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Finlandese, Finnico Suomi | |
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Parlato in | Finlandia Estonia Svezia Russia Norvegia |
Regioni | Nord Europa |
Locutori | |
Totale | 5,7 milioni (Ethnologue, 2022) |
Classifica | 101 |
Altre informazioni | |
Tipo | SVO (ordine libero) agglutinante |
Tassonomia | |
Filogenesi | Uraliche Ugrofinniche Finnopermiche Finnovolgaiche Finnosami Baltofinniche Finnico |
Statuto ufficiale | |
Ufficiale in | Unione europea Finlandia |
Minoritaria riconosciuta in | Svezia[1] Repubblica di Carelia (Russia)[2] |
Regolato da | Kotimaisten kielten tutkimuskeskus |
Codici di classificazione | |
ISO 639-1 | fi
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ISO 639-2 | fin
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ISO 639-3 | fin (EN)
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Glottolog | finn1318 (EN)
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Linguasphere | 41-AAA-a
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Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Kaikki ihmiset syntyvät vapaina ja tasavertaisina arvoltaan ja oikeuksiltaan. Heille on annettu järki ja omatunto, ja heidän on toimittava toisiaan kohtaan veljeyden hengessä. | |
La lingua finlandese, o finnica (nome nativo suomen kieli), è una lingua uralica (alla quale appartengono, tra gli altri, l'ungherese, l'estone e le lingue sami) del ramo baltofinnico, parlata dalla maggioranza della popolazione in Finlandia e dall'etnia finlandese al di fuori della Finlandia e, perciò, è una delle due lingue ufficiali della Finlandia (l'altra è lo svedese). Inoltre, in Svezia, il finlandese, come anche il meänkieli è lingua ufficiale minoritaria.
Al 2022, è parlata da 5,7 milioni di parlanti[3], in gran parte madrelingua.
Le peculiarità del finnico possono essere sintetizzate come segue: la grammatica è basata sulla declinazione delle singole parole; la posizione delle parole nella frase è generalmente basata sull'importanza del messaggio informativo di ogni termine; la forma base di costruzione della frase è comunque SVO (soggetto-verbo-oggetto). L'ortografia si basa sull'alfabeto latino derivato da quello svedese e per la maggior parte ogni grafema corrisponde ad un fonema e viceversa. La lunghezza delle vocali e quella delle consonanti sono distinte ed esistono vari dittonghi, sebbene l'armonia vocalica limiti questi.
Il finlandese è una lingua agglutinante, ossia una lingua che ricorre spesso a suffissi e declinazioni, anziché a preposizioni o posposizioni distinte dal vocabolo base. Ad esempio:
Il finnico è parlato da circa 6 milioni di persone. La maggior parte di esse vive in Finlandia (dove il finnico è parlato da circa il 93% della popolazione), ma antiche minoranze di locutori si trovano anche nella Svezia settentrionale (il dialetto finnico parlato in tale zona è chiamato meänkieli, ovvero "la nostra lingua"), in Norvegia (è la lingua del popolo Kven) e in Ingria. Di tale regione fa parte l'attuale Carelia, in cui circa 70.000 persone parlano il dialetto finnico del careliano, e che ha status di lingua ufficiale nella Repubblica russa della Carelia. Gruppi di recente formazione di locutori finnici si trovano in America settentrionale (emigrazione durante il XIX secolo) e in Europa. Il più grande gruppo di locutori finnici al di fuori della Finlandia si trova comunque in Svezia, dal momento che, oltre alla minoranza linguistica del meänkieli, numerosa è la presenza di finlandesi nel sud della Svezia (soprattutto a Göteborg) a causa dell'emigrazione avvenuta durante gli anni sessanta e settanta dello scorso secolo.
Il protofinnico, ovvero la forma originaria del finnico, appartenente al gruppo di lingue baltofinniche, era parlato su entrambe le rive del Golfo di Finlandia (ovvero nell'attuale Finlandia meridionale e in Estonia) già nel periodo avanti Cristo. Il protofinnico e le lingue sami possono essere a loro volta riunite in un'unica forma originaria, chiamata finnico primitivo oppure lingua finnosami originaria. Le lingue baltofinniche e le lingue sami hanno incominciato a differenziarsi intorno al 1500-1000 a.C. Tale differenziazione è avvenuta lentamente, poiché i sami residenti nel sud della Finlandia erano assimilati agli antenati finlandesi.
I dialetti baltofinnici della parte settentrionale del Golfo di Finlandia hanno incominciato a dare origine alla lingua finnica solo intorno al 1200, quando il nuovo confine di Novgorod tra Svezia e Russia separò i protolocutori del careliano dai protolocutori dei dialetti finnici orientali. Il finnico scritto si è formato, durante un periodo che va dal XVI al XIX secolo, sulla base del dialetto sudoccidentale della regione dell'attuale Turku, mentre il popolo continuava a parlare i propri dialetti. Anche oggigiorno sono abbastanza marcate le differenze dialettali, sebbene molto lontane dalla differenziazione linguistica presente in Italia.
Prima del 1500, nel periodo del protofinnico, la lingua non era praticamente usata in forma scritta; si sono infatti conservati solo alcuni nomi, parole e frammenti di frase. La nascita ufficiale del finnico avviene infatti con la riforma religiosa del XVI secolo. Grazie al vescovo Mikael Agricola vedono la luce i primi libri stampati in finnico (l'Abckiria, ovvero il "libro dell'Abc" nel 1543, e Se Wsi Testamenti, ovvero "Il nuovo testamento", nel 1548). L'ortografia di Agricola era basata sul modello della lingua latina, tedesca e svedese, per cui, ad esempio, la scrittura delle vocali lunghe e la distinzione tra la ä e la e erano contraddittorie. A partire da questi libri, e per i successivi tre secoli, la lingua finnica scritta si è sviluppata e logicizzata, sebbene il suo utilizzo fosse circoscritto, per lo meno fino all'Ottocento, alla cerchia ecclesiastica e dell'insegnamento elementare. In finnico vennero scritti principalmente libri religiosi e importanti testi amministrativi (ad esempio, le ordinanze statali alla popolazione), e la popolazione stessa sapeva generalmente leggere, ma raramente scrivere.
I cambiamenti politici del XIX secolo (il cosiddetto "periodo dell'autonomia", coincidente con il periodo della dominazione russa), e le idee del romanticismo nazionalista portarono a un forte e veloce sviluppo del finnico scritto. Nacque anche un conflitto letterario a causa dell'uso scritto preponderante dei dialetti finnici sudoccidentali a scapito di quelli orientali, che si concluse con un compromesso tale per cui la lingua scritta non doveva rappresentare nessun dialetto in particolare. La terminologia venne rapidamente sviluppata costruendo numerosi neologismi, oppure modificando termini dialettali per altri usi; ad esempio juna (treno) deriva originariamente da jono (fila). Finalmente nel 1863 vide luce il primo decreto sulla lingua, in cui si specificava che la lingua finnica avrebbe assunto ruolo di lingua ufficiale, affiancandosi allo svedese, nel giro dei successivi venti anni. Ciò costrinse anche a incrementare l'istruzione della popolazione; non a caso proprio in quel periodo venne incominciata la pubblicazione regolare di riviste di letteratura non religiosa in finnico.
Il periodo del finnico contemporaneo viene fatto incominciare intorno al 1870, contemporaneamente alla pubblicazione del primo romanzo in lingua, Sette fratelli (Seitsemän veljestä) del maggiore scrittore finlandese Aleksis Kivi. Da allora fino ai giorni nostri la lingua finnica comune non ha più subito repentini cambiamenti, se si eccettua l'introduzione di neologismi. I cambiamenti più evidenti di questi ultimi decenni non sono legati alla lingua comune, bensì al suo uso: oggigiorno infatti è accettato l'uso del finnico parlato anche in contesti ufficiali. Le differenze tra la lingua parlata e quella scritta sono legate principalmente all'uso di termini dialettali; per esempio i pronomi personali "io" e "tu" sono usati nella forma parlata mä e sä anziché in quella scritta minä e sinä, oppure l'uso delle forme passive dei verbi viene preferito all'uso della prima persona plurale dell'indicativo (me mennään, cioè "noi si va" in luogo di me menemme, "noi andiamo").
Dopo il periodo del protofinnico, periodo distinto nell'evoluzione della lingua finnica, il lessico si è rinnovato in parte autonomamente — formazione di derivati e agglutinazione di più termini in parole composte — e in parte in forma di prestiti linguistici.
I prestiti più antichi derivano dalle lingue germaniche parlate in Sassonia (non a caso la Germania è chiamata Saksa in finlandese)[senza fonte], mentre i prestiti più comuni vengono, per motivi storici, dallo svedese. Anche termini paneuropei quali aasi (asino), öylätti (ostia), sono giunti in Finlandia con il tramite della lingua svedese.
Influenze della lingua russa sono presenti nei dialetti più orientali, e sono passati nel XIX secolo a uso scritto, parte a causa della loro presenza nel poema epico finnico Kalevala e parte a causa del fatto che la maggior parte dei finlandesi ignorava la loro origine straniera. Alcuni esempi di prestiti dal russo sono leima (timbro), rotu (razza), viesti (messaggio).
Durante la strutturazione della lingua finnica scritta sono stati eliminati neologismi nati in forma orale da prestiti linguistici, e sostituiti con parole derivate da termini finnici. Così da kirja (libro) si è costruito kirjasto (biblioteca) al posto del prestito svedese biblioteekki, puhe (parola, il parlare) → puhelin (telefono) al posto di telefooni, oppi (sapere, conoscenza) → yliopisto (università) al posto di universiteetti, muovata (foggiare, sagomare) → muovi (plastica) al posto di plastiikki.
Molti neologismi sono comunque andati persi, e sostituiti da prestiti stranieri: sätiö → radio, kärkky → bakteeri (batterio), äänikkö → magnetofoni (magnetofono), jalopeura → leijona (leone), paukkumaissi → popcorn, joukkoistuin → sohva (divano).
Oggigiorno i prestiti sono abbastanza evidenti, anche a causa dell'internazionalizzazione di molti termini tecnici e dall'influenza sempre più marcata della lingua inglese. Generalmente i prestiti stranieri nella lingua finnica sono modificati in modo da poter accordarsi con le regole grammaticali (tape → teippi, scotch), oppure traducendoli alla lettera (scheda madre → emolevy).
La prima grammatica finnica, dal nome latino di Linguae Finnicae brevis institutio risale al 1649 a cura di Aeschillus Petraeus, mentre il primo dizionario, chiamato Suomalaisen Sana – Lugun Coetus, è del 1745 e a cura di Daniel Juslenius, contenente circa 16.000 parole, e anche provvisto di un piccolo elenco di termini svedesi.
I dizionari di finnico più usati oggigiorno sono il Nykysuomen sanakirja (dizionario di finnico corrente) stampato dalla WSOY e giunto nel 2002 alla sua quindicesima edizione (la prima risale alla fine degli anni venti) e il Suomen kielen perussanakirja (dizionario base della lingua finnica), pubblicato dal Kotimaisten kielten tutkimuskeskus (centro di ricerca delle lingue nazionali), sia in formato cartaceo sia elettronico.
La lingua finnica è scritta con l'alfabeto finlandese, ossia con l'alfabeto latino nella sua forma usata anche in Svezia, ovvero comprendente le lettere speciali ä, ö e å, oltre alle consonanti š e ž.
I termini della lingua finnica sono divisi nelle seguenti categorie: sostantivi (substantiivit), aggettivi (adjektiivit), pronomi (pronominit), numerali (numeraalit), verbi (verbit) e particelle (partikkelit). Sostantivi e aggettivi non si flettono in base ai generi grammaticali, che in finnico sono inesistenti[4]. Questa lingua non possiede alcun tipo di articolo[5]
In finnico i sostantivi, gli aggettivi, i pronomi, i numerali e le parti nominali dei verbi vengono declinate, oltre che in base al numero (singolare o plurale), anche in base a 15 casi:
Con la sola eccezione del nominativo plurale, che ha una propria desinenza (-t), per il plurale degli altri casi le desinenze indicate sono sempre precedute dalla vocale -i, che muta in -j quando sia l'ultima lettera della radice del nome che la prima lettera della desinenza di caso sono vocali. Tale modificazione occorre solo per i nomi che terminano in vocale che al plurale non cade e per casi i cui suffissi constano di una vocale o iniziano con una vocale. Quindi il partitivo plurale e il genitivo plurale di kirjasto (libreria) sono rispettivamente kirjastoja e kirjastojen.
L'abessivo, l'instruttivo e il comitativo sono rari e solitamente appaiono in espressioni avverbiali (paljain jaloin, a piedi nudi). Più raro ancora è il prolativo, che si forma con l'aggiunta della desinenza -tse (maitse, meritse, sähköpostitse, rispettivamente "via terra", "via mare", "via posta elettronica"). ll caso particolare della desinenza -t dei pronomi personali del caso accusativo è usata in alcuni dialetti anche per i nomi propri di persona (otetaan Matit ja Maijat mukaan ja lähetään kylälle, passiamo a prendere Matti e Maija e andiamo in paese).
I sostantivi si declinano anche in funzione della persona, a essi cioè può essere legato anche un suffisso possessivo. Tali suffissi vengono inseriti dopo la desinenza del caso utilizzato.
Per i casi nominativo, genitivo e illativo, singolare e plurale, si impiega sempre -nsa, -nsä. Per gli altri casi si impiega -Vn: ma per il partitivo singolare si impiega -nsa, -nsä quando la radice della parola termina con vocale breve -a,-ä.
L'uso del suffisso possessivo è obbligatorio nella lingua finnica scritta, in aggiunta può essere utilizzato, come attributo del sostantivo, anche il pronome di persona al genitivo (minun autoni oppure autoni, "la mia auto"). Nella terza persona, l'usare o meno il pronome di persona indica, rispettivamente, la forma non riflessiva o riflessiva della frase:
Nella lingua parlata i suffissi possessivi vengono usati raramente. Generalmente il loro utilizzo si limita alle forme di possesso riflessivo (mä löysin kirjani, "trovai il mio libro"), oppure in senso rafforzativo o in linguaggio volutamente forbito. A prescindere dal loro uso o meno, essi sono completamente comprensibili anche nella forma parlata.
I suffissi possessivi sono utilizzati anche abbinati ai pronomi riflessivi (itselleni, "a me stesso", toisilleen "a un altro"), e anche con le forme infinite dei verbi (kerroin tulevani huomenna, "dissi che sarei arrivato domani").
Lo sviluppo della lingua finnica suggerisce una diminuzione progressiva dell'uso suffissi possessivi, che sono sostituiti semplicemente dall'attributo al genitivo, così come accaduto nella lingua estone, che ha perso completamente tali suffissi.
Le forme dei verbi vengono divise in due categorie:
I modi dei verbi in forma finita sono sei: indicativo, imperativo, condizionale e potenziale. Raramente sono utilizzati i vecchi modi eventivo e ottativo.
I tempi sono anch'essi quattro: presente, imperfetto, perfetto e piuccheperfetto. Altri tempi usati nel passato sono caduti in disuso. Interessante notare come nella lingua finnica non esista un tempo futuro.
I verbi in forma nominale si dividono in infinitivi e participi. La forma infinitiva è usata all'interno della frase allo stesso modo dei sostantivi, e può presentarsi in alcune forme declinate. Ad esempio il verbo syödä (mangiare) diventa syömässä ("a mangiare", "mangiando", stato in luogo), syömästä ("dal mangiare", moto da luogo), syömään ("a mangiare", moto a luogo), syömättä ("senza mangiare", "senza aver mangiato", abessivo). In forma infinitiva i verbi possono anche avere il suffisso possessivo (mennessämme, "nel nostro andare", "mentre stiamo/stavamo andando", nähdäkseni, "per vedermi"). I participi, nel loro declinarsi e nella loro sintassi, si comportano come aggettivi, ovvero possono declinarsi in tutti i casi, e in tutti i modi comparativi. Ad esempio il primo participio (participio presente) del verbo tehdä (fare) è tekevä (facente, colui che fa), e può assumere la forma comparativa relativa tekevämpi e comparativa assoluta tekevin, difficilmente traducibili direttamente in italiano senza l'uso di circonlocuzioni. Così come nel modo infinitivo, anche i participi hanno forme attive e passive. Il citato verbo syödä ha come participio presente syövä (mangiante) nella forma attiva e syötävä (mangiabile) nella forma passiva, mentre il participio passato è syönyt (mangiato) nella forma attiva e syöty (stato mangiato) in quella passiva.
Un'altra peculiarità del finnico, presente anche in altre lingue uraliche, è il verbo di negazione, che si coniuga in funzione della persona. All'indicativo le sei forme personali sono en, et, ei, emme, ette, eivät, all'imperativo è presente nella seconda e terza persona singolare (älä e älköön) e in tutte e tre le forme plurali (älkäämme, älkää, älkööt). Dei modi nominali del verbo di negazione è rimasto, nel finnico corrente, solo la forma del participio presente (primo participio) che è epä ed è spesso utilizzato come prefisso di negazione in molti aggettivi (es. epävirallinen, non ufficiale, ufficioso).
La negazione dei verbi si ottiene dunque inserendo il verbo di negazione tra il soggetto e il verbo, ovvero come un vero e proprio verbo ausiliare. Ad esempio, sinä olet lukenut (tu hai letto) diventa sinä et ole lukenut (tu non hai letto).
Nella forma interrogativa, è il verbo a spostarsi all'inizio della frase e ad assumere la particella interrogativa -ko o -kö: oletko lukenut (hai letto?), etkö sinä ole lukenut (non hai letto?).
A differenza delle lingue agglutinanti canoniche, nella lingua finnica la radice (il tema lessicale) e la desinenza dei termini possono avere numerose varianti. Questo comportamento è legato agli sviluppi fonetici della lingua risalenti alle lingue baltofinniche o ancora a tempi antecedenti. I cambiamenti nel tema lessicale sono causati dai seguenti fattori:
Esempi di tipi di temi lessicali:
Nel finnico il sistema vocalico è alquanto ampio. Esso è composto da:
Le vocali si presentano in forma lunga e breve (la forma lunga è rappresentata dalla stessa vocale scritta due volte). Inoltre esistono numerosi dittonghi o unioni di vocali (vocali consecutive pronunciate con una breve pausa tra di esse).
A un'ampia scelta di vocali corrisponde un limitato sistema consonantico. Esso è composto da:
In aggiunta a queste consonanti, sono presenti prestiti consonantici stranieri, quali b e d (in posizioni diverse dal caso sopra specificato), g, f, e š.
Le consonanti (eccetto la h) possono presentarsi in forma breve o lunga. La j è raddoppiata solo con aggiunta di una i, mentre la v solo dopo un dittongo terminante in u, ma non viene raddoppiata nella forma scritta. Le parole aventi occlusive nel tema lessicale sono caratterizzate dall'alternanza consonantica.
Come nel turco e nell'ungherese, nella lingua finnica (almeno per le parole originarie) esiste un'armonia vocalica: in una stessa parola possono coesistere solo le vocali anteriori y, ä, ö oppure le posteriori a, o, u; la e e la i sono considerate vocali neutre e sono presenti anche con vocali posteriori. Questo influisce anche sulle desinenze, che devono contenere vocali che mantengano l'armonia velare: kala-ssa, (nel pesce), kylä-ssä (nel paese), levo-ttom-uus (inquietudine), työ-ttöm-yys (disoccupazione). Se sono presenti solo vocali neutre queste valgono come vocali anteriori. (es. Helsingi-ssä-kö, "a Helsinki?")
L'armonia vocalica non è presente nelle parole composte dall'agglutinazione di due termini distinti (kesäloma, "vacanze estive", aamuyö, "le ore piccole"). Stesso discorso vale per parole aventi suffissi esterni (es. tällainen, "simile") e parole composte che abbiano un morfema identificativo del limite tra le due parole (laihan-länta).
Le parole finniche possono essere divise in sillabe, che possono incominciare con una vocale o al massimo con una consonante. Anche per questa ragione i termini originari finnici possono avere al massimo una consonante all'inizio, e nei vecchi prestiti stranieri il morfema iniziale è semplificato in base a questa regola (es. ranta, "spiaggia", dal germanico strand). I termini che incominciano per vocale (che può essere breve, lunga o un dittongo) sono seguiti da 0-2 consonanti; la sillaba più breve è pertanto costituita da una vocale breve (es. o-lo, "l'essere", "lo stare", i-sä, "padre").
I termini finnici di radice antica sono generalmente bisillabici e a tema lessicale con terminazione vocalica (kala, "pesce", muna, "uovo", mene-, tema del verbo mennä, "andare", otta-, tema del verbo ottaa, "prendere"), monosillabici sono solo il verbo di negazione (ei, e-), alcuni temi di pronomi (se, "esso", tuo, "quello", tä-, tema del pronome tämä, "questo", ku-, tema del pronome kuka, "chi") e un piccolo gruppo di parole bisillabiche che hanno perso una consonante interna (es. jää, ghiaccio, kuu, luna, pää, testa). Ovviamente in coda al tema possono essere aggiunte desinenze e suffissi, oltre alla possibilità di costruire parole composte, cosicché le parole finniche possono essere anche molto lunghe.
L'accento nelle parole finniche è, senza eccezioni, sulla prima sillaba. Questa è una tipica particolarità del finnico, tant'è che l'accento non è affetto né dalla durata della sillaba, né dal suono: suoni (vocali) lunghi e brevi possono presentarsi indifferentemente sulla sillaba accentata o su altre. Nella lingua parlata l'accento più marcato può essere spostato su altre sillabe (es. hetkiNEN, "un attimo!"), ma solo nei casi in cui la parola vuol essere enfatizzata. Nell'ambito della frase alcune parole brevi possono restare senza accento, come ad esempio le parole incomincianti per on-. Oltre all'accento principale, nelle parole composte da almeno quattro sillabe, è possibile avere un accento secondario. Emil Nestor Setälä, in un suo scritto del 1930 ha definito gli accenti secondari come segue:
«L'accento secondario si presenta, in aggiunta al principale in parole composte da più di tre sillabe, sulla terza o sulla quarta sillaba e, successivamente, ogni due sillabe (eccetto sull'ultima). L'accento sulla quarta sillaba (e quindi sulla sesta, ottava, e così via) cade generalmente solo su parole composte da cinque o più sillabe in cui la terza sillaba è breve.»
Nelle parole composte l'accento secondario è importante per distinguere le parole singole.
L'ortografia della lingua finnica è nella gran parte fonologica, ovvero a ogni suono corrisponde una lettera. Le eccezioni maggiori sono:
La geminazione di frontiera si presenta in quei termini che hanno perso una consonante finale (generalmente -k o -h); se a una parola di questo tipo segue un termine incominciante per consonante, questa consonante viene foneticamente raddoppiata. La geminazione di frontiera non viene generalmente scritta; nei trattati linguistici viene spesso contrassegnata dal simbolo x. Esempi della geminazione di frontiera sono i seguenti:
I problemi nella scrittura e nella pronuncia nascono spesso nel caso di prestiti linguistici. In alcuni casi, infatti, si è mantenuta la scrittura originaria, o comunque non modificata secondo le regole di pronuncia finnica. Ad esempio, il prestito latino invalidi (invalido), è scritto con una sola i, e così dovrebbe essere pronunciato dal momento che nella versione latina della parola tale i era breve; in realtà in pratica la pronuncia della i viene raddoppiata seguendo la regola linguistica di altre parole aventi la stessa sequenza di vocali e consonanti (es. invaliidi, Balttia).
La sibilante š presenta lo stesso tipo di indeterminazione di scrittura: per i prestiti che presentavano tale vocale viene talvolta consigliato l'uso di una normale s (sakaali, sciacallo, sampoo, sciampo, snautseri, schnauzer, sokki, shock, attasea, addetto, hasis, hashish, klisee, cliché, montaasi, montaggio, reportaasi, reportage, sabotaasi, sabotaggio, kollaasi, collage, saali, scialle, samppanja, champagne, sekki, ma anche šekki, scacchi, sifonki, chiffon, sortsit, ma anche šortsit e shortsit, calzoncini corti, brosyyri, brochure, ecc.), mentre l'uso della š viene consigliato nelle parole šaahi, scià, šamaani, sciamano šeikki, sceicco, šeriffi, sceriffo, šillinki, scellino, geiša, geisha, šakki, scacchi, tšekki, Cechia, Tšehov, Čechov, šovinismi, sciovinismo, bolševikki, bolscevico, kašmir, cachemire, pašša, pascià, e comunque nella traslitterazione dei nomi russi (es. Hovanštšina, Tšehov, Tšaikovski, Gorbatšov, Tšetšenia). La forma sh- viene usata raramente in prestiti inglesi (es. sherry, show), oppure nel caso in cui, per ragioni tecniche, non si possa usare la lettera š.
(si usa Joo nella lingua parlata)
(si usa anche Moi nella lingua parlata)
(si usano spesso anche "Hei hei!", "Heippa!")
Curiosità: in finlandese non esiste una vera e propria parola che possa significare "per favore". Per esprimere richieste in maniera cortese si coniuga il verbo il questione con quello che corrisponde al nostro condizionale in italiano. es: Voitko...?: Puoi...? - forma cortese: Voisitko...?: Potresti...:?
La lingua finnica non ha un vero e proprio verbo avere. Per questo motivo si usa un'espressione particolare formata dal verbo olla sempre al singolare e dal possessore al caso adessivo, che ha come desinenza -lla/-llä. La cosa posseduta va all'accusativo o al partitivo. Ecco un esempio:
Nonostante il basso numero di locutori del finnico (circa sei milioni), esistono numerose variazioni dialettali. Molti dialetti hanno radici antiche, praticamente più antiche della nascita della lingua finnica vera e propria. Prima del Medioevo non esisteva una definizione vera e propria, ma esisteva una distinzione tra dialetti etnici baltofinnici; da quelli rimasti all'interno dei confini della Svezia del tempo, quando si è iniziato a costruire la lingua finnica. La lingua finnica attuale non è figlia di un singolo dialetto, bensì frutto di compromesso di unificazione dei vari dialetti effettuato durante il XIX secolo.
I dialetti non vengono più parlati nelle loro forme originarie, e si può dire che stanno lentamente morendo. In alcune regioni, comunque, il dialetto si è mantenuto forte e conta numerosi locutori; si può in ogni caso affermare che i dialetti originari siano stati sostituiti dalla locale lingua parlata. Negli ultimi decenni è nato un nuovo interesse nei dialetti, per cui oggigiorno esiste una nutrita pubblicazione di libri scritti nei vari dialetti locali, arrivando addirittura a pubblicare fumetti (ad es. Paperino) nei vari slang.
I dialetti finnici sono tradizionalmente divisi in due gruppi: i dialetti occidentali e quelli orientali. Le differenze sostanziali sono le seguenti:
I dialetti occidentali vengono suddivisi tra i dialetti del sud-ovest, parlati nelle regioni del Varsinais-Suomi e della Satakunta, e il gruppo dei dialetti denominati hämäläismurteet, dai quali i dialetti contemporantei del sud-ovest hanno origine, e parlati principalmente della regione dell'Häme. I dialetti dell'Ostrobotnia meridionale sono parlati nelle regioni dell'Ostrobotnia meridionale, mentre i dialetti dell'Ostrobotnia centrale e settentrionale ovviamente delle regioni dell'Ostrobotnia centrale e settentrionale. I dialetti finnici parlati in Lapponia sono generalmente chiamati dialetti della Lapponia meridionale. Lo stesso meänkieli (lett. "la nostra lingua"), parlato nel Tornedalen può essere considerato un dialetto della Lapponia, sebbene si sia diviso dagli altri dopo il 1809, anno in cui la Finlandia è passata sotto la dominazione russa, mentre i locutori del meänkieli sono rimasti in Svezia. Stesso discorso vale per la lingua kven, parlata nel Finnmark norvegese.
I dialetti occidentali che hanno subito poche influenze nel corso dei secoli sono solo i dialetti del sud-ovest e quelli del gruppo degli hämäläismurteet. I vari dialetti dell'Ostrobotnia hanno subito influenze dai dialetti orientali, sempre più marcate più a nord ci spostiamo. Per questa ragione molti studiosi stanno pensando di riclassificare i dialetti in tre gruppi: occidentali, orientali e settentrionali.
I dialetti orientali sono principalmente divisi nei dialetti del Savo e nei dialetti del sud-est. Alcuni ricercatori sostengono che tali dialetti siano più vicini alla lingua careliana che ai dialetti occidentali.
La regione dei dialetti del Savo è geograficamente l'area dialettale finnica più vasta, poiché i contadini originari del Savo si sono trasferiti – durante il Medioevo e anche successivamente – in altre aree dialettali, ma difficilmente in centri già abitati, evitando così influssi da altri dialetti. I dialetti del Savo sono dunque anche parlati nella Carelia settentrionale, nella regione del Päijät-Häme a est del lago Päijänne, nella Finlandia centrale, nel Kainuu, nel Koillismaa e anche nell'Ostrobotnia, nelle enclavi linguistiche dei distretti di Keuruu ed Evijärvi. Inoltre il dialetto dei Finlandesi delle foreste, parlato nel Värmland svedese e nell'adiacente regione norvegese fino all'inizio del XX secolo, ha origine come dialetto del Savo.
I dialetti del sudest sono o sono stati parlati nella Carelia meridionale, nell'Istmo di Carelia e dal XVII secolo in Ingria (la regione in cui giace l'odierna San Pietroburgo). I dialetti parlati nelle regioni di confine della Carelia e nelle regioni a nord-est del Lago Ladoga non sono direttamente legati alla lingua finnica, bensì a quella della Carelia, sebbene nelle regioni di confine siano perfettamente comprensibili dai finlandesi.
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