A quo

Nel mondo di oggi, A quo è diventato un argomento di interesse generale per molte persone. Dal suo impatto sulla società alla sua rilevanza nella vita quotidiana, A quo ha catturato l'attenzione di individui di ogni età e provenienza. Che sia per la sua influenza sulla cultura popolare, per la sua importanza nella storia o per la sua rilevanza in campo scientifico, A quo è un argomento che ci invita a riflettere ed esplorare in profondità. In questo articolo esploreremo diversi aspetti legati a A quo, analizzandone il significato, il suo impatto e la sua evoluzione nel tempo.

A quo è una locuzione latina che, tradotta in senso letterale, indica il termine (o il soggetto) a partire dal quale comincia qualcosa.

Diritto

  • Giudice - Tale locuzione può essere utilizzata, in ambito giuridico, per indicare il giudice di grado inferiore (o, per meglio intendere: di partenza) in una determinata vicenda processuale (ad es.: ove un giudice sollevi questione di legittimità Costituzionale di una norma, rivolgendosi alla Consulta, esso diventa, in relazione all'autorità adita, "giudice a quo"; se sono più di uno, si parla di "giudici a quibus").[1] In ambito giuridico, il "giudice a quo" sta in stretta relazione con il "giudice ad quem" (nell'esempio citato la Corte Costituzionale sarà, di conseguenza, "giudice ad quem" della questione sollevata dal "giudice a quo").
  • Termini temporali - La locuzione in questione è adoperata dai giuristi anche in relazione al decorrere del tempo. Ai fini delle decadenze e delle prescrizioni previste dalla legge è, infatti, necessario conteggiare con precisione il passare dei giorni al fine di esperire le diverse azioni legali. Per individuare tali "termini" bisogna aver riguardo, per l'appunto, del cosiddetto "dies a quo" (giorno iniziale) e del cosiddetto "dies ad quem" (giorno finale).

Note

  1. ^ Sentenza n. 1030 del 1988, su www.giurcost.org. URL consultato il 21 giugno 2022.