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Giovanni Calendoli | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 23 marzo 1939 – 2 agosto 1943 |
Legislatura | XXX |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | PNF |
Giovanni Calendoli (Torino, 8 dicembre 1912 – Roma, 1995) è stato un critico teatrale, saggista e politico italiano.
Di origini siciliane, fu il primo docente universitario italiano di Storia del Teatro e dello Spettacolo, oltre che uno storico del cinema e della danza.[1]
La madre di Calendoli era francese e la famiglia passava diverso tempo in Francia. In gioventù, fu amico dello scrittore siracusano Elio Vittorini.[2]
Tra le due guerre, fu deputato e capo ufficio stampa del PNF e pubblicò suoi contributi su Dottrina fascista e Gerarchia[3]. Dopo il secondo conflitto mondiale, aderì al PCI.[4]
Nel dopoguerra si dedicò principalmente all'attività di critico cinematografico e teatrale, collaborando con vari periodici come La Repubblica d'Italia (1947-1949), La libertà d'Italia (1950-51), Il Momento (1952), Il Giornale della Sera (1953), Il lavoro illustrato (1950-1952). Dal 1952 fu corrispondente teatrale romano del Corriere Lombardo; critico drammatico di Teatro Scenario, dal 1948 de La Fiera Letteraria[5]; dal 1955 critico cinematografico de L'uomo e il libro.
Fu anche critico drammatico da Roma di Sipario (1948-49), capo redattore e direttore di Teatro Scenario (1949-1953)[6] e di Maschere: rassegna mensile di vita del teatro, edita dal Centro di Vita Italiano di Ernesto De Marzio e Nicola Francesco Cimmino[7]. Collaborò con Bianco e Nero, Epoca e La Notte.
Si occupò anche di Angelo Beolco, Gino Rocca, Filippo Tommaso Marinetti, curandone nel 1960 la raccolta delle opere di teatro, e di Robert Brasillach, del quale nel 1964 tradusse la tragedia in cinque atti Berenice, regina di Cesarea.
Curò l'edizione italiana delle sceneggiature di Luci della ribalta di Charlie Chaplin e Viva Zapata di John Steinbeck e Elia Kazan.
Nel 1953 diresse la compagnia del Teatro Italiano al teatro Pirandello di Roma.[6] Portò in scena opere di Verga, Pirandello, Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, Chiarelli e Giraud[6] e contribuì alla nascita dello "Schiofestival" a Schio[1]. Calendoli dopo la sua morte donò il suo grande patrimonio librario riguardante il cinema all'Università di Padova (sono però custodite e classificate presso la cineteca di Bologna), mentre quelle relative all'ambito artistico e teatrale alla biblioteca di Schio[1].
(elenco parziale)
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