Nell'articolo Bioequivalenza affronteremo un argomento rilevante che ha suscitato grande interesse nella società contemporanea. Con un approccio multidisciplinare studieremo diversi aspetti legati a Bioequivalenza, analizzandone l’impatto in diversi ambiti. In questa direzione esploreremo le varie prospettive che esistono attorno a Bioequivalenza, fornendo nuove riflessioni e arricchendo il dibattito attorno a questo argomento. Inoltre, ci concentreremo sugli aspetti storici, culturali, sociali e scientifici, con l'obiettivo di offrire una visione completa su Bioequivalenza e sulla sua rilevanza oggi.
La bioequivalenza è la caratteristica che consente, a una formulazione farmaceutica generica, di rilasciare con stessa modalità, frequenza e concentrazione lo stesso principio attivo del "farmaco di marca".
In farmacologia, due farmaci si dicono bioequivalenti se hanno la stessa biodisponibilità. La biodisponibilità è la velocità e quantità alle quali un principio attivo o la sua porzione terapeutica vengono assorbiti da una forma farmaceutica e diventano disponibili al sito d'azione.
La biodisponibilità è rilevata in fase clinica, per l'autorizzazione e immissione sul mercato di un farmaco, che sarà soggetto a brevetto: si eseguono su una popolazione di potenziali candidati campionamenti del plasma sanguigno e delle urine a determinati intervalli di tempo, per calcolare la velocità di assorbimento e la velocità di eliminazione del farmaco.
Se la velocità di assorbimento è troppo lenta, la concentrazione di principio attivo nel sangue può non raggiungere mai la concentrazione minima efficace, per cui il farmaco non ha effetto. Se è troppo alta, è più probabile superare oltre alla concentrazione massima efficace, anche la più alta soglia di sicurezza con possibili effetti avversi.
Altro tipo di analisi è la valutazione di efficacia del farmaco, su studi osservazionali oppure su studi randomizzati (RCT):