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L'anello vescovile, chiamato anche anello pastorale o anello episcopale, è uno delle quattro insegne episcopali[1] dei vescovicattolici[2]. L'anello episcopale indossato dal papa, invece, è chiamato anello del pescatore.
L'anello episcopale è un cerchio di metallo, portato dal vescovo sempre all'anulare destro.[3][4]
Nell'antica Roma, fin dai tempi della repubblica, i sacerdoti di alto rango o i membri del senato indossavano anelli prima di ferro, poi d'oro, ed era usanza che coloro che si rivolgevano ad essi baciassero gli anelli in segno di rispetto e sottomissione; questa usanza sarebbe poi passata ai monarchi e, successivamente in epoca medievale, agli esponenti del cattolicesimo.[5][6][7] L'uso degli anelli in ambito cristiano, però, si evidenzia già in età paleocristiana, dato che nelle catacombe sono stati rinvenuti anelli decorati con incisioni simboliche.[6]
Con il passare del tempo, gli anelli assunsero maggiore sontuosità: essi infatti erano dorati[8] e recavano sulla sommità pietre preziose, a volte arricchite con brillanti; il tipo di pietra era espressione del grado gerarchico di chi lo portava al dito: lo zaffiro o il rubino decoravano gli anelli dei cardinali,[9] il topazio giallo quelli degli arcivescovi[10] e l'ametista quelli dei vescovi.[6][11]
Oggigiorno l'anello vescovile può anche essere realizzato con materiali più umili,[12] e non sempre è ornato con pietre preziose o brillanti; solitamente è decorato con incisioni e fregi che rappresentano simboli religiosi.[5]
Significato
L'anello è per il vescovo segno di fedeltà e di unione sponsale con la Chiesa universale, oltre che con la propria diocesi, qualora egli non fosse un vescovo titolare;[3][13][14] l'anello è, dunque, la manifestazione dell'obbedienza, della fedeltà e della disponibilità al servizio che il vescovo ha nei riguardi della Chiesa.[15] Inoltre, l'anello è simbolo del potere che il vescovo esercita sui fedeli a lui affidati,[16] che deve guidare e custodire, oltre che sul suo presbiterio.[3] Per questo motivo, fino a poco tempo fa, era consuetudine riverirsi e baciare l'anello del vescovo come segno di saluto, o concludere le lettere indirizzate a lui con l'espressione mi inchino al bacio del sacro anello.[3] Infine, la forma circolare dell'anello rimanda al concetto di eternità, dato che, per la sua geometria, non ha né inizio né fine.[3]
Consegna dell'anello ed eccezioni
Il vescovo porta l'anello in qualsiasi celebrazione liturgica e in ogni momento della giornata[13], tranne nell'azione liturgica della passione del Signore[17]; egli lo riceve per la prima volta durante il rito di ordinazione episcopale.[5][18] Nel corso di tale rito, difatti, il vescovo ordinante principale mette l'anello al dito anulare della mano destra all'ordinato dicendo[19]:
Come è stato riportato precedentemente, l'anello episcopale è indossato anche dai cardinali, i quali, dopo essere stati nominati dal papa, ricevono da lui un anello che esprime maggiore legame con il romano pontefice e la Chiesa, il cosiddetto anello cardinalizio, in occasione del concistoro per la creazione di nuovi cardinali. Durante tale cerimonia, il papa mette l'anello al dito anulare della mano destra al neocardinale pronunciando queste parole[20]:
(latino) «Accipe anulum de manu Petri et noveris dilectione Principis Apostolorum dilectionem tuam erga Ecclesiam roborari.»
(italiano) «Ricevi l'anello dalla mano di Pietro e sappi che con l'amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa.»
Anello vescovile, risalente al XIII secolo e conservato presso il Walters Art Museum, in oro con un'unica pietra, in questo caso malachite. L'oro è decorato con aquile traforate, teste di animali ed elementi floreali
Anello episcopale in argento recante le prime due lettere della parola greca χριστός (Christós, ovvero Cristo): chi e rho
Anello episcopale in argento recante la figura di un pescatore
Note
^L'insegna è un oggetto, un paramento o un distintivo che costituisce l'emblema, il simbolo, l'attributo caratteristico di una dignità, di un'autorità, dell'ufficio esercitato da una persona (cfr. inségna, in Treccani e insegna, in Dizionario di italiano del Corriere della Sera); le insegne episcopali, dunque, caratterizzano il vescovo ed egli le insossa perché gli sono proprie. Inoltre esse delineano la sua autorità e dignità in quanto successore degli apostoli e aiutano a comprendere il suo ruolo di pastore e guida. Nel caso specifico le quattro insegne episcopali della Chiesa cattolica sono, oltre l'anello episcopale, la croce pettorale, la mitra e il pastorale (cfr. Cerimoniale Episcoporum, n. 57).
^Per "vescovi cattolici" si intendono tutti coloro che hanno ricevuto la consacrazione episcopale, siano essi vescovi, arcivescovi o cardinali.
^Il IV Concilio di Toledo decretò che al momento dell'ordinazione episcopale il vescovo avrebbe ricevuto, oltre alla stola e al pastorale, anche l'anello, emblema della dignità di pastore, che avrebbe portato sempre all'anulare destro. Tale decisione rimane vigente ancor oggi.
^La Scienze e la fede, pag. 76; volumi 37-38, Manfredi, anno 1859
^Lo zaffiro e il rubino negli anelli cardinalizi simboleggiano divinità, dignità, alleanza con la Chiesa, e virtù come amore, gioia, forza, e protezione spirituale.
^Il topazio negli anelli arcivescovili simboleggia sacralità biblica, rappresentando le tribù d'Israele, gli angeli custodi e la porta del Paradiso nell'antica tradizione.
^L'ametista nell'anello dei vescovi rappresenta la purezza spirituale, simbolizza la penitenza e la Passione di Cristo.
^Annali Aretini, XI, pag. 183; Fraternita dei laici di Arezzo, ed. All'Insegna del Giglio, anno 2004
^Storia ecclesiastica ad uso della gioventù utile ad ogni grado di persone, pagina 466; Giovanni Bosco, tip. dell'oratorio di S. Franc. di Sales, anno 1872
^Gli amministratori apostolici costituiti provvisoriamente, i vicari apostolici e i prefetti apostolici senza dignità episcopale possono usare le insegne pontificali, tranne il pastorale e la cattedra (cfr. Pontificalia insignia, n. 2)