Georges Brassens

Georges Brassens
NazionalitàBandiera della Francia Francia
GenereChanson
Folk
Cabaret
Periodo di attività musicale1947 – 1980
Album pubblicati14
Studio12
Live1 (Georges Brassens in Great Britain)
Raccolte1 (postuma, L'intégrale des albums originaux)

Georges Charles Brassens (Sète, 22 ottobre 1921Saint-Gély-du-Fesc, 29 ottobre 1981) è stato un cantautore, poeta e attore francese.

È considerato uno dei maggiori esponenti della canzone d'autore, ispiratore, insieme a Jacques Brel, della scuola genovese. Nell'arco della sua carriera oltre ai testi di propria produzione ha messo in musica poesie di François Villon, Paul Verlaine, Louis Aragon, Antoine Pol, Paul Fort, Victor Hugo, Jean Richepin, Francis Jammes.

Biografia

L'infanzia e la giovinezza

Brassens nacque a Sète (all'epoca nota con la grafia Cette), nel dipartimento di Hérault (nell'Occitania francese), il 22 ottobre del 1921, figlio di Jean-Louis Brassens, un muratore francese, ateo ed anti-clericale, e di Elvira Dagrosa, una casalinga italiana originaria di Marsico Nuovo (in provincia di Potenza), emigrata con la famiglia in Francia quand'era ancora bambina, cattolica praticante, vedova di guerra e già madre di una bambina, Simone Comte (nota poi, in età adulta, come Simone Cazzani, dal cognome del marito Yves Cazzani). Il giovane Georges crebbe in un ambiente familiare umile ma sereno. Seguendo l'ideale paterno, anche Brassens si dichiarerà non-credente, precisamente agnostico.

Brassens respirò musica sin dall'infanzia: la madre amava in ugual modo la musica lirica e la canzone popolare, soprattutto le melodie accompagnate con il mandolino. Fu proprio su questo strumento che il piccolo Georges apprese le basi che gli permisero, in seguito, l'apprendimento della chitarra; possedeva un buon orecchio musicale e si dimostrò sempre più interessato alla musica che alla scuola e agli studi; a quattordici anni cominciò a scrivere le sue prime canzoni.

Al liceo fece un incontro che si rivelò determinante per il suo avvenire: il suo professore di lettere, Alphonse Bonnafé, una personalità fortemente anticonformista, riuscì a catturare il suo interesse e, grazie a lui, il giovane Brassens conobbe la poesia francese; cominciò ad impegnarsi seriamente nella scrittura di poesie e testi di canzoni. In terza liceo, disgraziatamente, venne sospeso dalla scuola: in seguito ad alcuni piccoli furti compiuti dagli alunni della scuola nelle case degli allievi più benestanti, un compagno fece il suo nome (la canzone Les quatre bacheliers allude appunto a questo episodio); il padre lo prese allora a lavorare con sé, nell'impresa edile di famiglia. La passione per la musica, però, non si interruppe, al contrario; Georges si appassionò particolarmente ad un grande interprete del momento, Charles Trenet, del quale cercava di imitare lo stile.

L'arrivo nella capitale

Brassens nel 1964 Targa sulla casa dell'Impasse Florimont dove Brassens abitò dal 1944 al 1966, ospite dei coniugi Planche

Nel 1940, a diciott'anni, Brassens decise di stabilirsi a Parigi, presso una zia; nella capitale, oltre a lavorare come operaio alla Renault, cominciò a frequentare le biblioteche e a studiare i testi fondamentali della poesia francese, da Villon a Hugo, da Apollinaire a Verlaine. Con lo scoppio della guerra, la fabbrica di automobili presso cui Brassens lavorava venne bombardata, e i tedeschi entrarono a Parigi; fu allora costretto a rientrare a Sète, dalla sua famiglia.

Soltanto in seguito all'Armistizio, Brassens poté far ritorno a Parigi; questa volta, non provò nemmeno a cercare un lavoro: aveva deciso di consacrarsi interamente alla musica e alla poesia. Fu così che, nel 1942, pubblicò a proprie spese le sue prime raccolte poetiche À la venvole e De coups d'épée dans l'eau, che rivelavano già la sua vena satirica e anticonformista. Nel 1943, in seguito ad un decreto di lavoro obbligatorio (STO) imposto dai tedeschi al governo francese, Brassens si trovò costretto a lavorare presso la BMW, nel campo di lavoro di Basdorf, vicino a Berlino; fu qui che conobbe Pierre Onteniente (soprannominato da Brassens Gibraltar), prigioniero come lui, il quale diverrà uno dei suoi migliori amici e il suo uomo di fiducia.

In questo periodo, Brassens fu costretto ad interrompere i suoi studi, ma non smise di scrivere canzoni; a questo periodo risale, per esempio, il testo di Pauvre Martin. Nel 1944, approfittando di una licenza di quindici giorni, fece ritorno a Parigi, dove si nascose presso i coniugi Jeanne e Marcel Planche, figure fondamentali per la vita e l'opera del cantautore; fu a loro, la sua nuova famiglia, che Brassens dedicò canzoni quali Jeanne, La cane de Jeanne e Chanson pour l'Auvergnat.

Inizialmente, avrebbe dovuto restare a casa Planche finché la guerra non fosse finita e lui non fosse stato libero; in realtà, vi restò più di vent'anni, fino al 1966, conducendo un'esistenza serena, malgrado le ristrettezze. Fu proprio nella casa al numero 9 dell'Impasse Florimont (nel XIV arrondissement), tra gatti e animali di ogni specie, che Brassens compose la maggior parte delle sue canzoni. Componeva cominciando dalla scrittura dei testi (al contrario della maggioranza dei cantautori), adattando poi la melodia al pianoforte, senza avere nessuna conoscenza in materia di solfeggio e di armonia.

L'artista anarchico

A partire dal 1946 cominciò la sua collaborazione al Libertaire, rivista anarchica; simpatizzante di questi ideali, per tutta la vita Brassens esprimerà, con l'irriverenza delle sue canzoni, la sua volontà di lottare contro l'ipocrisia della società e le convenzioni sociali; nei suoi testi, prende posizione in favore degli emarginati, degli ultimi e contro ogni tipo d'autorità costituita. In particolare, lungo tutta la sua opera, ritroviamo una viva opposizione contro le figure del giudice e del poliziotto, coerentemente con le sue idee politiche: nel celebre brano Hécatombe, Brassens si immagina a tifare dalla sua finestra per le "massaie gendarmicide", che si stanno battendo al mercato contro degli agenti venuti a sedare una rissa:

(FR)

«Ces furies, à peine si j'ose / Le dire, tellement c'est bas,
Leur auraient même coupé les choses: / Par bonheur ils n'en avaient pas!»

(IT)

«Quelle furie, e ho appena il coraggio / di dirlo, talmente è volgare ,
gli avrebbero anche tagliato i coglioni, / menomale che non ce li avevano!»

Nel 1947 pubblicò il suo primo romanzo, La lune écoute aux portes; nello stesso anno, scrisse alcune tra le sue più grandi canzoni, come Brave Margot, La mauvaise réputation e Le gorille; quest'ultimo brano, nel quale Brassens si oppone con forza alla pena di morte, sbeffeggiando pesantemente un magistrato che diviene vittima del gorilla "vendicatore" (il quale, volendo accoppiarsi con una femmina della sua specie, invece scambia il giudice per una scimmia e si accoppia con la forza con lui), fu boicottato dalla radio di Stato per molti anni.

(FR)

«Car le juge, au moment suprême, / Criait : "Maman !", pleurait beaucoup,
Comme l'homme auquel, le jour même, / Il avait fait trancher le cou. / Gare au gorille!»

(IT)

«Poiché il giudice al momento supremo, / urlava: "Mamma!", piangendo a dirotto
come l'uomo a cui lo stesso giorno, / aveva fatto tagliare il collo. / Attenti al gorilla!»

La canzone, censurata in ogni modo, è molto nota, fuori dalla Francia, anche nella versione italiana che ne fece Fabrizio De André circa vent'anni dopo.

In questo periodo, Brassens conobbe Joha Heiman (che lui chiamava Püpchen, in tedesco "bambola"), la donna d'origine estone che sarebbe diventata la compagna di una vita; i due non vissero mai assieme e non ebbero figli, ciononostante restarono uniti fino all'ultimo giorno di vita del cantautore. Fu a lei che dedicò La non-demande en mariage ("La non domanda di matrimonio").

Gli inizi come interprete

Gli anni Cinquanta videro Brassens impegnato in una lunga ed ostinata gavetta nei cabaret parigini; Jacques Grello, un celebre chansonnier, lo sentì cantare ed, entusiasta, lo invitò ad esibirsi nel suo cabaret, il Caveau de la République, e in altri locali in voga, come il Lapin agile a Montmartre e la Villa d'Este; il pubblico, però, non condivideva il giudizio di Grello, e i primi concerti furono dei veri e propri fiaschi.

Brassens con uno dei suoi cani

All'inizio del 1952, alcuni amici lo convinsero a partecipare ad un provino nel celeberrimo cabaret di Montmartre, Chez Patachou; la proprietaria, la stessa Patachou, rimase estasiata e volle cantare i suoi brani nel proprio locale, facendolo così conoscere al grande pubblico; fu sempre lei a convincere Brassens, che si vedeva soltanto nei panni del compositore, ad interpretare lui stesso le sue canzoni. Fu l'inizio del successo.

Gli anni del successo

Brassens in concerto nel 1964

Brassens cominciò ad esibirsi in numerosi locali parigini e a raccogliere un certo successo presso il pubblico e i critici, malgrado alcuni suoi testi suscitassero scalpore e scandalo. La consacrazione arrivò quando Patachou lo presentò a Jacques Canetti, direttore artistico della casa discografica Polydor e proprietario del cabaret Les Trois Baudets; grazie all'impegno di Canetti, Brassens poté, dopo una tournée estiva, registrare il suo primo album, La mauvaise réputation, che ottenne un grande successo.

Nel 1953, il 16 ottobre Brassens debuttò al prestigioso music-hall parigino dell'Olympia; proponeva, oltre ai suoi testi, brani ripresi da poeti celebri come François Villon (Ballade des dames du temps jadis), Victor Hugo (Gastibelza), Paul Fort (Le petit cheval); il 1953 fu anche l'anno di pubblicazione del romanzo La tour des miracles. Nel 1954, oltre a ricevere il Gran Premio del Disco dell'Accademia Charles Cros, pubblicò il suo secondo album, Les amoureux des bancs publics, a cui fece seguito, l'anno seguente, Chanson pour l'Auvergnat.

Negli anni successivi, spinto da Jacques Canetti, fu più volte in tournée in Europa e in Africa del Nord; si dedicò a recital e, anche se per una volta soltanto, al cinema: nel 1956, interpretò un ruolo quasi autobiografico nel film Quartiere dei Lillà di René Clair. Con i primi guadagni ottenuti, Brassens comprò la casa dell'Impasse Florimont, dove viveva con Jeanne e Marcel. Nel 1957, assieme a Pierre Onteniente, creò le Editions Musicales 57 e pubblicò Je me suis fait tout petit, mentre continuava a dividersi tra l'Olympia, l'Alhambra e Bobino.

Sin dalla fine della guerra Brassens aveva sofferto di coliche nefritiche e di calcoli renali che gli impedirono, talvolta, di portare a termine i suoi spettacoli; pur rallentato dalle sue condizioni di salute, non mancò mai all'appuntamento e continuò a pubblicare dischi a cadenza regolare: del 1958 è Le Pornographe, mentre Le Mécréant e Les trompettes de la renommée uscirono rispettivamente nel 1960 e nel 1961. Nel 1964, Brassens fece nuovamente capolino al cinema: la sua canzone Les copains d'abord (pubblicata lo stesso anno nell'album omonimo) rientrò nella colonna sonora del film Les Copains di Yves Robert.

Nel 1966, oltre a lasciare definitivamente l'abitazione condivisa con Jeanne e Marcel per stabilirsi poco lontano, nel XV arrondissement, Brassens pubblicò l'album Supplique pour être enterré à la plage de Sète; la canzone che dà il titolo al disco diverrà il suo testamento messo in musica. Nel 1967 ricevette il Premio di poesia dell'Académie française. Ormai famoso e senza problemi economici, dichiarò: «Ora ho sei case, due macchine, quattro letti, cinque gabinetti e un culo soltanto».

Il ribelle anticonformista (FR)

«C'était l'oncle Martin, c'était l'oncle Gaston / L'un aimait les Tommies, l'autre aimait les Teutons
Chacun, pour ses amis, tous les deux ils sont morts / Moi, qui n'aimais personne, eh bien! je vis encor.»

(IT)

«C'era lo zio Martino e c'era lo zio Gastone / a uno piacevano i Tommies, all'altro piacevano i Crucchi
Sono morti entrambi, ognuno per i suoi amici. / Io, invece, che non prediligevo nessuno, sono ancora vivo.»

L'anno seguente, all'epoca degli avvenimenti politico-sociali del '68, Brassens venne colpito da nuovi problemi renali: si trovava in un letto d'ospedale, dopo un'operazione di asportazione di calcoli, ma, ciononostante, appoggiò, anche se non direttamente, la causa dei rivoluzionari. Poco prima della sua morte, qualcuno gli chiese che cosa facesse durante le giornate del maggio '68, perché non si fosse schierato pubblicamente; la sua risposta ("Soffrivo di coliche nefritiche") venne interpretata come un'irriverenza tra le tante, ma rispecchiava la realtà; Brassens, senza che nessuno lo sapesse, affrontava la sua malattia in silenzio

Ritratto di Brassens scolpito su una targa commemorativa, nei pressi della casa dell'Impasse Florimond Brassens nel 1966

Accusato di qualunquismo, disimpegno e addirittura "revisionismo storico" (già era stato nel mirino per il pezzo La tondue, in cui Brassens prende le difese di una ragazza rasata a zero dai partigiani poiché accusata di collaborazionismo per aver avuto una relazione sentimentale con un soldato tedesco coetaneo), per la sua canzone antimilitarista e dal tono anarco-individualista Les deux oncles - che parla di due immaginari zii del narratore, uno simpatizzante dei britannici, l'altro dei tedeschi, ed entrambi morti nella seconda guerra mondiale, mentre il protagonista invece non si schiera e sopravvive (ma nella canzone ci sono anche critiche e sarcasmi contro il militarismo del filo-nazista Philippe Pétain) - risponde con l'ironica Mourir por des ideés ("Morire per delle idee"), in cui conferma uno scomodo anarchismo "duro e puro", che non intende schierarsi a priori con una parte politica militante, né aderire a concetti astratti ("moriamo per delle idee, va bene, ma di morte lenta", intendendo "di vecchiaia" o dopo "parecchi anni", perché le idee presto diventano "fuori moda", è la conclusione emblematica del ritornello); il cantautore fu tacciato quindi di voler equiparare storicamente i cittadini francesi antinazisti e i collaborazionisti, dichiarandosi implicitamente neutrale rispetto alle idee dei due zii protagonisti..

Nello stesso anno, il 24 ottobre, l'amica Jeanne morì, all'età di settantasette anni. Nel gennaio del 1969, su iniziativa della rivista Rock et Folk e della radio RTL, Brassens partecipò ad un'intervista che divenne un evento storico, in compagnia di Léo Ferré e Jacques Brel, altri due pilastri della canzone d'autore francese; nello stesso anno, oltre a continuare le esibizioni a Bobino, pubblicò La Religieuse, il suo decimo disco. Negli ultimi anni, i problemi di salute l'avevano fatto invecchiare prematuramente: dopo aver acquistato una casa a Lézardrieux, in Bretagna (regione che amava al punto da studiare la lingua bretone), nel 1973 disse addio alle scene, con un'ultima tournée in Francia e in Belgio e pubblicando il suo penultimo disco, Fernande.

Due anni dopo, nel 1975, Brassens ricevette il Gran premio della città di Parigi; nel 1977, in seguito all'uscita del suo ultimo lavoro, Don Juan, salì un'ultima volta sul palco di Bobino; fu il suo ultimo concerto. Nel 1979 accettò la proposta del musicista Moustache, suo vecchio amico, di partecipare alla registrazione di un album in cui i suoi titoli più celebri venivano ripresi in versione jazz. Alla fine dell'anno ricevette il Gran Premio del disco dalle mani del sindaco di Parigi, Jacques Chirac.

L'epilogo

(FR)

«Déférence gardée envers Paul Valéry, / Moi, l'humble troubadour, sur lui je renchéris,
Le bon maître me le pardonne, / Et qu'au moins, si ses vers valent mieux que les miens,
Mon cimetière soit plus marin que le sien, / Et n'en déplaise aux autochtones.»

(IT)

«Resi i dovuti onori a Paul Valéry, / io, umile trovatore, rincaro la dose,
il buon maestro me lo perdoni. / Ma almeno, se i suoi versi valgono più dei miei,
che il mio cimitero sia più marino del suo, / e non me ne vogliano gli autoctoni.»

Affetto da un cancro intestinale, nel novembre del 1980, Brassens si sottopose all'ennesima operazione. Dopo aver passato l'estate del 1981 nella sua casa in Bretagna, progettando di ritornare a esibirsi al Bobino alla fine dell'anno, trovò ricovero presso il suo amico e medico Maurice Bousquet, a Saint-Gély-du-Fesc, vicino a Montpellier. È lì che, alle 23.15 del 29 ottobre 1981, Georges Brassens morì all'età di sessant'anni.

Tomba della famiglia Brassens-Dagrosa, cimitero du Py a Sète: vi sono sepolti Georges Brassens, la compagna Joha Heiman, la sorella e il cognato del cantante.

Tutta la Francia (compreso il presidente Mitterrand), a dispetto dei funerali modesti e della sua riservatezza, gli rese pubblici omaggi, dichiarandolo "poeta" e accostandolo alla corrente letteraria dell'esistenzialismo, anche se lui preferiva essere chiamato semplicemente "cantautore" o "artigiano di canzoni":

«La poesia e la canzone sono la stessa cosa, ma non si può cantare carmi troppo alati; la canzone è per tutti: una poesia alla portata di tutte le borse.»

Fu inumato a Sète, nel cimitero Le Py, soprannominato il cimitero dei poveri, per distinguerlo dal cimitero marino della cittadina, in cui giace il poeta Paul Valéry, e che sovrasta il paese.

«Qui giace una foglia morta / Qui finisce il Testamento / È scritto sopra la mia porta / Chiuso per sepoltura / Abbandono la vita senza rancore / Non avrò più il mal di denti / Eccomi nella fossa comune / La fossa comune del tempo.»

In questo modo, la sua volontà, espressa nella canzone-testamento Supplique pour être enterré à la plage de Sète, di essere sepolto nella spiaggia del suo villaggio natale fu quasi rispettata, in quanto il cimitero basso è ancora più vicino al mare di quello denominato "marino". Nel 1984, venne dedicato all'artista il nome di un asteroide.

Omaggi e riconoscimenti

Georges Brassens (a destra) con Nanni Svampa

Discografia parziale

Album

Raccolte

EP

Singoli

Traduzioni e adattamenti

Questa voce o sezione sull'argomento cantanti francesi non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.

Le canzoni di Brassens sono state interpretate da numerosi cantanti francesi e, nonostante la difficoltà di rendere la lingua utilizzata da Brassens, sono state tradotte in varie lingue. In Italia, Nanni Svampa ha tradotto molte canzoni di Brassens sia in dialetto milanese sia in italiano. Anche Gipo Farassino ne reinterpretò alcune in piemontese.

Fabrizio De André ha trasposto molti testi di Brassens in italiano

Ha dedicato quattro album interamente a Brassens: "Nanni Svampa canta Brassens" (1964, 1971), "Cantabrassens" in Cabaret italiano (1977), "W Brassens" (1999), "Donne, gorilla, fantasmi e lillà - Omaggio italiano a George Brassens" (2004).

Moltissimi cantautori si sono ispirati a Brassens: in Italia, Fabrizio De André lo considerava un maestro, tanto che alcune delle sue più famose canzoni (Il gorilla, Morire per delle idee, Le passanti, Delitto di paese, Marcia nuziale, Nell'acqua della chiara fontana, La morte) non sono altro che delle traduzioni e degli adattamenti delle canzoni di Brassens; lo stesso cantautore francese, che conosceva un po' di italiano grazie anche alle origini materne, ebbe occasione di vedere le traduzioni delle sue canzoni e le giudicò eccellenti, assieme a quelle di Nanni Svampa, che però a quel tempo traduceva i suoi testi prevalentemente in dialetto milanese.

Tuttavia De André e Brassens non si conobbero mai di persona: il cantautore genovese era al corrente del difficile carattere di Brassens e temeva di andare incontro ad una delusione incontrando quello che per tanti anni era stato il suo modello assoluto. Altri cantautori italiani che hanno tradotto diverse canzoni di Georges Brassens sono Beppe Chierici, che, come Svampa, al repertorio dello chansonnier dedicò interi album e spettacoli, e Gianni Stefani, che le ha tradotte in veneto alto-vicentino. Giorgio Ferigo coi Povolar Ensemble ha realizzato un CD di canzoni di Brassens in versione friulana (lingua carnica) dal titolo Jerbata. Inoltre un cantautore spagnolo, Paco Ibáñez, tradusse in lingua castigliana molte delle sue canzoni, alcune delle quali vennero interpretate dallo stesso Brassens, come per esempio "La mala reputación". Altri brani di Brassens sono stati tradotti e cantati in italiano da Paolo Capodacqua.

Più artisti hanno rieseguito le canzoni di Brassens in un album intitolato Les oiseaux de passage (come il titolo di una sua canzone). A quest'album hanno partecipato artisti come Bénabar, Yann Tiersen, Tarmac. Nel 2008 il gruppo rock-folk toscano "Bandabardò" pubblica all'interno dell album "Ottavio" la canzone "La mauvaise réputation".

Il cabarettista Alberto Patrucco, noto al grande pubblico per la partecipazione a Zelig e Colorado Cafè, ha tradotto ed interpretato le canzoni di Brassens in due album interamente dedicati all'autore: "Chi non la pensa come noi" (2008) e "Segni (e) particolari" (2014), quest'ultimo insieme ad Andrea Mirò e con la partecipazione di Ale e Franz, Eugenio Finardi, Ricky Gianco, Enzo Iacchetti, Enrico Ruggeri.

Le canzoni tradotte in Italia

Qui di seguito sono riportati i titoli di alcune sue canzoni, con a fianco i corrispondenti titoli delle traduzioni e relativi autori e interpreti.

Titolo originale Titolo della traduzione (autori e/o interpreti)
Brave Margot Brava Margot (Beppe Chierici)
Ghita (Giorgio Ferigo)
La Rita de l'Ortiga (Nanni Svampa)
Chanson pour l'auvergnat Canzone per gente anonima (Beppe Chierici)
Canzon per el rotamatt (Nanni Svampa)
Dans l'eau de la claire fontaine Nell'acqua della chiara fontana (Fabrizio De André)
Nell'acqua di una chiara fontana (Beppe Chierici)
Fernande Palmira (Beppe Chierici)
Quand pensi a la Cesira (Nanni Svampa)
Hécatombe Ecatombe (Beppe Chierici)
Al mercà de Porta Romana (Nanni Svampa)
Il suffit de passer le pont Quando passo il ponte con te (Daniele Pace, Gigliola Cinquetti)
Je suis un voyou Mi sont on malnatt (Nanni Svampa)
J'ai rendez-vous avec vous Appuntamento con te (Beppe Chierici)
Doman te porti a ballà (Nanni Svampa)
L'assassinat Delitto di paese (Fabrizio De André)
I assassit (Nanni Svampa)
La complainte des filles de joie Canzone per le ragazze di vita (Beppe Chierici)
Donne di piacere (Nanni Svampa)
La femme d'Hector La moglie di Totò (Beppe Chierici)
La fille à cent sous La ragazza da cinque lire (Beppe Chierici)
La donna de cent cinquanta franc (Nanni Svampa)
La légende de la nonne (testo di Victor Hugo) La leggenda della suora (Giuseppe Setaro)
La marche nuptiale Marcia nuziale (Fabrizio De André, Gino Paoli)
El sposalizzi (Nanni Svampa)
La marine (testo di Paul Fort) Amori marinai (Alessio Lega)
La mauvaise herbe L'erba matta (Nanni Svampa)
La mauvaise réputation La cattiva reputazione (Beppe Chierici, Alberto Patrucco)
El disgrazià (Nanni Svampa)
Jerbata (Giorgio Ferigo)
La mauvaise réputation Bandabardò
La non-demande en mariage La non domanda di matrimonio (Beppe Chierici, Nanni Svampa, Alberto Patrucco)
La prière (testo di Francis Jammes) Madonna varda giò (Nanni Svampa)
La rose, la bouteille et la poignée de mains La rosa, la bottiglia e la stretta di mano (Beppe Chierici)
La rosa, il fiasco e la stretta di mano (Alberto Patrucco)
La traîtresse La mia ganza (Nanni Svampa)
Le gorille Il gorilla (Fabrizio De André)
El gorilla (Nanni Svampa)
Ocjo al gorila (Giorgio Ferigo)
Le mauvais sujet repenti Il cattivo soggetto pentito (Beppe Chierici)
El rochetè (Nanni Svampa)
Le mécréant Il miscredente (Nanni Svampa)
Ël miscredent (Fausto Amodei)
Ël miscredent (Gipo Farassino)
Le nombril des femmes d'agents L'ombelico della moglie di un agente (Beppe Chierici)
El bamborin de la miée d'on ghisa (Nanni Svampa)
Le parapluie Il parapioggia (Beppe Chierici)
L'ombrella (Nanni Svampa)
Le Père Noël et la petite fille Leggenda di Natale (Fabrizio De André, con nuovo testo vagamente ispirato a quello di Brassens e nuova musica)
Le temps ne fait rien à l'affaire Chi è stronzo, resta così (Beppe Chierici)
Se l'è on cojon, l'è on cojon (Nanni Svampa)
Se ti t-ses cojon, ses cojon (Gipo Farassino)
Le testament Testamento (Beppe Chierici)
El testament (Nanni Svampa)
Il testamento (Alberto Patrucco)
Le verger du roi Louis (testo di Théodore de Banville) La morte (Fabrizio De André, con nuovo testo scritto da lui, estraneo all'originale)
Le vin Il vino (Giuseppe Setaro)
Les amoureux des bancs publics I panchett (Nanni Svampa)
Les copains d'abord Gli amici miei (Beppe Chierici)
I compagni miei (Giuseppe Setaro)
Les lilas I lillà (Beppe Chierici)
Les passantes (testo di Antoine Pol) Le passanti (Fabrizio De André)
Les sabots d'Hélène Gli zoccoli di Lena (Beppe Chierici)
Les trompettes de la renommée Le trombe della celebrità (Beppe Chierici)
Tromboni de la pubblicità (Nanni Svampa)
Trompëtte dla selebrità (Gipo Farassino)
L'épave Il relitto (Beppe Chierici)
L'orage L'uragano (Beppe Chierici)
El temporal (Nanni Svampa)
L'orage (L'Orage)
La Fessée Lo Sculaccione (Fausto Amodei)
Marinette Marinetta (Beppe Chierici, Claudio Baglioni)
La Ginetta (Nanni Svampa)
Mourir pour des idées Morir per delle idee (Fabrizio De André)
Oncle Archibald Zio Arcibaldo (Beppe Chierici)
Zio Arcibaldo (Giuseppe Setaro)
Barba Miclin (Fausto Amodei e Gipo Farassino)
Pauvre Martin Tristo Martino (Beppe Chierici)
Poer Martin (Nanni Svampa)
Tonton Nestor Barba Lenart (Giorgio Ferigo)
Une jolie fleur Un bel fiore (Beppe Chierici)
L'era on bell fior (Nanni Svampa)

Premi

Brassens non ricercò mai riconoscimenti ufficiali, ottenne però alcuni importanti premi:

Filmografia

Note

  1. ^ Georges Brassens Biographie Universal Musical, su universalmusic.fr. URL consultato il 20 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2013).
  2. ^ a b c «Brassens, Georges», in: Enzo Gentile, Alberto Tronti, Dizionario del Pop-Rock 2014, Zanichelli
  3. ^ Cantautori a Genova, la scuola cantautorale genovese, su Guida Genova. URL consultato il 9 settembre 2020.
  4. ^ Presso i registri dello stato civile del comune di Marsico Nuovo, infatti, è riportato il suo atto di nascita, il 14 aprile del 1891 da Michele e Dolce Maria Augusta Dagrosa
  5. ^ Jean-Claude Barreau, Tous les Dieux ne sont pas égaux, JC Lattès, 2001; capitolo I Le vécu de l'homme, «Sur le marché des religions»
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w Georges Brassens, Encyclopedie Larousse
  7. ^ Hécatombe - Antiwarsongs
  8. ^ Il gorilla - antiwarsongs
  9. ^ La grafia tedesca esatta è Püppchen, anche se sulla tomba è riportata la forma usata da Brassens, con una sola "p"
  10. ^ .La strana coppia Mirò-Patrucco canta il Brassens più anarchico
  11. ^ Le canzoni di Brassens e l'allarme revisionismo
  12. ^ Les deux oncles - antiwarsongs
  13. ^ «Esistenzialismo», Dizionario di storia moderna e contemporanea, su pbmstoria.it. URL consultato il 19 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  14. ^ a b Nanni Svampa, W Brassens, Lampi di stampa, 2006, pag. 35-36

Bibliografia

In italiano

A fumetti

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Collegamenti esterni

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