizione di centro-destra.
Nel 1987 (a trentadue anni) è stato eletto segretario provinciale del MSI di Catania. Ha poi rivestito il ruolo di Consigliere provinciale di Catania dal 1990 fino al 1993, sempre nelle liste del MSI.
Alle elezioni amministrative del 1994 si candida alla presidenza della Provincia di Catania con la sola lista del Movimento Sociale Italiano: al primo turno raccoglie il 32,6% dei voti[8] e, dopo una campagna elettorale conclusa in «un indecoroso scambio di insulti e accuse sfociato in querele e sfide plateali»[8], al ballottaggio del 13 febbraio supera nettamente con il 66,35% dei voti Stelio Mangiameli (33,65%), candidato di Cattolici Popolari e Patto per la Riforma, in un turno elettorale contraddistinto da una scarsissima affluenza (appena 39%) e oltre il 16% di schede nulle o bianche.[9]
Musumeci amministrerà la provincia in quella consiliatura con una maggioranza consiliare di centrosinistra[8].
Alle elezioni amministrative del 1998 verrà poi riconfermato presidente al primo turno (60,16%, contro il 38,01% del candidato di centrosinistra Rosario Pettinato) con più di 310.000 voti, sostenuto da una coalizione di centrodestra, che ottiene la maggioranza in consiglio. In qualità di presidente dell'ente provinciale, completa la restaurazione ed apre al pubblico le Ciminiere, luogo simbolo della città, crea il Museo Storico dello Sbarco in Sicilia e il Museo del Cinema.[7] Resta in carica fino al 2002.
A gennaio 1995 confluisce in Alleanza Nazionale al congresso di Fiuggi, dove faceva parte della direzione nazionale. In seguito a reiterate minacce mafiose, ha vissuto sotto scorta della polizia per diversi anni[10]. Rimane presidente della Provincia fino alla scadenza del secondo mandato, nel maggio 2003.
Alle elezioni europee del 1994 viene anche eletto europarlamentare nella circoscrizione Italia insulare nelle liste di Alleanza Nazionale con 43.540 preferenze.[11]
Viene rieletto poi alle successive elezioni del 1999 (con 78.830 preferenze)[12] e del 2004 (con 116.732 preferenze),[13] in quest'ultima tornata risulta peraltro l'eurodeputato di AN più votato dopo Fini, Alemanno e Gasparri, nonché il primo in Sicilia.
Al Parlamento europeo ha fatto parte delle commissioni Pesca e Agricoltura e della Commissione per l'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
In contemporanea a questi incarichi, durante e dopo la preoccupante eruzione dell'Etna del 2001 è nominato commissario straordinario del governo per l'emergenza e la ricostruzione sul vulcano.
Dal 1999 fa parte del gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni".
Manterrà la carica di europarlamentare fino al 2009.
Nel 2002, dopo le dimissioni dall'incarico di Guido Lo Porto, eletto l'anno prima presidente dell'ARS, è nominato da Fini coordinatore regionale di Alleanza Nazionale. Lo resta fino al 2004.
Dal 2005 al 2007 è vicesindaco e assessore di Catania nella giunta presieduta da Umberto Scapagnini.
Nel settembre 2005 - in polemica con Gianfranco Fini - abbandona Alleanza Nazionale e fonda "Alleanza Siciliana", un movimento autonomista di destra a carattere regionale[14].
Alle elezioni regionali del 2006, Musumeci rifiuta di entrare in coalizione a sostegno del presidente uscente Totò Cuffaro (in quel momento rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato alla mafia) e si candida a presidente della Regione Siciliana, a capo del movimento "Alleanza Siciliana". Ottiene il 5,3%, contro il 53,1% dell'esponente del centro-destra Cuffaro e il 41,6% della candidata per il centro-sinistra Rita Borsellino.
Il movimento Alleanza Siciliana nel 2008 confluisce in La Destra e il 6 dicembre Musumeci viene eletto vicesegretario nazionale dal Comitato centrale del partito, carica alla quale rinuncia l'anno successivo.
Alle elezioni politiche del 2008 si candida alla Camera nella circoscrizione Sicilia 1 e nella circoscrizione Sardegna per la lista La Destra-Fiamma Tricolore, ma non è stato eletto, in quanto il 2,43% ottenuto dalla lista a livello nazionale non è stato sufficiente a ottenere seggi.
Alle elezioni amministrative del 2008 a Catania, Musumeci si candida a sindaco, sostenuto dalla lista civica che porta il suo stesso nome.[15] Ottiene oltre il 25% dei voti, superando in preferenze il candidato del centro-sinistra Giovanni Burtone e arrivando a sfiorare il ballottaggio col candidato sindaco sostenuto dal centro-destra Raffaele Stancanelli, che viene però eletto al primo turno. Musumeci risulta essere comunque il consigliere comunale più votato della città, con oltre 4.000 preferenze, seguito dal senatore Enzo Bianco dello schieramento di centro-sinistra.
Termina il suo mandato di europarlamentare nel luglio 2009, dopo aver mancato la rielezione alle elezioni europee del 2009 nella lista La Destra-Movimento per le Autonomie-Pensionati-Alleanza di Centro, nonostante le 59.774 preferenze nella circoscrizione Italia insulare.
Il 15 aprile 2011 il Consiglio dei ministri nomina Musumeci nuovo sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in rappresentanza de La Destra. La cerimonia di giuramento si svolge il 19 aprile a Palazzo Chigi.[16] Resta sottosegretario fino alle dimissioni del governo Berlusconi IV, avvenute nel novembre successivo.
Il 22 agosto 2012 Musumeci annuncia, su proposta del leader di Grande Sud Gianfranco Miccichè, la sua candidatura a Presidente della Regione Siciliana sostenuto anche dalla Lista Musumeci, I Popolari di Italia Domani, Fareitalia e Alleanza di Centro. Due giorni dopo riceverà anche il supporto de Il Popolo della Libertà, diventando il candidato ufficiale del centro-destra, quando il 30 agosto anche Miccichè, uscito dalla coalizione, si candida a Presidente della Regione Siciliana sostenuto dall'uscente Raffaele Lombardo.
Il 29 ottobre 2012, ottenendo il 25,7% dei consensi, Musumeci viene sconfitto dal candidato del centro-sinistra Rosario Crocetta, che prende il 30,5%; Miccichè arriva invece quarto[17]. Risulta comunque eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana in quanto candidato presidente non eletto che ha ottenuto più voti.
Aderisce al gruppo parlamentare Lista Musumeci e il 23 maggio 2013 viene eletto all'unanimità presidente della Commissione regionale antimafia dell'Assemblea Regionale Siciliana. In questa veste propone la creazione di un osservatorio europeo sul fenomeno delle mafie e chiede l’istituzione dell’ora della legalità per educare all'onestà i giovanissimi facendo cultura della legalità nelle scuole.
In concomitanza con la sua candidatura alle regionali del 2017 si dimette dalla presidenza della commissione antimafia per non cumulare i due ruoli.[7]
Lasciato il movimento di Storace, nel settembre 2014 Musumeci è tra i fondatori del movimento civico siciliano "#DiventeràBellissima", così denominato per richiamare una frase di Paolo Borsellino rivolta alla Sicilia[18] e di cui è il leader. Nel febbraio 2017 il suo movimento lo propone alle primarie del centro-destra per la presidenza della Regione Siciliana, decise da tutte le forze politiche dello schieramento, poi annullate.
Dopo che Forza Italia, per via del coordinatore regionale nell'isola Gianfranco Micciché, rinuncia alle primarie della coalizione di centro-destra,[19][20] si dimette nell'aprile 2017 da presidente dell'Antimafia regionale[21] e ufficializza di aver deciso di candidarsi per la seconda volta alla presidenza della Regione Siciliana per le regionali del 5 novembre 2017,[22] per il suo movimento #DiventeràBellissima.
Musumeci ottiene in luglio l'appoggio di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale[23] e Noi con Salvini[24] (che si presentano in un'unica lista comune);[25] in seguito anche di Energie per l'Italia,[26] Nuovo CDU[27] e Movimento Nazionale per la Sovranità[28] (che inseriscono propri candidati nella lista #DiventeràBellissima),[29] ad agosto di Unione di Centro,[30] Forza Italia.[31] Infine a settembre di Cantiere Popolare,[32] MpA[33] e Idea Sicilia[34] (che si federano nella lista unica Popolari e Autonomisti),[35] Partito Liberale Italiano[36] e Scelta Civica[37] (anche questi ultimi due non presentano proprie liste, ma ottengono l'inserimento di propri candidati nelle liste di Forza Italia).[38] Ottiene inoltre l'appoggio di Vittorio Sgarbi che, candidatosi in precedenza a Presidente della regione siciliana, rinuncia alla competizione, schierandosi a sostegno di Musumeci.[39][40]
Il 5 ottobre presenta ufficialmente la sua candidatura e il listino del presidente;[41] viene complessivamente sostenuto da 5 liste: Forza Italia, #DiventeràBellissima, Unione di Centro, Popolari e Autonomisti e Fratelli d'Italia-Noi con Salvini.[42][43]
Il 5 novembre Musumeci vince le elezioni con il 39,85% dei voti (mentre le liste regionali ottengono il 42,04%), superando Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 Stelle (34,65%) e Fabrizio Micari del centrosinistra (18,65%), e diventa quindi Presidente della Regione Siciliana[44], insediandosi sabato 18 novembre.[45] Ottiene inoltre le maggioranza all'ARS grazie ai 36 deputati (su 70) eletti dalla sua coalizione.
L'articolo 9 dello Statuto speciale siciliano dal 2001 dà al presidente della Regione Siciliana il potere di nominare e revocare gli assessori da preporre ai singoli rami dell'Amministrazione regionale. Quello di Musumeci è il 59º Governo della Regione siciliana, nominato il 29 novembre 2017.[46]
La giunta di Musumeci, formata da dieci uomini e due donne, si insedia l'indomani e il primo atto è il ricorso alla Corte Costituzionale contro l'impugnativa del Governo per l'elezione diretta dei presidenti delle province siciliane[47]. Alcune sue ordinanze regionali sono state bocciate dal TAR perché violavano la Costituzione italiana[senza fonte]
La giunta ha due nuovi assessori dopo le dimissioni di Figuccia (nel dicembre 2017, con interim dello stesso Musumeci) e di Sgarbi (nell'aprile 2018): Alberto Pierobon ai Rifiuti (dal 7 marzo 2018) e Sebastiano Tusa ai Beni Culturali, nel 2019 deceduto in un incidente aereo in Etiopia, e di cui Musumeci tiene l'interim fino al maggio 2020, fino alla nomina del leghista Alberto Samonà.[48]
Nell'ottobre 2020 il presidente della Regione è nominato dalla presidenza del Consiglio dei ministri Commissario per l'emergenza sanitaria in Sicilia.[49]
Nel marzo 2021 prende l'interim della Salute, dopo le dimissioni di Ruggero Razza, indagato, che riprende il ruolo nel giugno dello stesso anno. Nel marzo 2022 prende l'interim dell'Istruzione dopo le dimissioni di Roberto Lagalla, candidatosi a sindaco di Palermo.[50] Successivamente abbandona l'interim dell'Istruzione conferendo l'incarico al membro del suo partito Alessandro Aricò.[51]
Nel giugno 2022 annuncia il suo ingresso in Fratelli d'Italia.[52]
Il 4 agosto 2022 presenta le dimissioni, in modo tale da far convergere nello stesso giorno, il 25 settembre, le elezioni politiche e le elezioni regionali siciliane, che sarebbero altrimenti state convocate circa 40 giorni dopo per la naturale scadenza del mandato di Musumeci[53], il quale resta in carica per gli affari correnti.
Il 10 agosto rende ufficiale che non si ricandiderà alla presidenza della regione, a causa di scontri interni alla coalizione di centrodestra (la quale lo sostituirà con l'ex presidente del Senato Renato Schifani, che vincerà le elezioni regionali), in quanto la sua ricandidatura sarebbe stata promossa da Fratelli d'Italia ma non dal resto dei partiti.[54][55]
Alle elezioni politiche anticipate del 25 settembre 2022 è candidato al Senato nel collegio uninominale Sicilia - 04 (Catania) per la coalizione di centrodestra e come capolista nel collegio plurinominale Sicilia - 02 per Fratelli d'Italia.[56][57] Musumeci viene eletto all'uninominale con il 36,4% staccando di dieci punti l'avversaria dei 5 Stelle e di oltre venti il civico Cateno De Luca.[58] Resta presidente della Regione fino all'insediamento di Renato Schifani il 13 ottobre 2022.
Il 21 ottobre viene indicato dal Presidente del Consiglio incaricato Giorgia Meloni quale ministro per le politiche del mare e per il Sud, prestando giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il giorno successivo.
Il 10 novembre successivo, il Consiglio dei ministri riordina le sue competenze: Musumeci perde la delega al Sud, trasferita al ministro per gli affari europei Fitto e acquista la delega alla protezione civile. Mantiene invece le competenze in materia di politiche del mare.
Ha avuto tre figli: Salvatore, Giuseppe (deceduto a 30 anni nel maggio 2013)[59] e Giorgio.
Nel marzo 2017, assieme ai deputati Nino D'Asero (NCD) e Raffaele Nicotra (PD), Nello Musumeci è stato coinvolto in una inchiesta su nove dipendenti di Riscossione Sicilia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania, con l'ipotesi di essere stato favorito in alcune procedure esecutive di pignoramento, provocando un danno erariale stimato in 390 000 euro. I due comunque non erano indagati.[60] A settembre la posizione dei due deputati regionali è stata archiviata, perché secondo il Gip, "non vi è stato alcun trattamento di favore"[61].
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